video suggerito
video suggerito

Paolo Canè: “Chi dice che è stato Sinner a perdere contro Alcaraz non capisce niente di tennis”

Paolo Cané ai microfoni di Fanpage ha parlato della rivalità tra Sinner e Alcaraz, della finale epica del Roland Garros, soffermandosi anche su altri temi. Non mancano considerazioni anche sul pubblico francese che si è schierato dalla parte dello spagnolo.
A cura di Marco Beltrami
1.191 CONDIVISIONI
Immagine

Paolo Cané, che vive e respira tennis da una vita, è rimasto incantato dallo straordinario spettacolo offerto da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz al Roland Garros. L’ex tennista italiano, bandiera della Coppa Davis, maestro e voce di Eurosport, non vede più distanze significative tra l’azzurro e lo spagnolo, nemmeno sulla terra rossa, superficie tradizionalmente meno favorevole a Sinner. Un divario che, invece, resta netto rispetto agli altri big del circuito.

Ai microfoni di Fanpage, Cané ha analizzato l’ultimo atto dello Slam con la sua proverbiale schiettezza, soffermandosi sulla crescita esponenziale di Jannik, sui tratti più impressionanti di entrambi i protagonisti, sul pubblico che ha apertamente tifato per Alcaraz e sulle critiche mosse ai colleghi telecronisti. Con la sua sagacia e senza peli sulla lingua, Cané è andato dritto al punto, in modo appassionato.

Paolo partiamo dalla fine, prova a raccontarci le tue emozioni di fronte alla finale tra Sinner e Alcaraz.
"È stato un incontro di un’intensità impressionante. Nemmeno se l’avessimo scritto prima, avremmo potuto immaginare una finale così: quasi cinque ore e venti minuti di battaglia. Un’intensità pazzesca. Peccato, certo, perché alla fine è mancato un punto. Facile dirlo, ma è così. Merito anche dell’altro, sia chiaro. Due campioni che se le sono date di santa ragione: niente contatto fisico, ma è sembrato un match di pesi massimi, colpi su colpi fino all’ultimo round. Sinner è stato straordinario ad arrivare fin lì, ma Alcaraz è stato altrettanto bravo ad annullare i match point e poi a vincere. Una sfida memorabile".

La cosa impressionante è che Sinner e Alcaraz hanno quasi trasformato la terra in cemento. Jannik ha ridotto e non poco il gap su questa superficie con Carlos, non credi?
"La cosa importante da sottolineare è che quel gap che sembrava esserci sulla terra tra Alcaraz e Sinner oggi non c’è più. E parliamo della superficie che dovrebbe teoricamente favorire di più Alcaraz. Un altro punto fondamentale è che ci sono loro due e poi il vuoto. A quel livello, per come colpiscono la palla, non ce n’è per nessuno. Nessun altro riesce a tenere quel ritmo. Quando si affrontano, sembra che giochino un altro sport. Poi certo, ci sono giocatori interessanti: Musetti che varia molto ed è bellissimo da vedere, Draper che è un giocatore molto veloce e lo stesso Djokovic che ha detto che contro Sinner non riusciva mai a colpire in tempo, era sempre in ritardo. Ha anche aggiunto: ‘Se voleva, poteva persino scherzarmi'".

Immagine

Certo che il divario con gli altri big del circuito sembra impressionante.
"Non sembra, è così. Dietro di loro c’è il vuoto. E non è solo una questione di talento, è anche una questione di fiducia e di gioco. Oggi, chiunque li affronti viene frullato. Poi certo, può capitare la giornata storta, può arrivare uno che tira 15 ace a set ma sulla carta con questo livello non c’è partita. Il livello di gioco, la velocità della palla, l’intensità: gli altri semplicemente non riescono a reggere. E la cosa più clamorosa è che tutto questo l’hanno fatto per cinque ore. Cinque ore a quel ritmo lì. Impressionante".

Qual è l'aspetto che ti ha colpito di più di questa meravigliosa finale?
"Sono rimasto sorpreso dalla velocità con cui Sinner ha preso il controllo del match all'inizio. Non me l'aspettavo. È stato bravissimo a scappare via subito, soprattutto considerando il precedente dell'anno scorso. Sappiamo che Alcaraz, alla lunga, gioca l'ultima ora di partita con la stessa intensità dei primi dieci minuti. Ci ha messo un po' a carburare, ma Sinner è stato eccezionale nel non lasciarlo entrare in partita, togliendogli il tempo e mantenendo un livello di gioco altissimo. Ha sempre giocato di rischio, andando a cercare il punto, perché la forza di questi ragazzi è proprio questa: non aspettano l'errore dell'avversario, vanno a prendersi il punto. È il segreto di questo sport. Loro sono sempre a tutta, sempre in attacco. Sinner dà più continuità con meno errori, mentre Alcaraz può avere qualche passaggio a vuoto. Ma quando trova il ritmo giusto, diventa davvero pericoloso e sono ca..i".

