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Southworking e nuove opportunità: l’evoluzione del lavoro al Sud

Sebbene in Italia sia ancora forte il divario tra Nord e Sud, è anche vero che per un giovane istruito e qualificato le occasioni di impiego non mancano… Anche senza dover “emigrare”. Cerchiamo di capirne di più, a partire da un’esperienza di successo, per iniziare a “ripopolare” le nostre zone e godere dei vantaggi del southworking.
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A cura di Ciaopeople Studios
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A volte i luoghi comuni sono veri. Come quello che vuole che in Italia fare impresa… sia un’impresa. Se il carico fiscale è elevatissimo su tutto il territorio nazionale, il ritardo nei pagamenti, in particolare della pubblica amministrazione, si accentua ancora di più nel Sud Italia. Ciò può ridurre per le imprese le capacità di investimento: è un contesto che spesso spinge gli imprenditori (e con loro moltissimi lavoratori) a spostarsi al Nord. Se un tempo, però, i flussi migratori interessavano soprattutto la manodopera, oggi a lasciare il Sud sono persone con un livello di istruzione medio-alta, sulle quali il Paese ha investito in termini di educazione e formazione.

Il lavoro pre e post coronavirus

Parlando di un’altra tendenza, già nel maggio, l’Economist in un articolo intitolato “Working life has entered a new era”, parlava del mondo del lavoro BC (before coronavirus) e AD (after domestication). L’autore anticipava quanto oggi stiamo effettivamente osservando, ovvero che non sarà facile tornare nell’era BC: lo smart working comporta per le imprese importanti risparmi sui costi senza apprezzabili diminuzioni di efficienza dei lavoratori che invece ne apprezzano i vantaggi in termini di work life balance. Negli USA il National Bureau of Economic Research ha previsto che in tema di smart working le imprese andranno incontro a cambiamenti permanenti per il 40% di esse. Tutto questo, ovviamente, sta comportando grandi rivolgimenti ovunque: le grandi città, come Milano, ne stanno soffrendo, se si considera che in città circola(va)no tre milioni di abitanti, il doppio dei suoi residenti.

Il mercato del lavoro nel Sud Italia ha un’arma in più: il southworking

Oggi, se anche i centri direzionali del Nord Italia si svuotano, il Sud sta assistendo a un progressivo parziale rientro dei cosiddetti “cervelli in fuga” che possono andare a costituire un motore economico importante. Questo fenomeno è stato etichettato da un gruppo di giovani di Palermo come southworking: lavorare (e studiare) dal Sud. Ma, una volta che i lavoratori tornano al sud, beneficiando di un costo e di una qualità della vita ben diversi e di uno scenario infrastrutturale in continuo e veloce miglioramento, ecco aprirsi anche le porte per lavorare al Sud. “Il southworking è probabilmente qualcosa che nessuno di noi avrebbe potuto prevedere, non con i tempi e la velocità di questi ultimi due anni”, ci confessa Pasquale Lamura, CEO di DFL Gruppo Lamura, che da 45 anni aiuta letteralmente a costruire il futuro del Sud vendendo tutto il necessario al mondo delle ferramenta, “Prima mio padre Pinuccio e poi io, insieme ai miei fratelli, abbiamo sempre creduto nel valore di fare impresa al Sud, a Sala Consilina [SA – ndr], nel nostro territorio. Insomma, noi ci siamo fatti trovare pronti e oggi siamo in grado di fornire un’offerta attrattiva ai nostri clienti, e ai nostri dipendenti attuali e futuri”.

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Lavorare al Sud: un’impresa e una gratificazione

Lavorare al Sud”, continua Lamura, “è allo stesso tempo difficile, perché tutto è meno collegato e scalabile, ma anche stimolante, perché avere successo qui non è scontato, e quindi c’è più voglia di riuscire e di rimanere. Noi lavoriamo nel settore della grande distribuzione per ferramenta e ci confrontiamo con un modello che assomiglia sempre di più a quello dei grandi ecommerce B2C. Quindi, ad esempio, avere un sito web fruibile e responsive, è una priorità non eludibile. Abbiamo appena rifatto il nostro sito, migliorato tutte le sue funzionalità oltre che il design, sono certo che i nostri clienti apprezzeranno”.

Progetti credibili per un Sud professionalmente più attrattivo

Il Sud è pieno di figure professionali e professionalizzate, che fino a ieri erano costrette a emigrare per trovare occasioni di lavoro e di carriera. “La difficoltà”, precisa Lamura, “a parità di progetto, è essere attrattivi e credibili. Quando un progetto è credibile, le persone sono più propense ad “ascoltare” e sceglierti. La nostra casella di posta è sempre aperta a nuovi profili: magazzinieri, trasportatori, agenti di commercio per nuove zone geografiche nel Centro-Sud Italia (isole incluse), ma anche figure professionali con background più specifici come buyer, addetti al controllo di gestione con background finanziario e contabile (è possibile candidarsi compilando il form). Cerchiamo anche nel marketing e nel mondo della gestione risorse umane, che per molte aziende di piccole e medie dimensioni sono novità assolute”.

Le squadre vincenti non “giocano” solo a Milano e Torino…

Insomma, DFL Gruppo Lamura è un esempio della vitalità del mondo imprenditoriale del Sud, che può offrire belle opportunità di impiego non solo per i giovani, ma anche per figure più esperte desiderose di ritrovare a casa quel work-life balance da sempre ricercato. Non è un caso che Pasquale Lamura ci congedi precisando che “non mi piace guardare solo ai numeri; mi si passi la metafora calcistica: non mi interessa vincere tutte le partite, ma che i nostri “tifosi” vedano una squadra che gioca bene, e che si divertano”.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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