Ai genitori non piace più leggere ai figli: “La lettura viene vista come un dovere e non come un piacere”

Sempre meno genitori si divertono a leggere ai propri figli e di conseguenza il numero di mamme e papà che si sforzano di favorire la lettura dei loro piccoli si sta continuamente riducendo. A fotografare questo cambiamento che sta interessando le nuove generazioni è stato un nuovo sondaggio condotto nel Regno Unito, dove molti adulti sembrano considerare la lettura "più una materia da imparare" che un'attività arricchente o un semplice svago per volare con la fantasia.
Un’abitudine in declino
Secondo l'indagine condotta da Nielsen e HarperCollins UK, solo il 41% dei bambini da 0 a 4 anni vive con una certa frequenza dei momenti di lettura condivisa. Una percentuale molto risicata, soprattutto rispetto al 64 percento registrato nel 2012. E la percentuale sembra ridurso drasticamente man mano che l’età dei bambini aumenta: appena il 36 percento dei bambini tra i 5 e i 7 anni e solo il 22 percento degli 8-10enni leggono o partecipano a sedute di letture ad alta voce a casa.

Il dato più allarmante riguarda però la fascia più giovane maschile: meno di un terzo dei genitori con bambini tra 0 e 2 anni ha infatti risposto di leggere almeno la fiaba della buonanotte ai propri piccoli, mentre per le mamme e papà delle femmine della stessa età la percentuale si alza al 44% . Un divario che suggerisce come gli stereotipi di genere possano influenzare fin dai primi anni l’approccio alla lettura.
Una pratica che non diverte più (neanche gli adulti)
Ma quali sono i motivi dietro un crollo così drastico di una delle attività che fino a qualche decennio fa era considerata primaria per la corretta crescita di un bambino? Una delle cause principali probabilmente risiede nel fatto che solo il 40 percento dei genitori coinvolti dal sondaggio ha dichiarato di trovare piacevole leggere ai propri figli.
Un dato che però non si giustifica soltanto con l'invadenza dei dispositivi digitali nella nostra quotidianità, ma anche con ritmi sempre più frenetici che riducono all'osso il tempo a disposizione: un terzo dei genitori ha infatti affermato di voler leggere di più, ma di non riuscirci per i troppi impegni. Inoltre, quasi la metà ritiene che i propri figli abbiano già abbastanza compiti scolastici, tanto da non avere più tempo né voglia per leggere un libro per piacere. Molti genitori smettono di leggere ai bambini una volta che questi imparano a farlo da soli" si legge nel report. Una convinzione errata, secondo gli esperti, ma che rischia di spegnere troppo presto il legame emotivo con la lettura.

"Essere letti rende la lettura divertente per i bambini", ha spiegato Alison David, direttrice delle ricerche di mercato per HarperCollins Children’s Books. Ma la lettura, oggi, sembra essere percepita sempre più come un’attività scolastica. Lo dimostrano i dati: quasi un terzo dei bambini tra i 5 e i 13 anni considera la lettura “più una materia da studiare che qualcosa di divertente”, un aumento significativo rispetto al 25 percento registrato nel 2012. Questo approccio è particolarmente diffuso tra gli adolescenti, ma inizia a manifestarsi già nei primi anni di scuola. E i genitori non sono estranei a questo cambiamento: tra quelli della Generazione Z, cresciuti nell’era digitale, quasi uno su tre vede la lettura più come un dovere che come un piacere, mentre molti considerano i dispositivi digitali come la principale fonte di intrattenimento.
Una cultura da ricostruire
La mancanza di una “cultura felice della lettura”, come la definisce Alison David, rischia di compromettere non solo il piacere della lettura, ma anche il suo ruolo educativo. Per questo motivo, editori, enti educativi e associazioni stanno lavorando a nuove proposte per riportare al centro il valore della lettura per piacere. Tra le raccomandazioni rivolte al Ministero dell’Istruzione inglese, vi è quella di valorizzare il momento della lettura ad alta voce anche in classe, attraverso attività di relax e condivisione, e di formare i docenti per trasmettere testi anche di autori di culture diverse, in modo coinvolgente e inclusivo.