L’idea della terapeuta per farsi raccontare dai figli la giornata a scuola: “No interrogatori, basta un gesto”

Il rientro a casa dopo la prima giornata di scuola è spesso accompagnato da un fiume di domande: "Cosa hai fatto oggi?", "Con chi hai giocato", "Ti sei divertito?". Per molti genitori è il modo più naturale di interessarsi alla vita dei propri figli, ma secondo una logopedista britannica questo approccio rischia di avere l’effetto opposto: invece di stimolare la conversazione, può chiudere il dialogo ancora prima che cominci. La specialista suggerisce infatti alcune strategie semplici ed efficaci per aiutare i bambini a raccontare la loro giornata senza sentirsi sotto pressione.
Troppa curiosità può diventare stress
La logopedista Emma, che condivide regolarmente consigli sul suo profilo TikTok, ha spiegato che le domande a raffica nascono da affetto e preoccupazione, ma finiscono per sembrare un interrogatorio. I piccoli, soprattutto dopo una giornata intensa a scuola, possono sentirsi oppressi, sopraffatti, e scegliere di non rispondere. "Succede a tutti noi di chiedere mille cose e non ottenere niente in cambio", ha raccontato, descrivendo quel momento, familiare a molti genitori, in cui un bambino decide di chiudersi in un ostinato silenzio.
Al posto di questi "interrogatori" controproducenti, Emma ha pertanto proposto un approccio alternativo, partendo da un segnale non verbale. Un semplice gesto con il pollice – verso l’alto per "bene", orizzontale per "così così" e verso il basso per "male"– può infatti permettere al bambino di esprimere some si sente senza doversi subito sforzarsi per trovare le parole adatte. Lo stesso genitore può fare il gesto, mostrando a sua volta il proprio stato d'animo. Questo scambio, ha sottolineato l'esperta, contribuisce a ridurre la distanza tra l'adulo e il piccolo, aprendo uno spazio di condivisione più spontaneo.
L'importanza dell'esempio
Dopo aver stabilito come si sente il bambino, arriva quindi il momento di introdurre un piccolo racconto personale. Non una domanda diretta, ma un frammento della propria giornata: ad esempio "oggi ho mangiato degli spaghetti davvero buonissimi". Una pausa dopo la frase lascia al bambino la possibilità di intervenire, se vuole, raccontando a sua volta qualcosa. Non c’è aspettativa né obbligo, solo un modello positivo che invita al dialogo.
Il consiglio di Emma ha trovato subito riscontro online. Molti genitori hanno commentato di voler provare il metodo, raccontando le difficoltà quotidiane nel ricevere risposte dai figli. Alcuni hanno sottolineato che questa strategia funziona anche con bambini nello spettro autistico, che spesso hanno bisogno di spazi di silenzio e tempi più distesi per comunicare.