Cosa rispondi a chi sostiene che è stato Sinner a perdere la partita?
"Ho letto critiche sugli errori di Sinner e Alcaraz, ma vogliamo parlare dei vincenti? E degli scambi a un livello altissimo? Quando giochi a quella velocità e con quella qualità, è normale che ci siano più errori. Uno poteva servire meglio, l'altro poteva fare qualcosa in più, ma la qualità del tennis che hanno offerto è stata semplicemente straordinaria, il massimo che si possa vedere. Chi dice che Sinner ‘ha perso' la partita non capisce nulla di tennis, è semplice. Non è gente che ha mai giocato, che non sa cosa significhi, come dice Sinner, stare in campo davanti a 15.000 persone".

Immagine

Ridurre infatti questo spettacolo meraviglioso a questo è davvero improprio, anche perché nessuno gioca come loro.
"Devi dare qualità su ogni punto, ogni game, ogni set, per cinque ore. In questo match non ho visto passaggi a vuoto, nemmeno per un istante, in cinque ore e venti minuti! Di solito, in una partita a cinque set, qualcuno molla un game o un set, ma loro no. Dall’inizio alla fine hanno mantenuto un’intensità e una qualità pazzesche. A mio avviso, al giorno d’oggi, solo Sinner e Alcaraz possono giocare a queste velocità e con questa costanza. Altri possono fare cinque set, ma non con questa intensità continua, senza cali. Loro due sono su un altro livello, punto".

I risultati dicono che Sinner nelle ultime uscite ufficiali ha sempre perso con Alcaraz, perché? Può diventare un fatto mentale?
"Non vedo divari tra i due, anche sulla terra rossa. Il destino ha voluto che Sinner arrivasse a tre match point e che alla fine vincesse Alcaraz. Se Jannik avesse chiuso quel punto decisivo, avrebbe portato a casa lo Slam, e oggi si direbbe che ha superato Alcaraz, che è più forte anche sulla terra. Ma non è così: questi due giocano assolutamente alla pari. Non c’è una vera differenza tra loro. Sinner, come ha detto, dovrà trovare nuove strategie per il prossimo incontro, ma la qualità del tennis che hanno espresso entrambi in questa partita è stata eccezionale e di pari livello. Se dovessi scegliere uno, non potresti: sono sullo stesso piano."

Come mai il pubblico francese secondo te si è così palesemente schierato dalla parte di Alcaraz durante la finale?
"Credo che Sinner sia troppo educato, un campione che non esce mai dai binari. Fa sempre dichiarazioni impeccabili, misurate. Alcaraz, invece, è più simile a come siamo noi nella vita di tutti i giorni. Quando Sinner vince, dice che vuole stare con i genitori, festeggia mangiando una pizza. Alcaraz, invece, magari va in discoteca a stappare bottiglie. Le persone si rispecchiano in un giocatore in base al proprio carattere e al proprio modo di essere. Alcaraz, con quel lato un po’ più ‘fumantino’, mentre Sinner è più riservato, e questo non tutti lo capiscono".

Immagine

Alcaraz può essere tacciato forse di esultanze un po' troppo eccessive, al netto della enorme correttezza e fair play?
"È stato bravissimo, correttissimo. Poi c’è il suo modo di fare, il suo carattere. Che significa? Perché uno non può esultare o aizzare il pubblico? Se si sente di farlo, lo fa: chiede supporto nei momenti difficili o cerca l’applauso della folla. È il suo carattere, gioca la sua partita così. Sinner, invece, non ne ha bisogno: vuole giocare la sua partita, e va rispettato per questo. Chi è meglio dei due? Ognuno fa ciò che sente. Quando giocano e offrono uno spettacolo del genere, sono due grandi campioni a cui dobbiamo solo dire grazie".

Tu sei uno stimato commentatore, quanto è difficile poi mantenere l'aplomb e ti hanno colpito le critiche aspre ai tuoi colleghi?
"Se uno è così bravo, allora prenda pure il mio posto o quello di altri: che venga messo alla prova, così vediamo. Perché è facile criticare. Ci sono migliaia di persone che potrebbero farlo. Ho letto anch’io certe cose, ma sinceramente… non mi fanno né caldo né freddo. Quando commento, lo faccio per quello che sento, cercando di dare un valore aggiunto a una partita di tennis: magari una definizione, un dettaglio tecnico. Ma il vero film lo fanno i giocatori. E questo è stato un film bellissimo, da raccontare. E poi, ognuno è libero di interpretare come vuole. Se uno non apprezza il commento, può abbassare il volume o cambiare canale. Non è certo un problema, oggi".

