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Cosa succede al nostro cervello quando leggiamo un romanzo: i benefici anti-age della lettura

Ringiovanisce il cervello, lo mantiene più tonico ed efficiente, e rende la mente più pronta. Il Neuropsicologo Iannoccari ci spiega perché dovremmo leggere di più.
Intervista a Prof. Giuseppe Iannoccari
Neuropsicologo e presidente dell’associazione Assomensana
A cura di Francesca Parlato
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Negli ultimi mesi ci stiamo occupando troppo di intelligenza artificiale, e molto meno della nostra di intelligenza. Parliamo di allenare l’algoritmo e i nostri neuroni invece? Li alleniamo abbastanza? Una delle attività più a basso costo e più efficaci per mantenere una mente attiva e pronta, e soprattutto giovane, è la lettura. Le dedichiamo, stando all'ultima nota Istat, decisamente troppo poco tempo. Nel 2022 il 60,7% della popolazione dai sei anni in su non ha letto neanche un libro (non scolastico) nell'anno precedente. I lettori forti, quelli che leggono almeno 12 libri in un anno, sono appena il 6,4%.

I romanzi aumentano la materia grigia

Succede che quando leggiamo si attivano diverse aree del cervello. Uno scienziato statunitense, Gregory Berns, ha dimostrato come cambia il cervello, nel breve e nel lungo periodo, con la lettura di un romanzo: in base alle sue ricerche c'è un significativo aumento delle connessioni tra neuroni. Aumentano le sinapsi e quindi aumenta la materia grigia. "La lettura stimola le aree cerebrali deputate alla vista e altre regioni occipito-temporali dell'emisfero sinistro. – chiarisce Giuseppe Iannoccari, neuropsicologo e presidente dell'associazione Assomensana – Si tratta di zone deputate alla comprensione del linguaggio, all'apprendimento, le aree emotive e quelle del ragionamento". Immaginiamo il cervello come la chioma di un albero: leggere rende la chioma più rigogliosa e forte, aumentano i rami, aumentano le radici, e per la nostra mente si aprono vie e possibilità che prima non esistevano.

Leggere è l'antiaging che non ci meritiamo

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L'altro motivo per cui dovremmo leggere di più è che non esiste un antiage migliore (visti i dati ISTAT, forse non ce lo meritiamo) e più accessibile di un buon libro. "Partiamo dal fatto che intorno ai trent'anni il nostro cervello inizia a invecchiare. Perdiamo circa 100.000 neuroni al giorno per un calo di efficienza cognitiva che si aggira intorno all'1% all'anno, il che significa che dopo 30 anni abbiamo perso il 30% delle nostre abilità mentali". spiega Iannoccari. Qualsiasi attività mentale produce effetti sul cervello e lo modifica, in forza della sua plasticità, della capacità di essere altamente suscettibile agli stimoli esterni. "La lettura sollecita l'attivazione delle parti del cervello di cui abbiamo parlato sopra e le mantiene toniche ed efficienti". Ringiovanisce il nostro cervello e aumenta anche il vocabolario interno "Ad esempio, se si chiede ad una persona con la quinta elementare di dire il maggior numero di parole che iniziano con una lettera dell'alfabeto, in un minuto rievocherà circa 13 di parole, mentre una persona con un titolo universitario ne riesce a ricordare 22 circa. Come avviene ciò? Grazie alle ricerche condotte da Rita Levi Montalcini e Victor Hamburger all'Università di St. Louis si è scoperto che i neuroni, quando sono stimolati da un compito, producono il GNF (Growth Serve Factor) una neurotrofina, ossia una proteina che costituisce un nutrimento per i neuroni stessi, che mantiene giovani ed efficienti i neuroni ed evita la morte cellulare. Negli anni '80 Yves Bard del Max Plank Institute di Monaco ha scoperto un altro elisir di lunga vita dei neuroni, il BDNF (Body Derived Serve Factor) che è una neurotrofina che viene prodotta specificamente quando siamo sottoposti a compiti cognitivi".

Quando un libro ci emoziona

Può capitare, sfogliando le pagine, di ridere a crepapelle, di sentirsi gonfiare gli occhi di lacrime, di immedesimarsi completamente nel protagonista. Immergersi in un libro vuol dire anche questo, emozionarsi col protagonista, soffrire con lui, gioire, parteggiare per uno o un altro personaggio. Si chiama stimolazione emozionale. "È un fenomeno che sortisce effetti sulla regolazione delle emozioni e del comportamento”. Attraverso i comportamenti dei protagonisti di un romanzo abbiamo la possibilità di vivere situazioni e esperienze che altrimenti non avremmo l’occasione di sperimentare. “Si apprendono nuovi modi di interpretare gli eventi e di reagire di conseguenza. A livello cerebrale, ciò si traduce in una stimolazione delle aree profonde deputate all'elaborazione delle emozioni (amigdala, nuclei della base) che quando attivati positivamente rilasciano la dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nelle sensazioni legate a ricompensa e gratificazione".

La lettura non è un'abilità innata del cervello

Leggere, a differenza del parlare, non è un'abilità naturale, il nostro cervello non ha un’area deputata alla lettura. È una capacità che acquisiamo. E una volta che impariamo a farlo in pochi secondi siamo in grado di identificare un testo. Questo è possibile grazie a una caratteristica del cervello: la plasticità. "Si creano circuiti neuronali che prima non c'erano, arricchendo di conseguenza il tessuto cerebrale. La letto-scrittura è un'attività artificiosa che non sempre asseconda la natura del cervello. Ci sono culture come la nostra che leggono e scrivono da sinistra verso destra; il mondo arabo fa il contrario; gli ideogrammi cinesi si scrivono in verticale e così via. In realtà, la naturale propensione della visione ci porterebbe a leggere e scrivere in verticale, mentre farlo come lo facciamo noi è una forzatura del sistema, che ovviamente con l'esercizio diventa un'abilità automatica appresa".

Meglio il libro di carta o il Kindle?

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Al di là delle preferenze personali, c'è chi non rinuncia all'odore delle pagine e chi invece preferisce la praticità di un reader comodo da infilare velocemente in borsa, ci sono delle differenze sul nostro cervello se scegliamo un supporto o un altro. "Ci sono, ma sono ancora poco note – specifica Iannoccari – Oltre alle sensazioni tattili e olfattive derivanti dal maneggiare un foglio di carta rispetto alla lettura su uno schermo digitale, anche il modo in cui si svolge l'attività di lettura si modifica sensibilmente". La neuroscienziata Maryanne Wolf segnala che la lettura su schermo attiva tre fenomeni non sempre positivi: "Lo skimming (lettura veloce), il browsing (scorrimento veloce) e il conseguente skipping (salto di parti di testo). Ciò può essere utile se dobbiamo procedere velocemente in una lettura poco interessante, mentre costituisce un serio limite se dobbiamo apprendere e approfondire, o solo goderci meglio, un testo scritto".

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