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L’errore fatale commesso da Armstrong che portò a galla “il più grande sistema di doping al mondo”

Nel gennaio 2013 Lance Armstrong confessò in esclusiva TV a Oprah Winfrey la rivelazione shock dell’uso di doping. Ma fu una mossa disperata. Lo fece solamente perché sapeva che gli investigatori lo avevano oramai in pugno da tempo, dal 2009, quando commise un errore imperdonabile.
A cura di Alessio Pediglieri
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La USADA smascherò Lance Armstrong e il doping sistematico nel ciclismo
La USADA smascherò Lance Armstrong e il doping sistematico nel ciclismo

Lance Armstrong e il doping, un connubio oramai indissolubile tra il texano ex fenomeno di ciclismo e il sistema illecito di utilizzo di sostanze vietate che imperversava tra gli anni 90 e i primi del Duemila, sta facendo ancora discutere oggi. Ed emergono ulteriori particolari che svelano l'errore che costò all'americano la denuncia, il processo e la condanna con la cancellazione delle sue vittorie e la radiazione dallo sport. Armstrong nel 2013 concesse la famosa esclusiva TV a Oprah Winfrey solo perché oramai già sapeva di essere alle strette, grazie ad una intuizione del procuratore USADA Travis Tygart , dal 2009 sulle sue tracce.

Per molti oggi Lance Armstrong è colui, insieme ad altri nomi grossi del mondo del ciclismo come Jan Ullrich, che ha deciso di confessare e ammettere le pratiche illecite che gli permisero di trionfare e vivere anni da campione, dominando il mondo delle due ruote a pedali che lo elesse tra i più grandi fenomeni di ogni tempo. Per poi cancellarlo dalla propria storia e relegarlo a un "bandito che ha tradito intere generazioni". Ma la verità è che non si è scoperto tutto grazie alle ammissioni successive dell'ex ciclista, perché le indagini – e il conseguente inesorabile scivolo verso il baratro – iniziarono molto prima.

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Nel ricostruire quanto avvenne in quegli anni, c'è una data precisa che oggi appare dichiaratamente l'inizio della fine: il 12 giugno 2012, ben sette mesi prima dell'intervista shock che Lance Armstrong diede in esclusiva mondiale nel salotto di Oprah Winfrey in cui confessò per la prima volta di aver fatto utilizzo massiccio di sostanze dopanti. Dichiarazioni che fecero apparire il texano il grande pentito da cui poi emerse un sottobosco inquietante composto da un sistema radicato, complesso e soprattutto condiviso, di epo, trasfusioni e sostanze illecite usate da tutti. E che invece, furono semplicemente l'ultimo grande inganno da parte dell'americano, ancora una volta perfetto nel trasformare le proprie colpe in qualcosa di empatico e condivisibile.

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Il 12 giungo 2012 è infatti il giorno in cui gli investigatori della USADA, l'agenzia antidoping degli Stati Uniti, emise la condanna verso Armstrong, dopo un'indagine a fari spenti all'interno del mondo ciclistico, che aveva puntato l'attenzione proprio sulle pratiche illecite che stavano devastando le fondamenta dell'intero sistema. E tutto nacque a seguito di un errore di Lance Armstrong stesso, che fece accendere la fiammella del sospetto poi divampata in un incendio di conferme. Un'intuizione che venne a Travis Tygart, l'allora procuratore capo che iniziò un lavoro investigativo da un piccolo elemento, ai più passati inosservato: il ritorno al Tour de France nel 2009 dopo tre anni di assenza.

Travis Tygart aveva voluto vederci più chiaro sull'improvviso moto di orgoglio di Armstrong che non aveva accettato la vittoria del "mediocre" Carlos Sastre. Il texano, infatti, era convinto di poter ancora una volta di poter dire la propria, forte di un trattamento personale che oramai per lui era scontato e che gli avrebbe permesso di tornare a imperare. E invece fu l'inizio della sua fine: i risultati non arrivarono più, il ritorno di Armstrong in gruppo divenne un peso e una minaccia e molti iniziarono a parlare, scatenando un effetto valanga dirompente.  Soprattutto da parte dei suoi ex compagni di squadra e connazionali, come Floyd Landis – anch'egli squalificato per doping – che nella primavera del 2010 svuotò il sacco con delle email dirette all'USADA.

Da quel momento in poi per Tygart fu l'inizio di una operazione che riuscì qualche tempo più tardi a sgominare ciò che è stata definita da tutti "il più grande sistema di doping al mondo". Iniziano a parlare anche altri ciclisti e si svela tutto, dall'iniziazione allo spaccio di doping nel gruppo, le trasfusioni, le pillole, le iniezioni e tutti i metodi utilizzati per superare i controlli.

A conferma di tutto ciò c'è un dossier di oltre mille pagine che racconta tutto, con nomi e cognomi, date e circostanze precise, prove scientifiche. Oltre a Landis, spuntano George Hincapie, Tyler Hamilton e anche Emma O'Reily, massaggiatrice personale di Armstrong che racconta persino di certificati medici contraffatti. E' in quel periodo che si evidenzia e si delinea una mappatura della frode a livelli impensabili. Che inchiodavano Lance Armstrong mesi prima delle sue future dichiarazioni in TV nell'estremo – ed allora riuscito – tentativo di passare come vittima di un "sistema" che aveva contribuito lui per primo a costruire e di cui avrebbe continuato a farne parte se non si fosse voltato contro di lui.

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