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Come si diventa Djokovic, è un mostro di sagacia: “Guardo cosa fanno i miei avversari in campo”

Novak Djokovic ha spiegato i suoi mind games durante le partite che gli permettono di capire gli avversari, e demolire chi gli sta di fronte.
A cura di Marco Beltrami
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Come si diventa Novak Djokovic? Quali sono i segreti del numero uno del tennis mondiale? Ovviamente bisogna citare in primis gli allenamenti costanti, i sacrifici, le doti tecniche e psicofisiche fuori dal comune. A tutto questo bisogna aggiungere anche l'esperienza e la capacità di saper leggere in campo le situazioni e gli avversari, capendo punti di forza e debolezza di chi sta dall'altra parte della rete.

Nella sua ultima interessantissima intervista a 60 minutes su CBS, il serbo che è il giocatore con più tornei dello Slam vinti della storia, ben 24, ha spiegato anche come fronteggia a 36 anni i ragazzi terribili della new generation, come ad esempio Sinner, Alcaraz, Rune o Shelton: "Penso che i giovani ragazzi che sono molto affamati e molto ispirati a giocare il loro miglior tennis contro di me sia una motivazione in più. Penso che risveglino una bestia in me".

E Djokovic sa come trarre il massimo vantaggio da certe situazioni, come quando incita il pubblico ad alzare i decibel tifandogli contro per incamerare quell'energia a proprio vantaggio. Insomma veri e propri mind games, per Nole che a seconda della partita e delle fasi studia il comportamento migliore da tenere in campo. La sua tattica prevede attenzione massima a ciò che accade al di là della rete: "Un'altra parte della mia tattica, è cercare qualsiasi accenno di debolezza attraverso la rete…".

Anche se il tennis non è uno sport di contatto, Djokovic vede il tennis quasi come se lo fosse. Ci sono infatti le stesse peculiarità: "Anche se non c'è contatto fisico nel tennis, c'è ancora molto contatto visivo. Quando cambiamo lato, quando siamo seduti in panchina, e poi quando sul grande schermo e viene mostrato come beve la sua acqua. E poi lo guardo. Come sta bevendo acqua? Sta sudando più del solito? Sta respirando affannosamente?".

Insomma ogni dettaglio può essere utile alla causa, per capire quando o meno affondare il colpo: "Esattamente. Respira profondamente o non respira profondamente? E poi guardo come sta comunicando con la sua squadra, sai. Hai tutti questi diversi elementi che sono in gioco che influenzano davvero le prestazioni e il gioco stesso". Tutte cose che sono figlie di un lavoro certosino, di osservazione, e non casuali: "Non sono mica regali, ma qualcosa che viene fuori con il lavoro".

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