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“È stato l’amore per mia figlia a portarmi alla diagnosi”: la storia di Krizia, mamma con disturbo bipolare

Krizia e Nicolò sono una giovane coppia di neogenitori, diventati famosi sui social, come spiegano loro a Fanpage.it, inaspettatamente. Hanno deciso di raccontare alla loro platea virtuale un argomento che li tocca da vicino, il disturbo bipolare di Krizia che la fa soffrire da quando era bambina e osservava il suo papà comportarsi in maniera inspiegabile. “Raccontiamo la nostra storia per dare comprensione e coraggio a chi ha avuto o sta avendo un vissuto simile”.
A cura di Sophia Crotti
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Nicolò Mililli, Krizia Saverino e loro figlia Mirea
Nicolò Mililli, Krizia Saverino e loro figlia Mirea

Il disturbo bipolare è come una catena, fatta di anelli che si intersecano l’uno con l’altro e corrispondono alle generazioni di nonni, genitori e figli che si tramandano il malessere attraverso il proprio dna. Tuttavia, ad un certo punto, c’è chi, come Krizia, riesce a spezzare questa catena, prendendo consapevolezza del fatto che dietro a quell’improvvisa tristezza, che è riuscita a pervaderla anche nei giorni più belli e importanti della sua vita, doveva esserci un motivo.

Il dolore vissuto in infanzia, osservando suo papà avere atteggiamenti per lei inspiegabili, è stato il motore per chiedere aiuto, quando quel desiderio di genitorialità ha iniziato a sentirlo lei. Accompagnata da Nicolò, suo marito e padre di Mirea, Krizia oggi è una mamma consapevole del proprio disturbo bipolare, non priva di paure. “Ho sempre desiderato essere madre, ma quando è arrivata la diagnosi ho messo in discussione anche questa certezza, finché il mio psichiatra mi ha detto che se mi fossi curata con consapevolezza, e avessi avuto la forza di mettermi in discussione, sarei stata una brava mamma, anche in grado di dire a sua figlia, se un giorno svilupperà il bipolarismo, che se si impara a chiedere aiuto si può tornare a stare bene”.

Il dolore vissuto durante l’infanzia

La parola pazzia ha serpeggiato nella famiglia di Krizia, come lei stessa racconta a Fanpage.it, da che ne ha memoria, benché nessuno avesse mai ricevuto una diagnosi di disturbo psichiatrico.

"È stata davvero dura per me essere la figlia di mio padre, io lo cercavo e lui sembrava essere prigioniero nei suoi pensieri e non riusciva a vedermi a causa di quello che oggi posso presumere, grazie alla mia diagnosi, essere stato un disturbo bipolare ma che allora mi arrecava solo tanto dolore apparentemente immotivato".  Krizia da bambina non riusciva a capire perché il suo papà stesse così male da non riuscire a dimostrare l'amore che cercava, un amore grande che provava per sua figlia ma che lei avrebbe compreso solo anni dopo e che i suoi coetanei ricevevano. Vedendo suo padre, e come la società trattava “quelli come lui”, ha condotto la sua esistenza desiderando di non essere così per paura di non poter ricevere amore. In questo modo, ha provato per tutta la vita ad essere la miglior versione di se stessa, perfetta e degna di amore. "Questo modo di relazionarmi agli altri e alla società mi ha poi perseguitata per tutta la vita, ho concluso gli studi, mi sono laureata, ho sempre lavorato e fatto carriera, nella mia testa pensavo poi che avrei dovuto sposarmi e fare figli, per essere giusta, o meglio perfetta".

Nonostante la sua strada sembrasse scritta, Krizia non era davvero felice, ma non aveva mai preso in considerazione l'idea di indagare quell'infelicità con un esperto di salute mentale, né tanto meno di ricercare nel passato i traumi che la portavano ad essere com'era. Fino a che non ha incontrato lungo il suo percorso Nicolò Mililli che da collega di lavoro, dopo diversi anni, è diventato il suo compagno di vita. "Per la prima volta mi sono confrontata con una persona che mi osservava, mi ascoltava e rimaneva nella mia tristezza, senza giudicarmi e obbligandomi a non scappare più da lei".

I due si sono sposati e hanno organizzato una festa con tutti i parenti, che hanno regalato loro un quadretto che li ritraeva felici, ma Krizia, specchiandosi in quella felicità non si è più trattenuta, scoppiando in un pianto pieno di interrogativi, che l'ha convinta che se anche nel momento più bello della sua vita non riusciva a non essere pervasa da una profonda tristezza, era il momento di chiedere aiuto.

La diagnosi: "Servono umiltà e coraggio"

Un momento di gioia piena che lei non è stata in grado di vivere: questo ha convinto Krizia a trovare una medicina a quel dolore che l'accompagnava, a fase alterne della vita, da sempre. Accettare che il proprio disturbo sia psichiatrico però non è stato semplicissimo, dopo aver provato con la meditazione, lo yoga e la filosofia buddista, e persino la terapia è diventato lampante che fosse necessario prendere appuntamento con uno psichiatra. "Nello studio dello psichiatra per la prima volta ho raccontato tutta la mia storia con il coraggio e l'umiltà necessari ad accettare l'arrivo di una possibile diagnosi".

