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Stamina, Le Iene: “La nostra colpa? Appassionarci a storie di malati”

Davide Parenti risponde, a nome della trasmissione televisiva Mediaset, ai tre scienziati che accusano il programma di aver contribuito a creare “l’inganno Stamina” parlando del controverso metodo di Davide Vannoni.
A cura di Susanna Picone
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“Caro Direttore, sul caso Stamina, da ieri, da una piccola parte del mondo scientifico italiano, da tre scienziati, è finalmente arrivata un’inconfutabile certezza: è tutta colpa de Le Iene. Da intimidire, processare e condannare, mandare al rogo, e a cui togliere, con buona pace delle regole dello Stato di Diritto, qualsiasi libertà di stampa”: inizia in questo modo una lettera che Davide Parenti, autore della trasmissione televisiva Mediaset Le Iene, ha indirizzato al quotidiano La Stampa per rispondere alle accuse di tre scienziati, tra cui la senatrice a vita Elena Cattaneo. Tre scienziati che dalle pagine dello stesso quotidiano hanno parlato del controverso metodo di Davide Vannoni accusando, appunto, Le Iene di aver contribuito a creare “l’inganno Stamina”. Parenti nella sua lettera difende la scelta di mandare in onda i servizi sul metodo di Vannoni: parla di un errore di Stato e ricorda che sono circa 600 i giudici che hanno ordinato di procedere con le infusioni a base di cellule staminali in ospedale. Parenti parla di come e quando Le Iene hanno iniziato a occuparsi del caso, e cioè nel febbraio del 2013 mentre i casi contestati dai pm “sono di diversi anni prima”. A leggere i tre scienziati – spiega Parenti – “si potrebbe concludere che è tutta colpa de Le Iene”. Fa riferimento, nella lettera, ai provvedimenti del Governo:

Il Consiglio dei ministri e il ministro della Salute Renato Balduzzi, a marzo 2013 fissano in un decreto il principio etico della continuità terapeutica, per cui chi ha iniziato un trattamento sanitario in un ospedale pubblico, non avendo avuto alcun effetto collaterale, può continuare. È accaduto anche questo? Sì, pazienza: ma non scherziamo, è tutta colpa de Le Iene. Il Parlamento sovrano, essendo 36 le famiglie trattate e altre circa 170 in lista d’attesa, vota una legge che prevede di sperimentare il tanto denigrato metodo Stamina. È successo? Senza dubbio. Ma naturalmente è tutta colpa de Le Iene.

Sorpresi dalle accuse della Cattaneo – Le Iene ricordano come la commissione scientifica nominata dal Ministero abbia bocciato il metodo di Vannoni  e ricordano anche la successiva sentenza del Tar del Lazio, “ma anche in questo caso se chiedi a Cattaneo, De Luca e Cordellini magari ti rispondono sempre con l’indice puntato: è colpa de Le Iene”. Insomma, Parenti ammette di sorprendersi dinanzi a tante accuse, alcune definite “fantasiose”, e soprattutto – dice – “ci sorprende tanto livore da parte di uno scienziato, Elena Cattaneo, con cui ci siamo confrontati ore e ore al telefono, proponendole sin dalla prima puntata un’intervista in cui potesse spiegare le ragioni per cui secondo lei l’esperienza di Brescia era tutta da buttare”.

Parenti dice che gli scienziati hanno omesso di dire che Le Iene sono intervenute “quando il pasticcio era bello e fatto” e parla delle uniche colpe che avrebbe la trasmissione tv: e cioè quella di essersi affezionata alle storie dei malati. Alle storie di famiglie “che si sono sentite abbandonate alle loro spietate e incurabili malattie”. Descrive il pasticcio creato su Stamina dallo Stato e dice che pensare di risolverlo facendo partire il linciaggio del capro espiatorio de Le Iene è il colmo. Continua affermando che la lettera degli scienziati in diverse parti fa una ricostruzione falsa del loro lavoro e facilmente contestabile: per esempio affermano il falso quando parlano di una “trappola” de Le Iene ai danni dello scienziato Paolo Bianco.

"Se Vannoni ha sbagliato deve pagare" – A proposito dei loro servizi su Stamina, Le Iene fanno sapere che la loro intenzione non era quella di descrivere un metodo che funzionasse scientificamente. “Ribadiamo la nostra idea di questa storia: le famiglie che abbiamo seguito nei mesi ci raccontano che i loro figli stanno meglio e lo confermano alcuni medici che li hanno visitati prima, durante e dopo le infusioni. Anche se questa cosa da un punto rigorosamente scientifico non vuol dir nulla, è una cosa che merita un approfondimento e una risposta chiara e credibile”. Se Davide Vannoni ha sbagliato deve pagare – continua Parenti – “ma un giusto processo non può risolvere un pasticcio che lo Stato ha creato e lo Stato deve saper sciogliere”. Parenti conclude in questo modo la sua lettera:

Una soluzione condivisa, che le famiglie dei malati accetteranno se lo Stato, scevro da pregiudizi e da interessi di parte, vorrà cercare di capire come stanno quegli stessi pazienti che lo Stato ha lasciato trattare da Stamina in questi due anni. Non averlo fatto prima, con delle valutazioni ad hoc, con analisi strumentali, con video, prima e dopo le infusioni, nonostante fosse la cosa più sensata da fare (avendo dei trattamenti ordinati dai giudici e quindi comunque in essere) è una colpa grave. Almeno questa, non de Le Iene. Perché si è persa un’occasione forse irripetibile per fare veramente chiarezza. Oggi una risposta seria è dovuta a quelle famiglie. Chiudere la questione, senza verificare le condizioni dei pazienti e vietando di analizzare le cellule di Stamina al prof. Camillo Ricordi a Miami, è una scelta che non capiamo. Dopo una lunga assenza dagli schermi, vi terremo informati su questa vicenda da mercoledì 22 gennaio alle 21.10 su Italia 1.

In foto: Giulio Golia, inviato de Le Iene, con la famiglia di una bambina malata.

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