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Mamme single sempre più povere: il nuovo report della rete europea anti-povertà

In Europa sono 95 milioni e mezzo le persone a rischio povertà, secondo il nuovo report dell’ EAPN. Ma le più penalizzate sono le mamme single, che guadagnano meno dei compagni a causa del gap salariale e una volta sole non riescono a garantire ai figli tutto ciò che vorrebbero.
A cura di Sophia Crotti
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mamma e figlia

In Europa le mamme-single a causa del costo elevato della vita, del gap salariale o dei part-time involontari sono a forte rischio povertà.

È quanto emerge dal nuovo report presentato a Bruxelles dalla rete europea contro la povertà (EAPN), il quale ha evidenziato come nel 2022 quasi 95 milioni e mezzo di persone in Europa fossero povere.

Sono stati analizzati anche diversi dati riguardo la situazione di povertà delle famiglie, i nuclei familiari più penalizzati a livello economico sono quelli più fragili, composti dunque da un solo genitore con figli a carico. Questo perché su di loro incombono le spese per la gestione dei propri figli e della propria vita, prima sostenibili perché divise con il partner, poi, soprattutto per le mamme single, insostenibili.

Perché le mamme-single sono a rischio povertà?

Il report individua nella popolazione europea i gruppi più a rischio povertà, tra i quali si trovano anche le mamme single. Per spiegarne il motivo lo studio parte da un dato che si ripete identico a se stesso in circa tutti i paesi europei: il gap salariale tra uomo e donna. Questa disparità, che vede sempre le donne guadagnare meno degli uomini, le induce spesso a fare delle scelte obbligate legate alla propria carriera per dedicarsi ai figli. 

Il 50% delle madri austriache, per esempio, emerge dal report, guadagnando meno del partner e non avendo aiuti esterni, rinuncia al tempo pieno sul lavoro per potersi dedicare ai lavori di cura. Queste madri accettano dunque i così detti “part-time involontari”, contratti di lavoro che si trovano obbligate a scegliere, che raddoppiano il tempo da trascorrere a casa con i propri figli, dimezzando la loro presenza in ufficio e il loro stipendio. La conseguenza diretta di questo fenomeno è che se le mamme convivono con il proprio partner ne sono economicamente dipendenti, se invece sono single faticano a far fronte a tutte le spese.

mamme single

Quando il nucleo familiare si spezza, infatti, le mamme-single, già svantaggiate quando vivevano con il proprio compagno, vertono in una condizione di povertà che si ripercuote sui loro figli, tanto da far individuare al report tra le cause del rischio povertà dei bambini (attualmente più di 20 milioni) la “lone parenthood”, ossia essere membri di una famiglia monoparentale.

Questo dato di povertà economica per i bambini si traduce in una forte povertà culturale, in Italia, per esempio il 26% dei 15 enni provenienti di contesti familiari economicamente difficili non ha le competenze base necessarie a continuare ad istruirsi, al contrario del 61% coetanei provenienti da situazioni floride.

Una mamma croata ha lasciato una dichiarazione ripresa dal report, a proposito delle conseguenze psicologiche che la consapevolezza di non avere abbastanza soldi per i propri figli, che cresce da sola, causa in lei: «Il mio cuore si spezza al solo pensiero che i miei figli non potranno andare in gita con gli altri bambini, non potranno frequentare la scuola di musica e sviluppare le loro competenze. Spesso temo che crescendo mi incolperanno».

La situazione di povertà delle mamme-single in Italia

L’ultima rilevazione ISTAT del 2022ha spiegato che le famiglie composte da un solo genitore sono un milione e ottocentomila, e che nell’ 86.4% dei casi si tratta di mamme single con figli a carico, il 63.8% delle quali lavora. Di queste famiglie, però, l’11.5% vive in una condizione di povertà assoluta e 1 su 10 dichiara di non potersi permettere un secondo piatto di cibo per i propri figli ogni 2 giorni.

Le motivazioni sono sempre da ritrovare nel gap salariale, che ha visto le donne lavoratrici in Italia, come riporta lo studio di Save The Children “Le equilibriste”, dimettersi nel 71.8% dei casi a seguito della prima maternità. Di queste il 65.5% ha dichiarato di aver lasciato la propria scrivania perché non in grado di conciliare lavoro e famiglia, nel 22% dei casi perché essendo sola e non avendo aiuti, da partner o parenti, non era in grado di pagare i servizi di assistenza per i propri figli, come baby-sitter o asilo nido.

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