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Perché dare nomi semplici ai bambini è ancora una scelta vincente: “Non siamo obbligati a essere originali”

Dopo un’infanzia segnata da un nome “originale” che la obbligava a spiegarsi di continuo, un’editor australiana ha raccontato perché ha deciso di dare ai propri figli nomi corti e comuni, invitando i genitori a non cedere alla pressione di essere creativi a tutti i costi: “I nomi unici sono belli, ma non bisogna sentirsi in competizione con gli altri”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Scegliere il nome di un figlio sembra un compito facile, ma spesso si trasforma in un esercizio complicato fatto di liste infinite, discussioni di coppia, mode passeggere (nel 2025, ad esempio, c'è stato un boom di nomi ispirati a criminali e famosi serial killer) e la voglia – a volte inconscia – di lasciare un segno unico. Nella società di oggi, il nome è diventato quasi un biglietto da visita, un elemento di branding personale che racconta chi siamo e come vogliamo che ci vedano. Ma è davvero necessario puntare all’originalità a tutti i costi? Rebel Wylie, editor australiana esperta di contenuti per genitori, ha raccontato sul sito Kidspot la sua scelta controcorrente: preferire nomi brevi e semplici per i propri figli. Una decisione ragionata, frutto di esperienza personale, che invita a riscoprire la bellezza della semplicità.

Un nome "normale" dopo un’infanzia da "ribelle"

Wylie sa bene cosa significhi crescere con un nome che non passa inosservato. Negli anni '70, ha spiegato, Rebel (che in italiano si può tradurre con "ribelle") era un nome praticamente inesistente nei registri scolastici o nei libri che i genitori acquistavano per trarre spunti su come chiamare i loro bebè. "Ho dovuto spiegarlo tante volte", ha raccontato. Non perché fosse difficile da scrivere o pronunciare, ma perché era del tutto inaspettato. Gli insegnanti esitavano all’appello, gli adulti inarcavano un sopracciglio, e lei si sentiva costretta a essere "abbastanza cool" per meritarselo. Un peso non da poco, soprattutto da bambina.

nomi per bambini

La scelta di semplicità per i propri figli

Quando è diventata mamma, Wylie si è così trovata davanti a un bivio: scegliere nomi audaci e originali, o puntare su opzioni tranquille e facili da vivere. Ha deciso per la seconda strada. I suoi figli hanno nomi corti, al massimo quattro lettere, due sillabe al più, facili da dire e da scrivere. Niente invenzioni, niente grafie creative, niente nomi da copertina di rivista. Una scelta che descrive come "una dolce protesta contro le Olimpiadi di nomi", ovvero quella tendenza a trattare il nome di un figlio come un progetto estetico o un messaggio di status.

Secondo Wylie, oggi sembra infatti essersi radicata un’ansia da prestazione nel dare un nome al proprio bambino, come se fosse obbligatorio essere originali a tutti i costi. C'è chi vuole che sia unico nel gruppo mamme, chi sperimenta ortografie particolari per renderlo"speciale", chi si preoccupa che suoni abbastanza interessante o sofisticato. Eppure, assicura la scrittrice, non è affatto necessario cedere a questa pressione.

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I vantaggi della semplicità

Con il tempo, la scelta di imboccare la strada della semplicità si è rivelata vincente: i nomi dei suoi figli funzionano in ogni occasione, dalle carte della biblioteca alla torta di compleanno. Nessuno chiede come si scrivano, nessun insegnante ha bisogno di conferme. Soprattutto, nessuno dei suoi figli ha mai detto di volere un altro nome o di sentirsi penalizzato. Questo non significa, ha precisato la stessa Wylie , che non ami i nomi originali. Anzi, ammira i genitori che studiano lingue, significati e culture per trovare il nome perfetto. "C'è bellezza anche nell’audacia – ha concluso – Ma c’è altrettanta bellezza nel non sentirsi costretti a competere".

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