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Perché il nuovo murale di Banksy è diverso dai precedenti, Nicolas Ballario: “Sta perdendo mordente”

Banksy è tornato con un nuovo murale potente e scomodo. Il critico d’arte Nicolas Ballario a Fanpage.it ha spiegato cosa ha di diverso dalle opere precedenti.
Intervista a Nicolas Ballario
critico d'arte
A cura di Giusy Dente
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Dopo una lunga assenza, Banksy a sorpresa è tornato con una nuova opera. Non è la prima volta che si pone in modo critico nei confronti di governi e autorità, affrontando i temi delle ingiustizie, della guerra e del capitalismo. Stavolta, però, c'è qualcosa di diverso. Nicolas Ballario ha dato a Fanpage.it la sua interpretazione.

Il significato dell'opera di Banksy

L'opera è stata realizzata sulle pareti esterne del Queen's Building, nel complesso della Royal Courts of Justice di Londra. E proprio la giustizia è il tema portante del murale: si vede un giudice con tanto di toga e parrucca che picchia con un martelletto (quello che si usa durante i processi) un manifestante disarmato, mentre quest'ultimo difende un cartello bianco insanguinato. Banksy ha forse voluto marcare quante contraddizioni ci siano al giorno d'oggi in materia di giustizia. Il riferimento è a quanto accaduto di recente proprio nella città di Londra, dove è caldo il tema della libertà di manifestazione pacifica, che il sistema giudiziario sembrerebbe invece voler sopprimere. Solo tre giorni fa quasi un migliaio di persone sono state arrestate durante una protesta e poi rilasciate poco dopo. Era una manifestazione a sostegno di Palestine Action, associazione che si batte per il popolo palestinese, che il governo britannico ha dichiarato organizzazione terrorista. Un portavoce dell'HM Courts and Tribunals Service ha già spiegato che l'opera, attualmente coperta e sigillata, verrà poi rimossa. La motivazione è la tutela storica dell'edificio, di cui si vuole preservare il valore architettonico e il carattere originale.

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Un giudice che picchia un manifestante disarmato: come si inserisce nella produzione dell'artista?

L'opera si inserisce benissimo nel solco delle cose che lui ha sempre fatto. Rappresentare l'autorità per lui è sempre stato un modus operandi, anzi è uno dei pochissimi a farlo. Gli artisti di strada solitamente tendono semplicemente ad esaltare i soggetti rivoluzionari, le vittime L'altro lato. Invece lui usa spessissimo nella sua poetica i poliziotti per esempio. Stavolta un giudice. Però io credo che nell'ultimo periodo stia diventando un po' troppo didascalico mentre prima era più evocativo: usava più il paradigma, la metafora.

Cosa c'è di diverso stavolta?

Sta diventando molto rappresentativo: il giudice che picchia il manifestante. Sta un po' perdendo mordente, il suo smalto originario. Prima era tutto super riconoscibile quello che faceva, quello che sta facendo ultimamente è un po' meno iconico: quando lo vedi non capisci che è lui. Questa immagine la trovo se devo essere sincero meno interessante delle altre. Lui era capace di un'azione molto più efficace, cioè di sfotterlo il potere. Invece in quell'immagine lì, lui non lo sfotte: semplicemente lo rappresenta. Lo trovavo più interessante quando era metaforico, quando il potere lo prendeva per il culo, diciamo.

Cosa è cambiato?

Io penso che lui si sia accorto che ormai nessuno si chiede più chi è. Ormai non gliene frega più niente a nessuno di chi è Banksy. E forse questa cosa un po' nella sua poetica influisce e quindi paradossalmente lo ha reso più classico e quindi meno interessante. 

Perché realizzare un murale sapendo che verrà rimosso? 

È il vero senso della street art. La street art quando è nata e ha iniziato a imporsi negli anni 70 era totalmente di protesta. Poi a un certo punto ha iniziato a lasciare la residenza fissa dei muri per arrivare su tela ed entrare nel mercato. Questa idea di farla lì davanti è intanto una grande operazione di marketing: la fai lì davanti proprio perché sai che te la cancellano. Ora che ci sono i social, non c'è più bisogno che sia visibile: quell'opera è molto più forte da cancellata che da esistente. Gli street artist intelligenti non urlano allo scandalo quando gli cancellano le opere, perché è la loro natura. La street art è fatta per sparire: è l'unico caso di diritto d'autore che non esiste. Nel momento in cui tu fai un'opera illegale, sul muro di qualcun altro, dello Stato o di un privato cittadino, non è più tua. In quel momento diventa della collettività e quindi non sei più tu a decidere del suo destino. Banksy sa che facendo quell'opera in qualche modo la abbandona nel momento in cui l'ha finita.

E se finisce in un museo? Sarebbe la sede finale giusta, vista vista la premessa?

Sì, io non ho nessun tipo di remora. Le opere degli street artist non sono loro, non sono più loro. Loro, anzi, fanno una cosa che è anche un po' un sopruso se ci pensi: perché chi l'ha detto che a me piace avere un'opera di street art in un contesto pubblico fuori da ogni regolamentazione? In qualche modo me la stai imponendo, quindi in quel momento lì non è più tua. Se la collettività, il museo e l'espressione della democrazia della collettività decidono che l'opera deve andare nel museo io sono d'accordo. Se è una cosa che il sistema dell'arte valuta essere utile da mostrare, perché non dovrebbe andarci?

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