Van der Sande e le ossessioni nascoste dei ciclisti: “A cena fuori con il cibo da casa già pesato”

Il lato oscuro del ciclismo e che in pochi conoscono è lo stesso che condanna il professionismo a chiudersi in se stesso, nella spasmodica e malata ricerca prestazionale ad ogni costo. Rinunciando ad una vita sana, rischiando la salute mentale. A lanciare l'allarme è stato nel giorno del suo addio ufficiale, Tosh Van der Sande, onesto gregario di tanti campioni (in ultimo Vingegaard alla Visma | Lease a Bike), dopo 14 anni di onorata carriera: "Oggi vedo i giovani malati di watt, ossessionati. E non a caso con carriere che durano sempre meno…"
Il grido d'allarme sale forte, l'avvertimento è chiaro e comprovato da quasi 15 anni di professionismo dove Van der Sande ha vissuto in prima linea – e spesso sulla propria pelle – il bello e il brutto dello sport professionistico. E se i Pogacar, gli Evenepoel, i Vingegaard sono l'aspetto più avvincente e straordinario di uno sport fatto di sacrificio, fatica e sudore come pochi altri, rappresentano anche solo la punta di un iceberg che nasconde nel profondo delle acque la parte più oscura e pericolosa: trasformare gli atleti, soprattutto i giovani, in robot da strada.
L'appello ai giovani di Van der Sande: "Abbiate istinto, coraggio, passione. I dati vi consumano nel fisico e nella mente"
"Osservo i giovani" ha raccontato Van der Sande a Het Nieuwsblad. "Li vedo incollati al computer, ossessionati dai numeri, dai dati, dai watt per chilogrammo. Ma non è così che si impara il ciclismo. Ho cercato di insegnare loro a leggere le gare, qualcosa che non si impara da un manuale, ma con l'esperienza. I giovani ciclisti non dovrebbero perdersi in numeri e statistiche…" ha poi proseguito nel post di commiato. "Il ciclismo non è solo una questione di dati, ma anche di istinto, coraggio e passione. Altrimenti diventa mentalmente estenuante, insano. Senza equilibrio".
La carriera di Van der Sande: "Son diventato professionista a 21 anni, oggi impensabile"
Van der Sande parla per esperienza diretta: in carriera non ha vinto molto ma ha partecipato agli ultimi 15 anni di un ciclismo che so è trasformato radicalmente e non sempre in meglio, soprattutto nello sfruttare i giovani che si affacciano a questo sport, non sempre in modo sano: "Io son stato fortunato, ho potuto aspettare fino a 21 anni per diventare professionista. Una cosa impensabile nel ciclismo di oggi dove tutto si muove troppo velocemente. I ragazzi ora sono molto più professionisti di quanto non lo fossimo noi alla loro età, è vero. Ci sono persino junior che fanno già ritiri di allenamento in altura… Io? Ho fatto il mio primo ritiro solo a 30 anni". ricorda l'ex ciclista della Lotto (per 10 stagioni) e per la Visma (4 anni).
Le ossessioni di Van der Sande: "Pesavo il cibo anche alle cene di famiglia"
Non solo. Il ciclismo attuale costringe gli atleti a dover convivere con vere e proprie ossessioni, costruite per il controllo assoluto delle prestazioni: "Si diventa così ossessionati da ciò che ti circonda, che si finisce per esagerare. C'è stato un periodo in cui ho iniziato addirittura di pranzare in famiglia perché dovevo pesare tutto quello che mangiavo. Quando cedevo e ci andavo" ricorda ancora Van der Sande, "portavo con me le mie porzioni, già pronte. Mentre tutti gli altri si godevano la cena. Dico ai giovani di non esagerare, perché è mentalmente estenuante. Bisogna trovare un equilibrio per il proprio bene".
Van der Sande e il ciclismo moderno: "Impressionante quanto tutti siano più forti. Ma ha un prezzo"
Van der Sande ha deciso di attaccare la bicicletta al chiodo dopo 14 anni: "Gli ultimi anni non sono stati facili, né fisicamente né mentalmente, ma ho dato tutto per ritrovare la gioia e la passione che mi hanno fatto innamorare di questo sport. E l'ho fatto! Ma ora, il mio corpo ha chiarito che è ora di fermarsi". Una carriera che però poteva anche durare di più. Purtroppo, il logorio del ciclismo moderno ha contribuito a ridefinire i tempi, consumandolo più velocemente del previsto: "Senza così tante ossessioni, forse sarei durato di più. Oggi ti analizzano in tutto, analizzano il sonno, ogni allenamento, ogni dettaglio. Tutti siano più forti, a volte anche in modo impressionante, ma alla fine ha anche un costo: chi segue questo stile fin da così giovane non sarà in grado di mantenerlo a lungo. Solo dieci anni da professionista? Sono già lo standard attuale… e credo che in futuro saranno ancora molto meno".