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Perché siamo ossessionati dai like sui social: come ci condizionano i pensieri intrusivi

Perché appena condividiamo una foto iniziamo a chiederci se piacerà e quanti like farà? Questo pensiero può assillare anche per ore: è un pensiero intrusivo.
Intervista a Dott. Gianluca Castelnuovo
Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica Università Cattolica di Milano
A cura di Giusy Dente
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L'espressione "pensieri intrusivi" indica quei pensieri capaci di insinuarsi nella mente all'improvviso arrivando anche a condizionare la quotidianità. Spesso si tratta di questioni del tutto di poco conto, che diventano però preponderanti, fino a sfociare nei casi più drastici in vere e proprie ossessioni. Quando non diventano patologici, i pensieri intrusivi sono gestibili. Lo ha spiegato il dottor Gianluca Castelnuovo a Fanpage.it: "Una persona ha il pensiero che lo tormenta, ma magari passa una notte insonne e il giorno dopo fa delle azioni che lo portano a risolvere, a sistemare. Altre persone non riescono a compiere le azioni necessarie per dissolvere quei pensieri: si incartano, si impaludano in quella situazione, rimangono incastrati, cominciano ad attuare le tentate soluzioni e restano settimane, anni nel problema".

Cosa succede quando avanza un pensiero intrusivo

Il tempo che passiamo online è sempre di più, è come avere una vita virtuale parallela che rischia di prendere il sopravvento su quella reale. Basti pensare a quando si condivide una foto su un social e immediatamente ci si chiede se piacerà, se ci saranno like, se ci saranno commenti e condivisioni. Il pensiero delle interazioni può essere considerato un pensiero intrusivo, un po' come quando usciamo di casa e torniamo indietro per controllare se abbiamo chiuso il gas. In questo caso: "Per intrusivo intendiamo un pensiero che contro la nostra volontà si insinua forzatamente nella nostra mente. Un pensiero così potremmo definirlo una categoria di pensiero intrusivo, che quindi ci spinge a compiere quel rituale".

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A proposito dei social, non si tratta di una questione non di vitale importanza. Come ha chiarito l'esperto: "Preoccuparsi per la reazione di un'immagine postata sui social non è questione di sopravvivenza". Eppure diventa un pensiero fisso, da cui è difficile staccarsi: "Potremmo dire che è un pensiero intrusivo (a volte ossessivo) legato alla propria immagine pubblica: come mi percepiscono gli altri, se piaccio o non piaccio, se ho fatto una brutta figura, se mi commentano. Oltre a un'identità per così dire tradizionale c'è anche quella virtuale, è un mondo parallelo per non dire sovrapposto. Sono cose che arrivano a influenzare la persona, soprattutto chi  ha identità digitali molto forti".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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