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Perché all’Expo Osaka 2025 c’è un padiglione realizzato interamente col tessuto dei kimoni

All’Expo 2025 di Osaka c’è un padiglione interamente ricoperto col tessuto dei kimoni giapponesi. A realizzarlo è stato l’architetto Shin Takamatsu, che grazie alla sua opera è entrato nel Guinnes dei primati.
A cura di Valeria Paglionico
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L'Expo 2025 si tiene a Osaka, in Giappone, per la precisione sull'isola artificiale di Yumeshima, dove a partire dallo scorso 13 aprile è stata allestita l'esposizione universale organizzata dal Bureau international des Expositions (BIE). Il tema di quest'anno è "Delineare la società del futuro per le nostre vite" e fino al prossimo 13 ottobre saranno aperti al pubblico gli innumerevoli padiglioni realizzati ad hoc per l'evento. Tra i più suggestivi c'è quello realizzato dall'architetto Shin Takamatsu, che ha mixato tradizione e innovazione realizzando degli edifici con il tessuto dei kimoni: ecco com'è nata l'idea e che fine farà la struttura una volta terminato l'Expo.

Come è nato il padiglione di tessuto

Shin Takamatsu ha firmato uno degli edifici più sorprendenti dell'Expo 2025. Il padiglione da lui progettato riflette alla perfezione il suo approccio all'architettura: il futuro non può essere immaginato solo guardando avanti, bisogna anche analizzare, interpretare e comprendere il passato per sviluppare una nuova prospettiva sul futuro. È proprio per creare un ponte tra passato e futuro che è nata l'idea di ricoprire l'edificio con l'iconico tessuto broccato Nishijin, quello che viene prodotto solo a Kyoto da oltre 1.500 anni per realizzare kimoni e beni di lusso. Per portare a termine l'opera, il cui punto forte è il tetto a forma di ventaglio, sono stati usati oltre 3.500 mq di delicata seta decorata a mano con i fiori di ciliegio, dettaglio che ha stabilito un Guinnes World Record per il più grande edificio al mondo rivestito di tessuto.

Shin Takamatsu
Shin Takamatsu

Che fine fanno i padiglioni dell'Expo 2025

Per realizzare la sua opera Shin Takamatsu ha dovuto affrontare non poche sfide tecniche: la seta è un tessuto poco resistente a pioggia, tifoni e vento, dunque è stato necessario dotarlo di un rivestimento isolante, così da evitare che si deteriorasse con le intemperie. Come se non bastasse, per tesserlo ci sono voluti due anni di lavoro con artigiani e ingegneri che hanno lavorato a "quattro mani" per dare a ogni pezzo una forma differente. In questo modo, il semplice tessuto tradizionale si è potuto trasformare in una struttura architettonica vera e propria. Al momento non si sa ancora che fine farà il padiglione una volta terminato l'Expo 2025, solitamente le strutture vengono smantellate e riciclate per nuovi progetti. Shin Takamatsu spera però che la sua opera d'arte venga trasferito in una sede permanente come il Palazzo Imperiale di Tokyo.

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