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Bologna: ricorso al Tar dei professori contro la benedizione di Pasqua

Guerra di religioni all’Istituto Comprensivo 20 di Bologna. Insegnanti e genitori laici convinti non si sono arresi nonostante l’ok del Consiglio d’istituto, che aveva voluto venire loro incontro, celebrando il rito fuori orario.
A cura di Biagio Chiariello
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No alla benedizione pasquale a scuola. A Bologna è esploso una singolare battaglia (legale) religiosa. Undici insegnanti e sette genitori delle scuole dell’Istituto comprensivo 20, insieme al Comitato "Scuola e Costituzione", hanno presentato un ricorso al Tar per chiedere di sospendere la delibera, dello scorso 9 febbraio, con cui il Consiglio di istituto autorizza le benedizioni pasquali del personale, dei genitori e degli alunni, richieste dai parroci a cui tre plessi (Carducci, Rolandino e Fortuzzi) fanno riferimento.

Laici contro credenti a Bologna

La proposta di portare l'acqua santa e benedire le classi in occasione delle festività di Pasqua era arrivata in consiglio d'istituto su suggerimento di tre sacerdoti, con il supporto di Giovanni Prodi, nipote di Romano, che in uno di quegli istituti ha quattro figli, e di Daniela Turci, dirigente scolastico dell'istituto e consigliera comunale Pd di area cattolica. Il consiglio d'istituto aveva votato a favore della proposta: 13 si su 15. Ma i due contrari non si sono arresi: hanno contestato il fatto che l'argomento non era stato messo all'ordine del giorno. Così l'argomento è tornato in consiglio come punto all'ordine del giorno e con una serie di modifiche: la benedizione sarebbe dovuta avvenire in orario extrascolastico, coi bambini ccompagnati dai familiari. Ma ai laicisti non andava bene neanche così. Hanno dunque annunciato il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, suscitando tra l'altro le critiche della Curia, domenica scorsa con un intervento su Bologna Sette, inserto domenicale bolognese di Avvenire.

Il ricorso dei laici contro le benedizioni

A motivare il ricorso, il fatto che le benedizioni “non costituiscono attività didattica o culturale e dunque non sono classificabili tra le attività scolastiche e neppure extrascolastiche”, e che “non ha importanza che la celebrazione sia non obbligatoria prevista al di fuori dell'orario scolastico perché la partecipazione o meno a un atto di culto dentro i locali della scuola discrimina i componenti della comunità scolastica in merito alla partecipazione ad un'attività da questa deliberata in base alle proprie idee religiose”. Inoltre, spiegano, principio di laicità e aconfessionalità dello Stato “comportano la neutralità degli spazi pubblici”. A supportarli anche la sezione bolognese dell'Uaar, l'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, che dichiara: "La scuola pubblica deve essere laica e inclusiva. Gli atti di culto possono trovare spazio nei tanti luoghi di culto della città"

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