Possiamo avere paura della paura? La psicologa risponde: “La paura è una reazione, il coraggio una decisione”

La paura è un’emozione spesso interpretata come un limite, un ostacolo da superare. Eppure, come spiega la dott.ssa Marzia Targhettini, psicologa psicoterapeuta, tesoriera Ordine degli Psicologi della Lombardia, si tratta di un meccanismo prezioso, persino salvavita in determinati contesti, perché permette al nostro organismo di reagire a situazioni potenzialmente pericolose. Quando però la paura smette di essere una risposta funzionale e diventa un timore costante verso le proprie stesse reazioni emotive e fisiologiche, può trasformarsi in un circolo vizioso capace di condizionare la vita quotidiana. Con la dott.ssa Targhettini approfondiamo un tema poco discusso che riguarda la paura della paura stessa, per comprenderne le origini, i meccanismi e le possibili soluzioni.
Dott.ssa, che cosa si intende per paura della paura e quando si verifica?
La paura viene spesso interpretata come un’emozione negativa, ma è una risorsa fondamentale. È ciò che ci permette di reagire prontamente a uno stimolo pericoloso, mettendoci nelle condizioni di salvarci. La paura della paura, invece, non riguarda un pericolo esterno, bensì le sensazioni e le reazioni fisiologiche ed emotive che la paura produce. Poiché tali sensazioni non sono piacevoli, possono diventare esse stesse fonte di timore.
Come si crea il circolo vizioso che alimenta la paura della paura?
Il circolo vizioso si innesca quando le reazioni emotive diventano così intense da risultare travolgenti, come accade negli attacchi di panico. La persona percepisce la propria risposta fisica come una minaccia e sviluppa avversione verso quelle sensazioni. Anche la cultura e la società di cui facciamo parte ha sicuramente un ruolo: viviamo in un contesto che esalta il controllo e considera ancora oggi il manifestarsi delle emozioni come una debolezza. In questo senso, il fatto di non riuscire a controllare la propria paura alimenta ulteriormente la paura stessa.
Oltre al contesto sociale, esistono eventi o caratteristiche che rendono alcune persone più predisposte alla paura della paura?
Si, assolutamente. Eventi traumatici o periodi particolarmente stressanti possono aumentare la sensibilità emotiva, creando una sorta di memoria che rende più reattivi a situazioni future simili. Tuttavia non è ciò che accade a determinare la risposta, ma come lo si elabora. Alcuni atteggiamenti, come l’evitamento delle situazioni scomode o la ricerca insistente di rassicurazioni, rendono più facile l’innesco di un circolo disfunzionale perché alimentano l’idea di non farcela da soli.
L’ansia anticipatoria può peggiorare questo quadro?
Sì. L’ansia anticipatoria porta a immaginare gli scenari peggiori e a rimuginare sul futuro, alimentando la paura della paura. In minima parte può essere utile perché aiuta a prevenire gli imprevisti, ma quando diventa costante blocca la persona e la porta a vivere nella sensazione continua che qualcosa andrà storto. La mente immagina, il corpo reagisce, e la giornata si riempie di tensioni che rinforzano ulteriormente l’ansia.
Quest'ansia può portare a evitare la socialità e limitare la vita quotidiana?
Accade molto spesso, più di quanto si pensi. La paura della paura è uno dei fattori alla base di fobie e attacchi di panico. Dopo un episodio, molte persone temono che possa ripetersi e iniziano a evitare contesti simili o scenari che potrebbero innescare quelle brutte sensazioni vissute. L’evitamento offre un sollievo momentaneo ma, nel tempo, restringe sempre più lo spazio di azione. Se si smette di fare la spesa perché si teme un nuovo attacco, anche solo il pensiero di entrare in un supermercato può diventare insostenibile. E più si evita, più la paura cresce.
Come può una persona riconoscere i primi segnali e intervenire prima che la paura diventi ingestibile?
Ci sono due domande fondamentali da porsi. La prima riguarda la libertà di scelta: sto evitando una situazione perché voglio farlo o perché non riesco più ad affrontarla? Se il solo pensiero di quella situazione genera malessere, allora la paura sta diventando un limite. La seconda domanda riguarda il tempo: evitare questa situazione oggi mi renderà più sicuro o più impaurito tra un mese o tra dieci anni? Queste riflessioni aiutano a distinguere tra una paura fisiologica e una paura che sta prendendo invece il controllo. È importante anche evitare di patologizzare emozioni normali, perché la paura è parte dell’essere umano e spesso è funzionale in un certo senso anche al nostro benessere.
Una volta riconosciuti questi segnali, qual è il passo successivo?
Quando la paura interferisce con la quotidianità è fondamentale rivolgersi a un professionista. Esistono protocolli e strumenti mirati che permettono alle persone di tornare autonome e libere di scegliere. Poiché la paura della paura può avere origini diverse, un trauma, alcune dinamiche personali, l’ambiente familiare, il percorso terapeutico deve essere personalizzato.
Quali strategie terapeutiche risultano più utili per interrompere il circolo vizioso?
Un passaggio importante è lavorare sugli evitamenti. Un'idea carina potrebbe essere quella di iniziare a fare una lista delle cose che non si riescono più a fare, dalla situazione percepita come impossibile a quella che sembra affrontabile con un po’ di impegno. È un percorso graduale che permette di riallenarsi ad affrontare ciò che fa paura. La paura è innata, mentre il coraggio è appreso. Per tornare a vivere con pienezza bisogna avere il coraggio di tornare ad avere paura, come diceva Winston Churchill.