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Ouhdadi positivo al Clostebol, è squalificato per 3 anni: “Sono innocente”. La differenza con Sinner

In Spagna hanno paragonato la pesante squalifica dell’oro paralimpico Yassine Ouhdadi, positivo al Clostebol e stangato con tre anni, a quella giudicata molto più lieve di Jannik Sinner per lo stesso steroide anabolizzante: ma la differenza tra i due casi è enorme, sostanziale.
A cura di Paolo Fiorenza
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Yassine Ouhdadi, campione paralimpico dei 5000 metri sia a Tokyo nel 2021 che a Parigi nel 2024, è stato squalificato per tre anni dopo essere risultato positivo al Clostebol in un test antidoping fuori gara condotto prima dei Giochi Paralimpici di Parigi: in conseguenza della sanzione, il 30enne spagnolo sarà privato della medaglia d'oro conquistata in Francia. È stata una mazzata arrivata solo ora per Ouhdadi, corridore ipovedente (classe T13) in quanto affetto da cataratta congenita a entrambi gli occhi. In Spagna tutti i media hanno accostato il caso dell'atleta di origini marocchine a quello di Jannik Sinner, che ha patteggiato tre mesi di stop per la doppia positività alla stessa sostanza dopante, il Clostebol. Ma tra i due casi c'è una differenza enorme, sostanziale.

Ouhdadi, che nel suo palmarès ha anche due ori e due argenti mondiali, era risultato positivo a un test delle urine fuori gara il 28 luglio 2024. Dopo aver ricevuto la notifica dal Comitato Paralimpico Internazionale il 27 febbraio di quest'anno, l'atleta spagnolo ha dovuto anche lasciare il Centro Alto Rendimiento de Sant Cugat, un complesso sportivo pubblico destinato ad atleti di alto livello, dove viveva e si allenava grazie a una borsa di studio. Yassine è dunque tornato nella sua dimora abituale in Catalogna.

Yassine Ouhdadi dopo la vittoria della medaglia d'oro nei 5000 a Parigi: gli sarà tolta
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La differenza tra i casi di Ouhdadi e Sinner: nessuna ricostruzione della presunta contaminazione da parte dello spagnolo

Ouhdadi ha accettato la squalifica di tre anni proposta dal CPI, pur sostenendo di essere innocente. Anche lui, come Sinner, ha sostenuto di essersi ritrovato inconsapevolmente nel proprio organismo il Clostebol, non avendolo mai assunto e men che mai allo scopo di migliorare le proprie prestazioni. Ma a differenza del campione azzurro non è riuscito a dimostrare, e prima ancora a ricostruire, la provenienza non intenzionale dello steroide anabolizzante nel suo corpo.

"Quello che inizialmente pensavo fosse un errore si è trasformato in un incubo personale e sportivo. La causa era il Clostebol, uno steroide anabolizzante presente nelle creme oftalmologiche e ginecologiche per la guarigione delle ferite – ha dichiarato Ouhdadi sui suoi social, in un post poi cancellato – Trovare la fonte è ciò che mi ha dato speranza, pensare di poterla ricondurre a un massaggio, o alla contaminazione da parte di qualcuno che l'ha usata ed è entrato in contatto con me. La speranza di trovare la fonte della possibile infezione si è trasformata in profonda impotenza e delusione. Cercare i contatti quotidiani di sette o otto mesi fa rende tutto più difficile".

L'altro caso spagnolo, la pattinatrice Laura Barquero: è come Ouhdadi

In Spagna non solo sottolineano la differenza col caso Sinner, ma anche quella tra la sospensione – giudicata lieve – dell'altoatesino e quella inflitta alla pattinatrice iberica Laura Barquero, che ha ricevuto una squalifica di sei anni e ha dovuto abbandonare lo sport. Anche in questo caso, peraltro, la Barquero – recidiva nella positività al Clostebol – non era riuscita a giustificare in alcun modo il nuovo test positivo, dopo essersi appellata alla contaminazione involontaria nel primo caso. Una differenza abissale con la vicenda di Sinner, che invece è stata definita dalla stessa WADA "lontana anni luce dal doping".

La pattinatrice spagnola Laura Barquero, squalificata per sei anni per il Clostebol
La pattinatrice spagnola Laura Barquero, squalificata per sei anni per il Clostebol

Ouhdadi, come la Barquero, non è dunque stato in grado di dimostrare che la causa della sua positività fosse la contaminazione, laddove invece Sinner nel marzo del 2024 aveva immediatamente esercitato i suoi legittimi diritti – entro i termini stabiliti dalla normativa antidoping e avendo la ragione dalla sua parte – nel fare immediato ricorso subito dopo entrambe le positività al Clostebol riscontrate durante il torneo di Indian Wells. La ricostruzione chiara, dimostrata e credibile di quanto accaduto (ovvero la contaminazione tramite un massaggio fattogli dal suo fisioterapista Naldi senza guanti, dopo che quest'ultimo aveva utilizzato il Trofodermin, spray contenente Clostebol, per curare una propria ferita alla mano) è stata accettata prima dall'ITIA e poi dalla WADA, arrivando infine al patteggiamento di soli tre mesi di squalifica per Sinner, che scadranno lunedì prossimo.

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