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Uno studio rivela cosa aiuta i bimbi e i loro genitori a dormire meglio: “Conta anche il quartiere dove si vive”

Una ricerca dell’Arizona State University ha rivelato che la qualità del sonno dei bambini dipende più dall’ambiente familiare e dalle abitudini quotidiane che da fattori fisici come luce e rumore. Routine stabili, relazioni serene e uso limitato degli schermi prima di dormire migliorano il riposo e il benessere psicofisico.
A cura di Niccolò De Rosa
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Il sonno dei bambini non è solo una pausa tra il giorno e la notte, ma un pilastro fondamentale per lo sviluppo cerebrale, la salute fisica e la gestione delle emozioni. A dimostrarlo è un ampio studio dell’Arizona State University (ASU), che da anni osserva da vicino le abitudini familiari per comprendere i fattori che incidono sulla qualità del riposo. Il progetto, condotto nelle case delle famiglie e non solo in laboratorio, ha prodotto risultati concreti e utilizzabili dai genitori per migliorare il sonno dei figli e anche il proprio.

Un progetto sul campo per studiare il sonno reale

L’indagine nasce nell’ambito dell’Arizona Twin Project, una ricerca a lungo termine dedicata a stress, salute mentale, dolore e sonno nei gemelli residenti nello stato del Grand canyon. Finanziato dal National Institutes of Health, il progetto è guidato dalle psicologhe Kathryn Lemery-Chalfant, Mary Davis e Leah Doane, quest’ultima anche a capo del laboratorio ASU che studia lo stress e le emozioni negli adolescenti.  L’obiettivo è ambizioso: comprendere come il contesto ambientale influisca sul benessere. Per farlo, i ricercatori hanno condotto un’analisi approfondita che ha coinvolto bambini di otto anni e le loro famiglie, monitorando per una settimana intera il sonno, le abitudini e la qualità della vita domestica.

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Non basta una stanza silenziosa per dormire bene

Uno degli aspetti più interessanti emersi riguarda la complessità dei fattori che influenzano il sonno. Se luci e rumori nella camera da letto contano, non sono determinanti quanto altri elementi meno visibili, ma altrettanto nocivi per un riposo ristoratore. La ricerca ha infatti messo in luce che il benessere emotivo in famiglia, la qualità delle relazioni genitori-figli, la presenza di routine regolari, l’autonomia concessa ai bambini e persino il tipo di attività extracurriculari svolte, pesano in modo significativo sulla qualità del sonno.

Per approfondire la questione, gli esperti hanno quindi equipaggiato i bambini con braccialetti per tracciare sonno e movimento, raccogliendo allo stesso tempo dati attraverso questionari giornalieri compilati dai genitori. In questo modo, i ricercatori hanno potuto appurare come un ambiente familiare armonioso e ben organizzato possa aiutare i bambini  non solo a vivere con più serenità la loro quotidianità, ma anche a dormire meglio e più a lungo.

Schermi e sonno: un equilibrio difficile

Un altro dato rilevante riguarda l’uso dei dispositivi elettronici prima di dormire. Durante la settimana dello studio, i bambini hanno usato media digitali prima di andare a letto in media per cinque sere su sette. Chi lo faceva regolarmente tendeva ad andare a letto più tardi e dormire meno. Il dato più allarmante riguarda i bambini con maggiori difficoltà a regolare le emozioni: per loro, 40 minuti di sonno in meno a notte sono stati attribuiti all’uso di schermi nell’ora precedente al sonno. "Al posto di chiedersi come aiutare il bambino a controllare meglio i propri comportamenti" ha spiegato Doane, "i genitori possono iniziare a lavorare su orari più coerenti per il sonno e l’uso dei media".

bambino sonno

Un altro elemento determinate è poi lo stress, il cui legame con il sonno è profondo e bidirezionale. Lo stress, soprattutto se cronico, non solo influisce sulla quantità e qualità del riposo, ma viene a sua volta aggravato da un sonno insufficiente. Il rischio è di entrare in un circolo vizioso che colpisce il rendimento scolastico, il benessere mentale e persino il sistema immunitario. A la tal proposito Doane ha fatto un esempio calzante che coinvolge i ragazzi con cui ha a che fare ogni giorno nei corridoi dell'università: molti studenti, infatti modificano continuamente i loro orari, passando da una lezione alle 10 del mattino a un’altra alle 13 il giorno dopo, come se ogni giorno attraversassero fusi orari diversi. Questo tipo di "jet lag sociale" è estremamente stressante per il corpo. Ecco perché anche nelle famiglie più frenetiche, almeno il momento del sonno dovrebbe essere contraddistinto da una grande regolarità.

Anche il quartiere influenza il riposo

Infine, lo studio ha evidenziato un aspetto meno ovvio ma molto rilevante: la percezione che i genitori hanno del proprio quartiere. La ricercatrice HyeJung Park, analizzando dati per la sua tesi di dottorato, ha scoperto che quando gli adulti percepiscono il loro ambiente come sicuro e accogliente, tendono a instaurare relazioni più positive con i figli — con effetti benefici anche sul sonno dei più piccoli. In questo senso, la comunità e le risorse offerte dal territorio diventano un vero e proprio "bene ambientale" che può sostenere la salute dei bambini.

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