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Telejato chiude, una legge dello Stato fermerà ciò che non è riuscita a fermare la mafia

La storica emittente di Partinico in prima linea contro le mafie costretta a chiudere insieme a centinaia di emittenti comunitarie entro giugno per il passaggio al digitale terrestre.
A cura di Antonio Palma
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Telejato chiude, una legge dello Stato fermerà ciò che non è riuscita a fermare la mafia

Con il definitivo passaggio del nostro sistema televisivo al digitale terrestre a fine giugno anche in Sicilia tutte le vecchie emittenti locali devono adeguarsi e passare dall'analogico al nuovo sistema, ma tra le pieghe della nuova legge sulle frequenze tv si nasconde un provvedimento particolare, in pratica l'abolizione delle cosiddette televisioni comunitarie, emittenti non commerciali che svolgono da anni funzioni sociali e di denuncia. Tra le circa 250 televisioni obbligate a chiudere anche Telejato, la piccola emittente di Partinico in provincia di Palermo da sempre in prima linea nella lotta alla mafia che, come denuncia il direttore storico Pino Maniaci, "chiuderà per mano dello stato" che realizzerà "ciò che la mafia voleva" da anni.

Lo switch off in Sicilia il 30 giugno – Come ricorda Maniaci nell'intervista rilasciata a Radiobici "non sono riuscite a fermarci le intimidazioni mafiose e ci ferma una legge dello Stato" perché le onlus "le televisioni che non fanno affari, con bilancio a zero, devono chiudere". Alle duecento emittenti come Telejato non è stato concesso di fare domanda per passare al digitale e così ora dovranno chiudere i battenti, lasciando insieme alle frequenze anche una storica presenza sul territorio che rappresentava la vigilanza sulle ingiustizie e le attività della mafia.

Il problema sono anche i costi per partecipare alle aste – La scelta di rendere libere le frequenze ed assegnarle ai maggiori offerenti secondo i comitati che si battono per Telejato e le altre piccole emittenti locali, significa concentrare il grosso dell'informazione in mano a pochi gruppi commerciali con l'evidente risultato di una minore pluralità di informazione soprattutto su temi scomodi che non sempre vengono coperti dalle grandi televisioni. Nonostante il passo indietro del Governo Monti rispetto al beauty contest inizialmente previsto, la scelta delle aste diviene una sorta di parola fine all'attività di centinaia di emittenti del volontariato e dell'impegno civile.

Non sono serviti gli appelli e le interpellanze parlamentari – Il Comitato "siamo tutti Telejato" lamenta un vero e proprio esproprio dei canali dove trasmettono le emittenti locali e chiede al Governo e al Presidente del Consiglio il riconoscimento del ruolo sociale delle Tv comunitarie riservando a loro una quota nei piani di assegnazione delle frequenze. Al momento gli appelli e le sollecitazioni per chiedere una revisione del sistema al Governo e al Parlamento sono caduti nel vuoto, neanche le interpellanze parlamentari di alcuni deputati e senatori sono servite a smuovere le acque e ora con la chiusura di Telejato lo Stato potrebbe fare un altro regalo alle mafie.

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