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Il Tfr in busta paga vale da 40 a 82 euro in più ogni mese

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha stilato una guida al Tfr per comprendere il dibattito in corso in questi giorni. Per gli esperti la misura potrebbe arrivare a raddoppiare il bonus Irpef.
A cura di Biagio Chiariello
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A Palazzo Chigi il premier Renzi incontra sindacati ed imprese e potrebbe parlare anche del suo piano di mettere il Tfr in busta paga. La liquidazione alla fine del rapporto di lavoro concessa subito ai lavoratori, che il governo vorrebbe già dai primi del 2015, è il tema più caldo di questi giorni. La domanda che tutti si fanno è: quanto vale? Gli esperti della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro hanno provato a fare un calcolo: se andasse in porto il provvedimento proposto dal presidente del consiglio, i lavoratori si ritroverebbero in busta paga tra i 40 e gli 82 euro in più, quindi fino al doppio dell'attuale bonus Irpef. Per la precisione, “circa 40 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 50%), circa 62 euro (con Tfr erogato al 75%) e circa 82 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 100%)”. Va detto che al momento della liquidazione, cioè alla fine del rapporto di lavoro, il Tfr viene tassato al 25%; la proposta del Governo Renzi è quella di dare al lavoratore quel 25% in più. Ma se si decidesse di mantenere l'attuale agevolazione fiscale, l'ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro in eccesso.

Chi riguarda il Tfr in busta paga?

Per la fondazione, i lavoratori interessati all'anticipo del Tfr in busta paga dovrebbero essere “esclusivamente i dipendenti del settore privato, ovvero circa 12 milioni di lavoratori rispetto agli oltre 3 milioni del settore pubblico”. Per il settore privato, afferma la Fondazione, “ ogni anno vengono erogate 315 miliardi di retribuzioni contro i 115 miliardi per quelle dei lavoratori pubblici, per un totale di circa 430 miliardi di retribuzioni l'anno. Il Tfr maturato ogni anno è circa 21 miliardi, 451 milioni di euro. Sapendo che per le imprese che superano i 49 dipendenti il Tfr rimasto in azienda viene destinato al Fondo di Tesoreria Inps, dal quale non è possibile sottrarlo per non incorrere in problemi di gettito, questa proposta riguarderebbe solo la metà dei lavoratori privati, ovvero i 6 milioni e 500 mila dipendenti di aziende private con meno di 50 dipendenti”.

La liquidazione anticipata non aumenterà le retribuzioni

Ad ogni modo, la stessa Fondazione ci tiene a “sottolineare che questa proposta non porterà a un aumento delle retribuzioni. Si tratta, infatti, solo di un sistema di autofinanziamento con cui i lavoratori si anticipano indennità future, mettendo però a rischio gli equilibri pensionistici e indirizzando i futuri pensionati a una misera esistenza”.

Come influirà sui consumi?

E il Tfr in busta paga aumenterà i consumi? Dubbi sono manifestati da Michele Tronconi, presidente di Assofondi: “Di questi tempi gli italiani rimandano i consumi per colpa dell’incertezza generale. Meglio sarebbe cercare di rilanciare gli investimenti. E su questo i fondi pensione si stanno impegnando a creare un fondo per la crescita, con l’aiuto del governo. Certo è che la manovra sul tfr va in senso opposto e allora diventa tutto più complicato”. Di parere opposto è l’economista Stefano Patriarca: “La scelta del tfr in busta paga sarebbe volontaria. Non vedo perché un cittadino dovrebbe chiederlo se non intendesse spenderlo”. Secondo le stime dell’economista, con un’adesione del 50% dei lavoratori i consumi aumenterebbero dell’1,3% e il Pil dell’1%.

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