Caso Totti-Blasi: quando lasciare i figli soli a casa non è automaticamente abbandono di minore

Lunedì primo dicembre si è aggiunto un nuovo capitolo alla vicenda giudiziaria che coinvolge Ilary Blasi, l'ex calciatore Francesco Totti, la sua attuale compagna Noemi Bocchi e la loro ex tata. Al centro del contenzioso c'è l'accusa di abbandono di minore che Blasi ha rivolto all’ex marito e alla compagna, ritenuti responsabili di aver lasciato da sola la figlia più piccola per andare a cena.
Dopo la richiesta di archiviazione del procedimento, Blasi ha infatti impugnato la decisione, chiedendo ulteriori indagini. Nel fascicolo consegnato al Giudice per le indagini preliminari (Gip) è stato incluso anche un messaggio concitato che la showgorl inviò a Totti la sera del 26 maggio 2023, nel quale la conduttrice manifestava forte preoccupazione per la bambina (che all'epoca aveva sei anni) rimasta in casa senza la supervisione di un adulto per oltre due ore. Per la Procura, invece, non vi sarebbe stato alcun reale pericolo: la bambina aveva un telefono per contattare la madre, era insieme a fratelli più grandi e la tata – pur non presente in casa – vive nello stesso palazzo ed era, secondo il Pubblico Ministero, "verosimilmente disponibile a salire". Una ricostruzione contestata dall’avvocato di Blasi, Fabio Lattanzi, secondo il quale "il dato certo è che la bambina è stata abbandonata". Sarà ora il giudice per le indagini preliminari a decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione.
Nel frattempo, però, molti genitori si stanno domandando se quella volta che hanno lasciato a casa i figli per andare a fare la spesa abbiano effettivamente commesso un reato.
Che cosa si intende per abbandono di minore
A delineare i confini del reato è l'articolo 591 del Codice penale, che punisce con la reclusione fino a cinque anni chi "abbandona un minore di anni 14 o una persona incapace di provvedere a se stessa" della quale abbia la custodia o debba avere cura.
Il termine abbandono non si riferisce però solo alla mancanza fisica di un adulto, ma alla violazione dell’obbligo di custodia e protezione che spetta a genitori, tutori, insegnanti e a chiunque abbia responsabilità su un minore. La norma configura pertanto un reato relativo alla situazione di pericolo: non occorre che il bambino subisca un danno, è sufficiente che la sua incolumità sia messa concretamente a rischio. È proprio sulla valutazione di questo rischio che si costruiscono le decisioni dei magistrati.
Perché lasciare un figlio solo non è automaticamente un reato
Come spiegato a Fanpage.it dall'avvocato Daniele Bocciolini, esperto in diritto penale minorile e consigliere per le Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma, non esiste alcun automatismo: "La questione non è così semplice e deve essere valutata caso per caso", chiarisce. Nella vita quotidiana può infatti accadere che un genitore lasci il figlio a casa per brevi periodi o che un minore più grande rientri da scuola senza un adulto presente. La legge non considera queste situazioni reato a priori. Ciò che conta è verificare se il minore sia stato esposto a un reale pericolo.
"È opportuno sempre valutare una serie di circostanze", prosegue Bocciolini. "Il grado di maturità del minore, la presenza in casa di altri fratelli più grandi e altri fattori simili per appurare sia che il limitato tempo di assenza non risulti potenzialmente rischioso, sia il bambino non avverta il restare solo a casa come una situazione di abbandono o disagio. Nel caso di specie, secondo il Pm non vi sarebbe stato un reale pericolo per i minori, perché la più piccola aveva un telefono con il quale poteva chiamare la madre, era con bambini più grandi e la tata, pur non presente, era ragionevolmente disponibile a salire subito perché vive nello stesso palazzo. L'ultima parola spetterà comunque al Gip".