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Strage di migranti a Scicli: fermati sette presunti scafisti

Ai presunti componenti dell’equipaggio è contestato il reato di morte a seguito dell’evento criminoso. I profughi sarebbero stati costretti a gettarsi in mare a colpi di cinghia. In tredici hanno perso la vita.
A cura di Susanna Picone
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Sette persone, tutti sedicenti siriani, sono state fermate dalla polizia di Ragusa, dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Modica perché ritenuti i componenti dell’equipaggio dell’imbarcazione che ieri era in viaggio verso le coste siciliane. Su quel barcone c’erano 160 migranti, tutti eritrei, 13 dei quali sono morti annegati durante lo sbarco su una spiaggia di Scicli. Ai presunti scafisti è stato contestato il reato di morte a seguito dell’evento criminoso. Secondo le testimonianze raccolte ma non ancora verificate, gli scafisti avrebbero costretto i migranti, a colpi di cinghia, a gettarsi in mare. Questo nonostante molti di loro non sapessero nuotare. Ed è così che lo sbarco di immigrati si è trasformato in una tragedia.

Identificate alcune delle vittime – Tra i fermati dalle forze dell’ordine non ci sarebbero i due presunti scafisti che erano stati bloccati subito dopo lo sbarco e portati nella caserma dei carabinieri della Tenenza di Scicli. I due non sarebbero stati riconosciuti dagli altri compagni di viaggio e quindi sarebbero stati portati nel centro di accoglienza di Pozzallo. Intanto sono stati identificati alcuni dei tredici immigrati morti in mare: tre di loro erano in possesso  di documenti, altri due sono stati riconosciuti dai familiari che erano in viaggio sullo stesso barcone e sono sopravvissuti. La procura ha disposto l’autopsia sui cadaveri delle vittime. Riprese in mare, inoltre, le ricerche di eventuali dispersi.

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