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Strage di Bologna: Mambro e Fioravanti condannati a risarcire 2,1miliardi di euro

I due ex terroristi “neri” sono stati condannati a risarcire la Presidenza del Consiglio e il Ministeri degli Interni con 2 miliardi, 134 milioni e 273mila euro.
A cura di Davide Falcioni
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Francesca Mambro e Valerio Giuseppe Fioravanti sono stati condannati a risarcire la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli Interni con 2 miliardi, 134 milioni e 273mila euro. I due ex terroristi "neri" dei Nar, condannati in via definitiva per la Strage di Bologna del 2 agosto 1980, sono stati condannati dal tribunale Civile nell'ambito della causa che doveva quantificare e liquidare il danno già accertato genericamente dalle sentenze penali che avevano condannato i due all'ergastolo. I giudici hanno respinto l'eccezione di prescrizione sollevata dagli avvocati difensori dei due stragisti, dichiarati responsabili in solido dei danni subiti dalle amministrazioni dello Stato a seguito del delitto commesso a Bologna.

Il giudice Francesca Neri nella lettura della sentenza ha ricordato che, malgrado sia vero quanto affermano Mambro e Fioravanti , ovvero che anche negli anni immediatamente precedenti alla strage di verificarono molti "atti sanguinosi", è altresì vero che "l'esplosione dell'ordigno del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna provocava da sola la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200; la gravità di quel fatto, in sé e per sé considerato, per l'entità delle conseguenze lesive a persone e cose, per lo sgomento e il senso di insicurezza che provocava nell'opinione pubblica, dovuto anche alla circostanza che si trattasse di un attentato a una via di comunicazione, tale da colpire in modo imprevedibile e indiscriminato, è di livello senza pari nella storia dell'Italia, ed è secondo in ambito europeo solo agli attentati di Madrid dell'11 marzo 2004". Non vi sono dubbi dunque che la strage "abbia leso con gravità estrema una molteplicità di beni, di cui è titolare lo Stato italiano, e che sono di rango fondamentale".

Ai danni provocati a cose e persone, inoltre, vanno ad aggiungersi le motivazioni politiche, marcatamente di stampo neofascista. Secondo il giudice, infatti, la strage del 2 agosto 1980 aveva "il fine dichiarato di sovvertire completamente le istituzioni democratiche dello Stato". In seguito a quell'attentato l'Italia "appare agli occhi dei propri abitanti come incapace di proteggere la propria incolumità, nello svolgersi della loro vita quotidiana, in quanto vittima di individui e organizzazioni capaci di colpire dovunque e senza alcun preavviso". Da parte degli altri paesi l'Italia "viene vista come uno Stato in lutto, vulnerabile rispetto all'azione di gruppi estremisti, incapace di difendersi da quelli che sono dei veri e propri nemici interni".

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