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Attentato Manchester, il racconto del paramedico Paddy Ennis: “Ecco come ho deciso chi aiutare”

Anche la regina Elisabetta ha voluto incontrare Paddy Ennis, 38enne paramedico del North West Ambulance Service, il primo a giungere alla Manchester Arena il 22 maggio scorso: “Sentivo urla provenire da ogni direzione, ma mi sono detto di aiutare chi non si muoveva ma respirava ancora”.
A cura di Ida Artiaco
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Paddy Ennis, 38 anni, nuovo eroe di Manchester (Facebook).
Paddy Ennis, 38 anni, nuovo eroe di Manchester (Facebook).

È stato il primo ad arrivare alla Manchester Arena la sera del 22 maggio scorso, quando Salman Abedi si è fatto esplodere al termine del concerto della popstar Ariana Grande facendo 22 morti accertati e quasi 120 feriti, in gran parte bambini e adolescenti. Paddy Ennis, paramedico di 38 anni, non avrebbe mai potuto immaginare che pochi giorni più tardi sarebbe stato incoronato come uno degli eroi dell'ennesima strage di innocenti per mano del terrorismo islamico. A quasi una settimana di distanza dall'attentato, è riuscito a raccontare ai media britannici gli attimi immediatamente successivi alla deflagrazione e come abbia tentato l'impossibile per riuscire a salvare quante più vite.

"Quando sono entrato nell'Arena – ha detto in una intervista esclusiva al Daily Mail – sentivo urla provenire da tutte le direzioni. Poi ho visto tutte quelle persone ferite, accasciate a terra e morenti. È stato molto meggio di quello che avrei mai potuto immaginare". Nessun addestramento avrebbe mai potuto prepararlo per quel terribile spettacolo che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Ma, mettendo da parte il suo istinto, ha dovuto ignorare le richieste di aiuto di molti ragazzi perché, per quanto potessero essere feriti, le loro vie aeree erano libere e riuscivano a respirare senza problemi. "Erano quelli tranquilli, che non si agitavano, la mia priorità, mentre molti altri erano già morti", ha continuato il paramedico del North West Ambulance Service, padre di 3 bambini. Paddy, insieme ad altri due colleghi, è stato l'unico ad essere ammesso nella zona dell'attacco kamikaze, per paura che potesse verificarsi di lì a breve un altro evento simile.

"Era una serata molto impegnativa dal punto di vista lavorativo – ha ricordato ancora Paddy -. Arrivavano in continuazione chiamate che necessitavano di una risposta. Poi all'improvviso, l'emergenza. Avevo sentito che c'era stata un'esplosione e sono corso con l'ambulanza all'Arena. Ma più mi avvicinavo a quel luogo, più vedevo persone nel panico, che scappavano e chiedevano aiuto. Ho cercato di preparami mentalmente a quello che avrei visto pochi minuti più tardi, ma senza successo. Così, mi sono fermato nei pressi di Victoria Station e ho cercato di medicare le ferite di almeno una trentina di ragazzi che parlavano di una forte deflagrazione". Ma il peggio doveva ancora venire.

Più si avvicinava alla Manchester Arena più gravi diventavano le ferite delle persone che incontrava sulla sua strada. "La polizia mi ha detto di entrare nel foyer, perché era lì che la situazione era più drammatica – ha continuato -. Ero l'unico paramedico in quel momento, ma sapevo che sarebbero presto arrivati anche i miei colleghi. È a quel punto che è cominciato l'incubo. Per fortuna c'erano anche altre persone che cercavano di aiutarmi. Ho capito solo alla fine che si trattava di gente comune, che con coraggio cercava di fermare il sangue, aprire le vie respiratorie e tranquillizzare chi era ferito. È stato surreale: sono un paramedico preparato per questo tipo di situazione, ma penso che mai nessuno saprebbe come affrontare un evento così drammatico. Ho dovuto scegliere chi aiutare, e mi sono fiondato su quelli che a mala pena respiravano e non si muovevano. Per altri, invece, era già troppo tardi".

Una volta arrivati i suoi colleghi, Paddy ha deciso di contrassegnare i feriti con delle carte di colore diverso, giallo, rosso e verde, per evidenziarne le priorità di trattamento ai medici che aspettavano all'esterno dell'Arena. "Non so dire quanto tempo ci sia voluto per spostare tutte le vittime lontano da quel luogo – ha concluso Paddy, premiato per il suo coraggio anche dalla Regina Elisabetta -, ma ricordo come ci sia stato un silenzio spaventoso in quei minuti interminabili. Non riesco a non pensare a quelle giovani vite spezzate e al fatto che tutto ciò non abbia un senso".

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