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I 70 anni del Pongo, la pasta colorata che ha fatto giocare generazioni di bambini

Nell’era degli smartphone, il Pongo è ancora il compagno di giochi ideale per dare sfogo alla manualità: si lascia rompere e ricomporre migliaia di volte. Ecco la sta storia.
A cura di Beatrice Manca
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Generazioni di bambini ci hanno giocato, mischiando i colori e dando libero sfogo alla fantasia: il Pongo, la plastilina da modellare, compie oggi 70 anni. La pasta colorata è nata nel 1952 ed entrata nel mondo FILA (Fabbrica Italiana Lapis ed Affini) nel 1994, diventando uno dei giochi più popolari di sempre. Dai lavoretti a scuola ai pomeriggi in casa, il Pongo era (ed è) il compagno di giochi ideale: non sporca, non si appiccica, si lascia rompere e ricomporre migliaia di volte. Per non parlare del profumo, così caratteristico e dolce. Il Pongo insegna ai bambini a modellare la realtà, ma è anche un ottimo antistress per adulti: mai come nell'epoca degli smartphone abbiamo bisogno di manualità.

Come è nato il Pongo

Pare che, come molte altre invenzioni, il Pongo sia nato per errore: un dosaggio sbagliato nella formula della cera per scarpe che fece nascere una pasta di cera di colore neutro che non lucidava le scarpe ma che era molto malleabile. Da questo errore, si dice, è pasta la famosa pasta colorata per bambini: l'ipotesi è affascinante, ma qui la storia si confonde con la leggenda. Di sicuro, il Pongo prodotto da Adica, poi acquisita dalla FILA, è diventato così popolare che il suo nome è diventato sinonimo di pasta da modellare, anche prodotta da altri marchi. Una storia di successi, di creatività e di cambiamenti: oggi il Pongo fa parte della famiglia Giotto ed è rinato con una formula 100% vegetale, un nuovo logo e panetti con nuovi colori, incluse tutte le sfumature della pelle.

Pongo by Giotto
Pongo by Giotto

Il Pongo, il gioco di intere generazioni

A differenza del DAS, che è di dieci anni più giovane (quest'anno compie 60 anni) il Pongo non si secca mai e permette di essere utilizzato e riutilizzato praticamente all'infinito: si può rompere, ricomporre, fondere, mischiare, modellare. Chi è cresciuto negli anni Ottanta o negli anni Novanta almeno una volta avrà avuto un panetto di Pongo tra le mani, per i lavoretti a scuola o per riempire i lunghi pomeriggi dell'era pre smartphone. I più bravi cercavano di ricreare dinosauri, alberi e casette copiando i programmi per ragazzi in tv, i meno pazienti si divertivano a mischiare i colori per il gusto di modellare con le mani e per sentire quel profumo dolciastro, così caratteristico che a un certo punto si pensò di lanciare una fragranza ispirata alla plastilina colorata. Il Pongo aveva un immenso merito, che oggi andrebbe riscoperto: quello di allenare la manualità per dare forma ai pensieri. Un elemento importante non solo per i bambini, ma anche per gli adulti che – chissà – magari possono riscoprire un antistress colorato, una ginnastica per i polpastrelli abituati a toccare lo schermo.

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