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Tempa Rossa, Boschi sentita dai pm. Condanna per ex vertici Total

Emergono nuovi particolari dalle carte che trapelano dalla Procura di Potenza: l’emendamento Tempa Rossa non sarebbe l’unico “favore” chiesto al Governo, ce ne sarebbero altri. Inoltre, alcuni amministratori locali sarebbero indagati per aver facilitato le procedure burocratiche in cambio di assunzioni per parenti e amici.
A cura di Charlotte Matteini
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AGGIORNAMENTO: Per alcuni ex dirigenti Total è arrivata una prima condanna da parte della magistratura lucana. L'inchiesta era partita nel 2008 e oggi è arrivata la sentenza di primo grado per alcuni amministratori locali ed ex dirigenti Total: turbativa d’asta, concussione, abuso d’ufficio, corruzione, tentata truffa aggravata e favoreggiamento, sono questi i reati contestati ai 15 imputati, per i quali il pubblico ministero di Potenza durante la requisitoria aveva chiesto in totale 85 anni di carcere. I fatti sono riferibili ad alcune concessioni relative proprio all'impianto Tempa Rossa.

Un "comitato d'affari", come lo definisce Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera. Da quanto emerge dalle nuove carte che trapelano dalla Procura di Potenza, l'affaire "Tempa Rossa" sembra più ampio di quanto raccontato inizialmente. Stando alle ricostruzioni della magistratura, infatti, il famoso emendamento che ha portato alle dimissioni del ministro Guidi sarebbe stato "un favore", ma solo uno dei tanti chiesti: sarebbero in realtà più numerosi gli emendamenti che alcuni imprenditori del settore energetico avrebbero voluto far approvare.

Verso metà dicembre del 2014 l'emendamento, precedentemente cassato dalla Commissione Ambiente della Camera, fu inserito in un secondo tempo direttamente in Legge di stabilità, approvata poche settimane dopo con la fiducia. Leggendo le carte si evince che il 12 dicembre 2014, Gianluca Gemelli avrebbe parlato con Nicola Colicchi, consulente della Camera di Commercio di Roma e attualmente iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico d’influenza e all’abuso d’ufficio, chiedendo alcune spiegazioni relative a un altro emendamento, presentato da Ignazio Abrignani, parlamentare di Ala e braccio destro di Denis Verdini. Gemelli era preoccupato dal fatto che, fosse stato approvato l'emendamento di Abrignani, avrebbe potuto danneggiare i suoi "soci", ma Colicchi cerca di rassicurarlo. Secondo gli inquirenti, la conversazione tra Gemelli e Colicchi:

"rileva più che altro per il semplice fatto che Gemelli si mostra particolarmente attento a degli emendamenti che interessano comunque il settore energetico. E la circostanza che il Colicchi abbia rassicurato Gemelli che l’emendamento in questione non interessasse i ‘grossi', lascia presumere che l’intento di quest’ultimo fosse proprio quello di sincerarsi che non si trattasse dello stesso emendamento di cui aveva pur avuto modo di discutere con Cobianchi Giuseppe della Total, lo stesso emendamento che sarebbe dovuto essere ripresentato al Senato in sede di approvazione della legge di stabilità, o in ogni caso di qualsiasi altro e ulteriore emendamento che sarebbe tornato utile ai ‘grossi', vale a dire alle grosse realtà imprenditoriali"

Tra gli arrestati figura anche Rosaria Vicino, sindaco di Corleto Perticara, accusata di aver pilotato le procedure per l'autorizzazione del progetto "Tempa Rossa". Gemelli infatti, al telefono con la compagna ed ex ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, sostiene di aver "ceduto" alle richieste della Vicino. Gli investigatori spiegano infatti che in una conversazione agli atti Federica Guidi avrebbe chiesto al fidanzato se avesse già assunto persone del territorio,  Gemelli le avrebbe risposto di aver preso due persone di due comuni limitrofi, due contatti personali da lui assunti direttamente".

Ma la Vicino non è l'unica amministratrice locale ad essere coinvolta nell'indagine della Procura di Potenza. Secondo gli inquirenti, infatti, anche altri sindaci del territorio avrebbero cercato di pretendere l'assunzione di parenti, amici e conoscenti in cambio di una semplificazione burocratica.

L'inchiesta si allarga e prosegue con l'interrogatorio al ministro Maria Elena Boschi, che nel pomeriggio del 4 aprile ha reso alcune dichiarazioni al Pubblico ministero di Potenza titolare dell'inchiesta "Tempa Rossa", Luigi Gay. Presenti anche i Pm Basentini e Triassi, il magistrato della Dia, Elisabetta Pugliese, e un dirigente della squadra mobile di Potenza, Carlo Pagano. Secondo quanto si apprende, l'interrogatorio sarebbe durato circa due ore e avrebbe avuto come unico focus l'iter di approvazione del famigerato emendamento che ha portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi.

Boschi, infatti, non è indagata ed è stata ascoltata in qualità di persona informata sui fatti. Già in seguito allo scoppio dello scandalo, Maria Elena Boschi aveva dichiarato pubblicamente di essersi occupata dell'emendamento Tempa Rossa semplicemente per motivi "procedurali", dato che compete alla sua persona la verifica di emendamenti proposti da componenti dell'esecutivo essendo il ministro titolare del dicastero per i Rapporti con il parlamento.

Nel frattempo,il Codacons si è già mosso e ha presentato un esposto presso la Procura di Potenza chiedendo di verificare le eventuali responsabilità penali del ministro Boschi.

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