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Australian Open

Il caso Djokovic: non si vaccina ma una sua azienda studia una cura per battere il Covid

Djokovic è stato espulso dall’Australia dopo la cancellazione del visto da parte del ministro dell’Immigrazione. Spunta nel frattempo un particolare che alimenta nuovi sospetti.
A cura di Maurizio De Santis
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L'ultima partita di Novak Djokovic si è giocata in un'aula di tribunale: la "sua" pallina è finita sul nastro ed è rimasta nella sua metà quando, arrivato in Australia, è stato bloccato in aereo e poi spedito in un centro di accoglienza per immigrati. Gli è stato impedito di entrare nel Paese perché non vaccinato contro il Covid: aveva preso il volo per andare dall'altra parte del mondo certo che alla fine, dopo tante polemiche e un compromesso discutibile, sarebbe sceso in campo a fare il suo mestiere. A vincere. E invece ha perso dopo che il suo secondo ricorso è stato bocciato.

Visto cancellato, dopo aver tentato di ottenere l'esenzione vaccinale, e addio alla possibilità di giocare in Australia, con il rischio anche di un ban triennale. Il tutto con buona pace della sua strategia difensiva, incentrata sulla possibilità che il verdetto potesse infiammare ulteriormente l'ideologia no-vax e non il contrario. L'epilogo peggiore possibile a livello d'immagine ed economico, che rischia di avere ripercussioni anche sulla sua carriera.

Un murale dei tifosi serbi di Djokovic che attacca i media internazionali per le notizie sul caso del tennista no vax
Un murale dei tifosi serbi di Djokovic che attacca i media internazionali per le notizie sul caso del tennista no vax

La tesi che lui ha portato avanti, e che la testimonianza dello stesso Djokovic ha suffragato per evitare di essere allontanato dal Paese, è stata smontata da alcune foto compromettenti apparse nei giorni precedenti al verdetto. Immagini che hanno provato l'incoerenza della posizione del tennista e, più ancora, hanno alimentato i sospetti sulla gestione molto "personale" della positività al coronavirus di qualche tempo fa.

Non è l'unico dettaglio che stride in tutta questa vicenda. Un'inchiesta de Il Sole 24Ore ne ha portato alla luce un altro grottesco quanto chiacchierato: Djokovic risulta proprietario e principale azionista della start-up QuantBioRes, una società di ricerca scientifica fondata nel 2020 e che studia un metodo di "deattivazione" del Sars-CoV-2. Cosa vuol dire deattivazione? Che cerca una cura alternativa ai vaccini per battere il Covid. Ecco, a corredo del caso e del brusio che continua ad accompagnarlo adesso c'è anche un'insinuazione: ovvero la maldicenza secondo cui dietro la scelta "no vax" di Djokovic si celino interessi economici che porterebbero solo benefici alla "sua" azienda. Un'altra partita da giocare per Djokovic?

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