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Bossetti resta in carcere: per i giudici sta bene, è ingrassato e non c’è rischio suicidio

I giudici hanno respinto la richiesta dei domiciliari per l’uomo accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio: “Unici problemi si Bossetti sono una faringite, la lombalgia e i problemi connessi all’ernia inguinale”.
A cura di Antonio Palma
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Massimo Bossetti, il muratore bergamasco arrestato nel giugno dell'anno scorso con l'accusa di essere l'assassino della tredicenne Yara Gambirasio, resta in carcere in attesa della sentenza del processo di primo grado a suo carico. Lo hanno stabilito i giudici della Corte d'assise di Bergamo rigettando la richiesta dei legami dell'uomo che chiedevano la concessione dei domiciliari e il trasferimento dell'imputato dal carcere ad una comunità del posto. Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini avevano parlato di una presunta depressione di Bossetti che si era manifestata anche con gesti autolesionistici tra cui il presunto tentativo di suicidio. La difesa in particolare aveva spiegato che la condizione psicologica di Bossetti era peggiorata notevolmente dopo l'ultima udienza del processo a suo carico quando erano stati citati due uomini che avrebbero avuto una relazione con sua moglie. Per i giudici però Massimo Bossetti sta bene, non mostra alcun particolare problema né fisico né psichico e quindi deve rimanere in cella.

Per i giudici infatti l'imputato è "in buone condizioni generali ed è per nulla incline a gesti anticonservativi". Per la Corte, dunque l'incompatibilità con il regime carcerario "è esclusa da costante monitoraggio dello stato psichico del detenuto che dovrà essere mantenuto e se necessario intensificato". Non solo, nel valutare lo stato di salute di Bossetti, i giudici sottolineano che il muratore di Mapello aveva perso qualche chilo dopo l'arresto, ma attualmente ne pesa due in più rispetto all'arrivo in cella. Secondo la Corte, gli unici problemi sono "qualche episodio di faringite, lombalgia e problemi connessi all'ernia inguinale, per cui è stato recentemente operato". A differenza di quelli di parte presentati dalla difesa, i referti di psicologo e psichiatra del carcere non hanno "mai segnalato problematiche tali anche solo da far sospettare un problema di compatibilità" proseguono i giudici , sottolineando che il direttore del carcere e il comandante della polizia penitenziaria hanno escluso categoricamente ogni tentativo di suicidio.

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