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Torino, diocesi organizza (poi annulla) ritiro spirituale per gay e lesbiche

Intitolato Degni di fedeltà , il seminario avrebbe dovuto svolgersi il 24 e il 25 febbraio e avrebbe voluto insegnare agli omosessuali il valore della fedeltà.
A cura di Davide Falcioni
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La diocesi di Torino ha annullato il ritiro dedicato a single e coppie omosessuali che era stato organizzato da don Gianluca Carrega per insegnare loro il valore della fedeltà: l'idea era nata nel contesto della Pastorale degli omosessuali a partire da un elemento: la legge Cirinnà sulle coppie di fatto non contempla infatti l’obbligo di essere fedeli l’un l’altro, obbligo che invece è contemplato nella chiesa (che, però, non riconosce le coppie gay). Apriti cielo.  Carrega è stato definito dalla rivista ultracattolica Il Timone un prete "omoeretico" e dopo un mare di polemiche l’arcivescovo Cesare Nosiglia ha deciso di sospendere l’iniziativa. Intitolato Degni di fedeltà , il seminario avrebbe dovuto svolgersi il 24 e il 25 febbraio, nell’istituto di suore le Figlie della Sapienza.

Quello organizzato da don Gianluca Carrega non sarebbe stato il primo evento per gli omosessuali in città, visto che ormai da anni la Diocesi di Torino ha avviato un servizio pastorale di accompagnamento spirituale rivolto a lesbiche e gay credenti: "Si tratta di un servizio — ha spiegato ieri l’arcivescovo — che si è rivelato utile e apprezzato e che corrisponde a quanto l’esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco afferma e invita a compiere". Nonostante ciò , ha precisato la Diocesi, "questo non significa approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili. Non intendiamo in alcun modo legittimare le unioni civili o addirittura il matrimonio omosessuale".

L'idea del seminario "Degni di Fedeltà" è stata quindi oggetto di polemiche e attacchi da parte dell'area più rigida della Chiesa Cattolica, convincendo gli organizzatori a desistere. Una resa che ha indignato il Torino Pride, rappresentato da Alessandro Bianchi, il quale ha parlato di una presa di posizione discriminatoria "perpetrata da sempre dalle gerarchie ecclesiastiche torinesi e nazionali". "È altresì banalmente scontato — ha aggiunto — che questa decisione sia frutto di polemiche e attriti interni alla Chiesa stessa che non riesce, nonostante la predicazione di presunta apertura e accoglienza, a trovare una sintesi tra l’amore e l’accoglienza predicata dalle Scritture e i continui e biechi insulti verso una comunità che con grandi difficoltà tenta di aprire nuove forme di dialogo".

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