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Quando il cibo sano diventa un’ossessione: Francesca Mittoni racconta la trappola dell’ortoressia

Francesca Mittoni a Fanpage.it ha spiegato come è caduta nella trappola dell’ortoressia e come ne è uscita, recuperando un rapporto sano col cibo e il piacere di goderselo senza sensi di colpa.
A cura di Giusy Dente
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Spesso anche dalle migliori premesse può scaturire qualcosa di deleterio, se portato all'eccesso ed estremizzato. È il caso dell'alimentazione e dello sport: una dieta equilibrata e una costante attività fisica sono le chiavi di accesso a una vita sana, sono due modi per volersi bene e prendersi cura di sé. Ma possono diventare una vera e propria ossessione: se ci si spinge oltre si sfocia nell'ortoressia. Quando si parla di disturbi alimentari viene ancora poco considerata: ma Francesca Mittoni, che ci è passata, ha spiegato a Fanpage.it di cosa si tratta, come è caduta in questa trappola e come ha fatto a uscirne ritrovando l'equilibrio tra salute e peso.

Che cos'è l'ortoressia

Come ogni adolescente, anche Francesca ha visto il suo corpo cambiare a una certa età. L'aumento di peso intorno ai 16 anni l'ha spinta a tentare una dieta. Fino a quel momento il suo rapporto col cibo era stato del tutto normale e pacifico, poi qualcosa è cambiato ed è diventato conflittuale. Per molto tempo è passata da regimi alimentari restrittivi ad abbuffate, facendosi del male. "Poi mi sono resa conto del problema e pensando di risolverlo sono in realtà caduta in un problema differente, l'ortoressia: è l'ossessione per il cibo sano" ha raccontato a Fanpage.it.

Instagram @francescamittoni_
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L'ortoressia non è ancora considerato un disturbo alimentare e se ne parla molto poco, anche perché dall'esterno sembra uno stile di vita equilibrato, sano, portato avanti da persone motivate e attente al proprio benessere. In realtà Francesca contava ossessivamente le calorie, pesava ogni tipologia di cibo, rinunciava alle uscite per paura di non poter controllare esattamente le quantità e gli alimenti. Insomma, si tratta di un rapporto malato: "Se una persona ha uno stile di vita attivo e mangia in modo equilibrato con serenità è un conto, ma se lo fa avendo paura di qualunque tipo di cibo diverso dal solito, avendo paura delle occasioni sociali, allora è differente".

Instagram @francescamittoni_
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Come avere un rapporto sano col cibo

Francesca sui suoi social oggi parla con più serenità di cibo e alimentazione, continua a proporre ricette ai suoi follower, ma con uno spirito del tutto differente. Ha raccontato la sua storia anche in un libro: Non sono un peso (Fabbri Editori). "Ai tempi facevo ricette prettamente sane, con poche calorie, pochi grassi, pochi zuccheri. Adesso propongo piatti equilibrati, senza alcuna ossessione" ha detto. Oggi se ha voglia di un dolce lo mangia e lo stesso vale per la pasta. Ha eliminato i fear food, appunto quei cibi tanto demonizzati che si ha quasi paura a ingerire. La prospettiva attuale insomma è completamente ribaltata: "La cosa fondamentale è stata spostare il focus dal corpo che avrei voluto avere a la salute: decidere che la mia salute era più importante. Il corpo che avrei avuto era secondario".

Instagram @francescamittoni_
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Siamo schiavi di una perfezione inesistente

Sui social (e non solo) si tende a ostentare una perfezione che il più delle volte è assolutamente fittizia, si propongono standard irraggiungibili e spesso anche malsani. Francesca Mittoni sui suoi social ha più volte ribadito che non bisogna credere a tutto ciò che si vede online. Anche a Fanpage.it ha spiegato che confrontarsi con certi standard genera un continuo sentimento di frustrazione: "Il fisico soprattutto femminile è una moda e questo è allucinante. La persona non si sente mai all'altezza".

Instagram @francescamittoni_
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In che modo la diet culture influenza le nostre vite

"La diet culture è quell'insieme di credenze che vedono il cibo diviso in buono (quello sano) e cattivo (il junk food). Non esiste questa distinzione, perché il cibo non ha valore morale" ha detto Francesca. Complici anche i social, la diet culture ha preso il sopravvento e rischia di schiacciare soprattutto le persone più fragili, incapaci di orientarsi in un mondo che appare omologato e fondato sull'ideale della magrezza: "La diet culture vede la magrezza come valore assoluto a cui aspirare, vede l'allenamento come un mero mezzo per bruciare calorie e di conseguenza le persone vengono connotate moralmente in base a ciò che mangiano, quanto si allenano, quanto pesano, alla taglia che indossano".

Instagram @francescamittoni_
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C'è bisogno di più normalità e meno perfezione

Più che ambire alla perfezione fisica bisognerebbe forse puntare all'accettazione, a un miglioramento di sé che non intacchi la salute e non sfoci in ossessione. Soprattutto, sarebbe forse più sano e costruttivo cercare il proprio benessere e il proprio equilibrio senza inquadrarli in modelli preconfezionati e stereotipi. Certo: la società attuale così perennemente "esposta" porta chiunque a volersi mostrare al meglio per essere accettati. L'omologazione sembra l'unica strada.

Instagram @francescamittoni_
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Ma lo è davvero? È qui che entra in gioco il valore dell'unicità, che sta trovando sempre più spazio anche nelle narrazioni social: ci si mostra per ciò che si è davvero, cosiddetti "difetti" compresi, che non sono altro che normalità. "Vedere certi messaggi sui social mi ha aiutato: se ci fossero stati messaggi più di accettazione magari le cose sarebbero andate un po' diversamente. Parlo di certi argomenti perché ho voluto creare un profilo che sarebbe stato utile alla me di un tempo" ha confidato Francesca.

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