Stato Mafia, il generale Mori: “Non fu trattativa, ma baratto legale”

Mario Mori, ex comandante del Ros, il raggruppamento operativo speciale dell'arma dei carabinieri, è intervenuto ieri sera nel corso della trasmissione Ballarò in onda su Rai 3: "La trattativa c’è sempre stata, trattativa, tra virgolette, a vari livelli: quella dell’ufficiale di polizia giudiziaria è un tipo di trattativa, poi c’è quella politica". Mori, rinviato a giudizio nell'ambito del processo Stato – Mafia, ha ricordato anche quando si recò a Roma nell'abitazione di Ciancimino a Piazza Navona: "Io ero la polizia giudiziaria che stava facendo operazioni antimafia e quello era un mio compito. Io avevo il coraggio di andarci, nessun altro aveva il coraggio, erano tutti nascosti sotto alle scrivanie in quel periodo. Quella fatta con Ciancimino è una trattativa, pero è una trattativa consentita dalla norma. Vito Calogero Ciancimino – ha raccontato Mori – era il personaggio più debole, sul suo capo si stavano addensando una serie di procedimenti che lo avrebbero portato sicuramente in galera, quindi era debole. Ci poteva dare qualche spunto e barattare, secondo lui, questo con un trattamento migliore".
L'ex comandante del Ros aggiunge: "Il ragionamento non era ingenuo, era chiaro che questo avrebbe poi corrisposto da parte dello Stato a un atto di riconoscimento, come tutti i pentiti, perché il presupposto era che Ciancimino le cose le doveva dire poi al magistrato. Non ho avvertito subito la Procura perché era retta dal Procuratore Giammanco con cui io non avevo rapporti e non lo ritenevo corretto con le istituzioni". Mori ha continuato a parlare dei suoi incontri con Ciancimino, ex esponente della DC ma soprattutto criminale e affiliato a Gladio: "Barattare – spiega il generale Mori – non significa trattare. Per esempio, lei è il mafioso, io le faccio una domanda, e lei mi dice: “Te lo posso dire però se mi dai questo”. Io lo valuto e dico: “No, non te lo posso dare”, oppure “Sì”. Questo è il modo previsto dal codice di procedura penale che consente all’ufficiale di polizia giudiziaria di trattare con le fonti. E io a questo mi sono attenuto, art. 202 del codice di procedura penale, questo, una volta per tutte, deve essere chiaro perché molta gente, giornalisti e qualche magistrato ci rigira sopra". Mori, nel corso dell'intervista a Ballarò, ha raccontato anche della proposta che fece a Ciancimino, a cui propose uno scambio: la consegna di Totò Riina e Bernardo Provenzano in cambio di un buon trattamento delle loro famiglie da parte dello stato: "Ricordo che quando gli feci questa affermazione lui che era seduto su una poltrona, schizzò sulla sedia come una palla, e mi guardò con gli occhi sbarrati, e disse: «Lei è matto, vuol far morire me e poi vuol morire lei»".