Siamo alle solite insomma, spesso i social diventano uno sfogatoio?
"Con i media, con Instagram, con Facebook, oggi è tutto facile. Ma se non ci fossero stati questi canali, certe cose non sarebbero nemmeno venute fuori. Perché oggi è tutto molto più complicato, e chi commenta dovrebbe essere consapevole del valore che ha e di quello che può davvero trasmettere su una partita. Se c’è gente che commenta da tanti anni, un motivo ci sarà: vuol dire che chi li sceglie li ritiene all’altezza, altrimenti non li chiamerebbero per certe partite. Poi ognuno può dire la sua, certo. Le critiche si possono anche ascoltare, c’è sempre da imparare, guai a non farlo, ma alla fine, su cento che criticano, probabilmente 99 hanno giocato a tennis una volta nella vita.

Tornando a Sinner, come pensi che ne esca da questa sfida soprattutto dopo i 3 match point?
"Lo vedremo nei prossimi tornei, come reagirà. Per un ragazzo di 23 anni, trovarsi con tre match point è una situazione nuova, qualcosa che non ha mai vissuto. Reagirà seguendo il suo istinto. Da come ha sempre parlato, da come ha gestito la sospensione di mesi, da come è tornato, ha sempre dimostrato grande forza mentale. Penso che questa esperienza lo renderà ancora più forte. Certo, gli gireranno le palle perché non sarà felice di aver perso. Ma è arrivato lì, capisci? È arrivato a quel punto, e questo è già un gran risultato".

Insomma secondo te chi esce più forte dei due da questo match?
"Tutti e due. Entrambi ne escono rafforzati. Sinner perché si è detto: ‘Sono arrivato a un punto dal vincere, su una superficie come la terra battuta dove, in teoria, poteva essere favorito Alcaraz, nonostante io abbia avuto i match point’. Alcaraz, invece, pensa: ‘Me la sono vista brutta, sono riuscito a reagire, ma ca..o, che rischi!’. Ha capito che Sinner è arrivato a un livello altissimo. Lo sanno, si rispettano molto. Combattono con le stesse armi, e per questo ogni loro incontro nei prossimi anni sarà una battaglia epica. Vedremo chi riuscirà a mettergli i bastoni tra le ruote e a impedire che arrivino sempre in fondo ai tornei."

Senti Paolo e Musetti? Forse può essere lui l'unico, con il suo tennis bello e vario, ad impensierire i due battistrada?
"Musetti è un ragazzo molto tranquillo, sta seguendo la strada giusta, sta ottenendo ottimi risultati. Quando si è ritirato ha fatto benissimo: se non sei al top, se non combatti ad armi pari contro Alcaraz, rischi solo di prendere gli schiaffi. Ha tenuto per due set, due set e mezzo, poi ha capito di non essere al 100% e ha deciso di fermarsi. Scelta giusta, anche per non compromettere il resto della stagione Sulla terra ha fatto ottimi risultati, adesso ha da difendere la finale al Queen’s e la semifinale a Wimbledon".

Immagine

Anche se i riflettori sono spesso e volentieri su Sinner, anche Musetti dunque può regalarci grandi gioie?
"Deve continuare a giocare come sa, perché è in crescita, sta credendo sempre di più nei suoi mezzi. È un campione che sta venendo fuori, capisce tante cose e, poco alla volta, raccoglierà i frutti di tutto questo. È numero 6 al mondo: cosa vuoi di più, cosa deve fare ancora? (ride, ndr). Ha i suoi limiti come tutti, forse nei tre su cinque sulla terra fa un po’ più fatica, ma resta uno che gioca bene a tennis, offre spettacolo, è migliorato tanto. E finalmente abbiamo un giocatore vero, da tenere stretto. È italiano, e ce ne fossero altri tre o quattro come lui".

Non posso non chiederti qualcosa sulla cerimonia di Nadal, ti ho sentito molto emozionato.
"Quello di Nadal è stato un vero premio alla carriera. Basta guardare solo i tornei che ha disputato al Roland Garros: quelli dicono già tutto. È stato emozionante e giusto rendergli omaggio, come con la mattonella dedicata sul campo. Ora vediamo se un giorno ne metteranno un’altra accanto. Forse io non ci sarò più, ma vedremo chi riuscirà a fare qualcosa di simile".

Chiudiamo con quelli che a tuo dire sono stati gli aspetti più belli e brutti del Roland Garros.
"È sempre uno Slam, e come sempre non sono mancati i colpi di scena. Ma in fondo si sapeva: sarebbero arrivati i più forti, quelli che stanno giocando meglio, che stanno bene fisicamente e che si sono preparati nel modo giusto. La conferma arriva da Sinner, che nonostante la pausa è tornato alla grande. Delusione? Ripensando alle partite che ho visto e commentato, direi di no. Mi dispiace però per la finale femminile: il vento ha condizionato troppo il match. Le giocatrici erano d’accordo nel chiudere il tetto, ma le regole non lo hanno permesso. Peccato, perché una finale rovinata così lascia l’amaro in bocca. Lo ha detto anche Sabalenka, che ha riconosciuto di non essere riuscita a esprimersi al meglio".

1.191 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views