Perché i classici giochi da tavola sono diventati l’oggetto del desiderio degli amanti del lusso

Il mondo della moda di lusso sembra non conoscere limiti e a darne l'ennesima prova è stata l'ultima trovata di Bottega Veneta, che ha riprodotto i classici giochi da tavola in versione griffata. La dama, le carte francesi, le racchette da spiaggia e "l'ultimo arrivato", lo Jenga, realizzato in collaborazione con Hasbro in pelle di vitello colorata. Per quale motivo la Maison francese, insieme ad altre molte griffe rinomate, ha letteralmente invaso il settore dei giochi e dell'intrattenimento con questi accessori rivisitati (e soprattutto extra lusso)?
I giochi da tavola rivisitati in chiave griffata
Basta andare sul sito ufficiale di Bottega Veneta per scoprire che i classici giochi da tavola sono diventati un accessorio di lusso super desiderato dai fashion addicted più incalliti. Pannelli in legno di noce, custodie in pelle di vitello (naturalmente intrecciata) e lavorazione hand made: i giochi iconici sono stati rivisitati per diventare un must da esibire in casa con orgoglio.

Naturalmente i loro prezzi non possono essere considerati propriamente economici, basti pensare al fatto che che un set di domino costa 3.200 euro, lo Yatzi 4.900 euro, un Jenga 5.200 euro e addirittura per il set per dama e scacchi, completo di pedine, viene a costare ben 14.000 euro.

Giochi da tavola o pezzi da collezione?
Bottega Veneta non è stata l'unica Maison di lusso a rivisitare i giochi classici con cui tutti noi ci siamo intrattenuti almeno una volta nella vita, prima di lei lo avevano fatto già fatto diverse griffe.

Louis Vuitton aveva riprodotto il Jenga con dei cubi di plexiglass con il monogramma LV (prezzo oltre 3.000 euro), Dolce&Gabbana aveva proposto un set da backgammon da 3.500 euro, Prada un cofanetto da poker da 5.500 euro.

Per quale motivo sono tutti molto di più di semplici giochi da tavola? Sono stati trasformati in oggetti di design di alto livello, da collezionare e da custodire in casa come se fossero vere e proprie opere d'arte. L'obiettivo, infatti, il più delle volte non è usarli durante una comune serata giochi ma esibirli come status symbol. In quanti sognano di esporli nella proprie libreria?
