Uno scommettitore che si è giocato un milione e mezzo fa causa al bookmaker: “Dovevate impedirmelo”

Lee Gibson quei soldi li aveva, essendo un multimilionario operante nel settore immobiliare, il punto è che li vorrebbe avere ancora, dopo esserseli giocati tutti – perdendoli – scommettendo sulla piattaforma Betfair. Si parla di una cifra astronomica, un milione e mezzo di sterline, pari a un milione e 720mila euro, dilapidati in decine di migliaia di scommesse, qualcuna sicuramente vinta, ma in un oceano di perdite. Per Lee Gibson la colpa per il buco mostruoso nel suo conto in banca non è sua, della sua dipendenza dal gioco, ma del bookmaker in questione, che lo avrebbe dovuto fermare in tempo, "proteggendolo da se stesso", vedendo l'abisso in cui stava precipitando. È per questo che ha intentato una causa storica contro Betfair, il cui esito – in caso di successo – potrebbe diventare un precedente rivoluzionario per il settore del gioco d'azzardo.
La causa storica di Lee Gibson a Betfair, richiesta danni di un milione di sterline: "Avrebbe dovuto fermarlo"
Gibson ha dichiarato in un tribunale inglese di aver piazzato più di 30mila scommesse singole tramite la piattaforma di ‘Exchange' (ovvero lo scambio di scommesse, banco e punta tra gli utenti, in cui Betfair guadagna prendendosi una percentuale su ogni singola transazione), durante un periodo di gioco tra il 2009 e il 2019. Sebbene avesse affermato di averlo inizialmente trovato "avvincente ed entusiasmante", le sue perdite sono diventate "insostenibili" e nel marzo 2019 il suo account è stato sospeso definitivamente.
A quel punto Gibson ha deciso di fare causa al colosso del betting con sede a Londra, sostenendo che avrebbe dovuto sapere che lui era un "giocatore problematico" e che proprio per questo aveva il dovere di fermarlo prima. La sentenza di primo grado dell'Alta Corte ha dato torto allo scommettitore, ma Lee non si è arreso e ha portato avanti la sua richiesta di danni al bookmaker (quantificata in circa un milione di sterline), che questa settimana è discussa davanti alla Corte d'Appello britannica.

Inutile dire, e lo hanno sottolineato gli avvocati dell'uomo, che un'eventuale sentenza di condanna del bookmaker sarebbe epocale, con conseguenze gigantesche sul settore delle scommesse online: potrebbe definire – cambiandoli sostanzialmente rispetto al passato – quali doveri hanno le società di scommesse online nei confronti degli scommettitori. Uno dei legali di Gibson ha affermato che le scommesse del suo assistitito erano concentrate per lo più sul "risultato esatto", a volte su partite "oscure" e per somme fino a 20mila sterline ciascuna.
La tesi dell'avvocato dello scommettitore: il bookmaker "sapeva o avrebbe dovuto sapere" l'abisso di perdite di Gibson
L'avvocato ha inoltre sostenuto che il giudice avrebbe dovuto stabilire che Betfair "sapeva o avrebbe dovuto sapere" che il signor Gibson era un "giocatore problematico" e che, poiché lo trattava come un VIP con un suo "responsabile delle relazioni" personale, si era assunta il dovere di prendersi cura di lui in modo adeguato: "Le prove hanno dimostrato che Betfair sapeva o aveva a disposizione informazioni che dimostravano che il signor Gibson stava inseguendo le sue perdite (ovvero cercava di rifarsi, che è la strada diretta per l'inferno, ndr), aveva preso in prestito denaro o venduto qualcosa per giocare d'azzardo e stava giocando a un livello superiore a quello che poteva permettersi con il suo reddito al netto delle tasse e delle spese".

Gibson, nonostante avesse lasciato la scuola a 16 anni, era diventato multimilionario acquistando e ristrutturando proprietà nella zona di Leeds, racconta l'Independent. All'apice del suo benessere economico, il suo portafoglio comprendeva 16 case, ma alcune furono in seguito vendute o rifinanziate man mano che le sue perdite si accumulavano. Aveva iniziato a scommettere su Betfair, soprattutto sul calcio, nel 2009. Le sue perdite erano aumentate fino a 500mila sterline alla fine del 2015, a un milione di sterline a gennaio 2018 e, a marzo 2019 – quando Betfair sospese il suo account – ammontavano a quasi 1,5 milioni di sterline.
Il ricco scommettitore era trattato come un cliente VIP e gli venivano offerti incentivi come l'ospitalità alle partite di calcio e inviti a giocare a golf, anche se gli incentivi sono diminuiti nel tempo. In base alla normativa antiriciclaggio, Gibson era tenuto a dichiarare a Betfair da dove venissero tutti quei soldi che stava giocando (e perdendo): lui aveva spiegato che era un immobiliarista con un consistente portafoglio di proprietà. Quando nel 2019 il bookmaker ha abbandonato il cliente, chiudendogli unilateralmente il conto, lui ha deciso di portarlo in tribunale, sostenendo che "sapeva o avrebbe dovuto sapere" del suo problema e che avrebbe dovuto fermarlo prima. Da qui la richiesta di danni milionaria.

La richiesta di danni respinta in primo grado, adesso si è arrivati in appello
La richiesta di danni è stata rigettata in primo grado lo scorso anno, quando il giudice ha affermato di non essere convinto che Betfair avrebbe dovuto essere a conoscenza del suo problema con il gioco d'azzardo, dato che lui stesso aveva cercato di nasconderlo: "Il signor Gibson ha costantemente e spesso rassicurato Betfair di essere in grado di finanziare il suo gioco d'azzardo, comprese le sue perdite, e nessuna delle informazioni che ha fornito a Betfair ha dipinto un quadro diverso. Il fatto che abbia costantemente superato i controlli antiriciclaggio rende impossibile per il signor Gibson sostenere che l'entità delle sue perdite fosse, di per sé, sufficiente a sollevare ragionevoli preoccupazioni. Almeno stando alle informazioni che ha fornito a Betfair, poteva permettersi di finanziare il suo gioco d'azzardo. Ha ingannato Betfair sul suo gioco d'azzardo ed è molto difficile identificare un giocatore problematico che non è onesto. Il signor Gibson non si è limitato a non condividere informazioni sul suo problema con il gioco d'azzardo, ma ha preso attivamente provvedimenti per nasconderlo e per presentare al mondo intero, e a Betfair in particolare, un quadro del tutto inaccurato".
Adesso la battaglia legale si è spostata in appello, dove gli avvocati di Gibson sperano in un esito diverso.