Krizia e Nicolò Mililli
Krizia e Nicolò Mililli

L'esperto rivelò a Krizia di sospettare che lei soffrisse di una forma di bipolarismo di tipo due, caratterizzato da fasi depressive e fasi maniacali. "Mi sono rivista nelle sue parole, io nella vita avevo continui momenti che definirei "up", durante i quali ero energica ma anche maniacale nell'ordine e nell'organizzazione di ogni cosa, tanto da non riuscire a dormire pensando ai piani dell'indomani a cui seguivano momenti di forte depressione". Il medico spiegò a Krizia che si trattava di un disturbo genetico che, con molta probabilità, aveva ereditato dal padre, causato da un disfunzionamento nella produzione di serotonina da parte del cervello. "Ero pronta a ricevere una diagnosi ma avere la consapevolezza che non esisteva una cura, ma solo una terapia, me l'ha fatta percepire come una condanna".

Il sogno di diventare madre

Dopo l'arrivo della diagnosi Krizia si è domandata se avesse ancora senso continuare nella ricerca di quel bambino che lei e Nicolò desideravano arrivasse nelle loro vite. "Mi sentivo egoista, mia figlia o mio figlio non chiedevano di nascere ero io a desiderarli e io che avrei dovuto garantire loro il futuro migliore possibile, con una diagnosi di bipolarismo pensavo di non poterlo fare".

A scoraggiare Krizia era anche l'alta trasmissibilità della malattia, che la portava a domandarsi se davvero fosse giusto mettere al mondo una persona e farle vivere tutto il dolore già vissuto da lei. "Con un nodo in gola palesai le mie preoccupazioni allo psichiatra che mi fece capire che se mi fossi curata e messa in discussione, chiedendo aiuto, avrei cresciuto mia figlia in maniera molto più consapevole di altri genitori". Il medico non poteva garantire a Krizia che non avrebbe trasmesso alla prole la malattia, ma che quel bambino avrebbe avuto il sostegno necessario a chiedere aiuto, guardando la sua mamma farlo. "Mi disse che al posto di andare solo dal pediatra di tanto in tanto avrebbe dovuto fare qualche seduta di terapia, che lo avrebbe sicuramente arricchito".

Krizia e Mirea
Krizia e Mirea

Così il 12 maggio 2024 Krizia ha realizzato il suo sogno di bambina, diventando mamma della piccola Mirea Aurora: "Ho capito in quell'istante che era stato proprio l'amore per mia figlia, ancora prima che nascesse, a spingermi alla diagnosi e a trovare una risposta a tutte le mie domande".

Parola d'ordine: collaborazione

Krizia racconta di non aver preso psicofarmaci durante la gravidanza e di aver deciso di non allattare al seno per poter riprendere dopo i 9 mesi di attesa di Mirea, ma con il supporto di Nicolò è riuscita ad allattare fino al primo anno di vita della bambina: "Certo le fasi depressive sono complicate con nostra figlia, ma l'amore che provo per lei e il desiderio di proteggerla portano il mio corpo e la mia mente a cercare le energie necessarie a dare comunque il meglio di me".

Krizia gode anche del supporto costante di Nicolò che oltre ad essere un meraviglioso padre molto collaborativo, riconosce quando lei ha bisogno di stare da sola, di sfogarsi e piangere lontano dalla sua bimba. "Nicolò sa che non voglio che mia figlia mi veda piangere, perché ricordo il dolore che provavo quando vedevo mio padre stare così e non riuscivo a comprenderlo. Un giorno, quando lei capirà le racconterò ogni cosa, ma per ora voglio proteggerla".

Nicolò e Mirea
Nicolò e Mirea

Nicolò ci racconta che le fasi maniacali di Krizia sono per lei invalidanti, non ha il controllo su quella tristezza e dolore che prova, che le fanno vivere una giornata felice come la più triste della sua vita. "Ci sono dei momenti in cui percepisco lo sguardo di Krizia cambiare, non muta l'amore che ha per nostra figlia o le attenzioni che le riserva ma proprio qualcosa in lei, quando lo colgo cerco di rimanere lucido e razionale, di convincerla e convincermi che tutto passerà e di mettermi da parte, per supportarla".

Il perdono del suo papà

"Con la diagnosi arriva anche la comprensione e io ho capito chi era sempre stato mio padre, riuscendo finalmente a perdonarlo, ma la vita me lo ha portato via prima che glielo dicessi". Krizia racconta di aver spiegato la sua diagnosi al papà che l'ha accolta con la dolcezza di chi, probabilmente in fondo, era felice che la propria figlia avesse avuto gli strumenti e la forza necessari a chiedere aiuto.

"Era il momento per unirci davvero, comprenderci e analizzare il nostro passato insieme, ma mio papà è venuto a mancare a venti giorni dalla nascita di nostra figlia".

A quel punto, in piena fase depressiva Krizia ha sentito che se non è potuta essere d'aiuto per il suo papà, lo sarebbe potuta essere per gli altri, affinché nessuna ragazza vivesse le sue paure e insicurezze prima di una diagnosi, lei e Nicolò hanno dunque registrato dei contenuti, pubblicati poi su tutti i loro canali social, in cui hanno raccontato il bipolarismo. "È stato difficile, ho avuto non pochi attacchi di panico, ma ho ricevuto tante storie e tanto amore, convincendomi di aver fatto la cosa giusta" ha spiegato Krizia.

Lei e Nicolò oggi vivono la loro vita da neo genitori e vanno in terapia, per poter essere i migliori genitori possibili per Mirea e amarsi ogni giorno di più. "Se anche una sola ragazza guardando i miei video penserà che ne vale la pena, di vivere questa vita e sognare un figlio anche con un disturbo psichiatrico, tutto il mio dolore avrà avuto un senso, ne sono certa".

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