Spalletti si alza e se ne va in silenzio dalla conferenza dopo aver incassato una domanda scomoda

"Ti senti tradito da qualcuno? E che Italia lasci?". È questa la domanda che ha provocato la reazione infastidita di Luciano Spalletti, che s'è alzato e se n'è andato chiudendo così la conferenza stampa in cui ha annunciato di essere stato esonerato dall'incarico di ct. Aveva già ricevuto un quesito del genere poco prima, quando gli era stato chiesto se alla base della decisione presa ci fossero stati anche problemi di feeling con i calciatori. Ed era stato chiaro: "Se non ho trovato feeling ditemi nomi e cognomi, perché io l'ho trovato con tutti".
Si spiega anche così, in un contesto già emotivamente difficile per l'uomo e per lo sportivo, perché ha mostrato insofferenza (ma senza esplodere) prima di abbandonare la sala stampa. Non è stato facile per Spalletti presentarsi da solo a comunicare il suo licenziamento, una condizione frustrante che lo ha messo in una situazione scomoda e al tempo stesso surreale. Non è mai capitato che sia un allenatore ad annunciare l'esonero, in questa Nazionale si verificano anche cose del genere.
Ed è in questo solco che, spazientito, il tecnico ha la faccia di uno che, se potesse, dopo aver già detto tutto, chiuderebbe quanto prima quella formalità che gli pesa come una pietra sul cuore. Invece no, gli tocca ascoltare l'ennesimo riferimento a qualcosa che avrebbe tramato contro di lui dietro le quinte, che siano state quelle di uno spogliatoio o addirittura della stessa Federazione o chissà dove altro ancora.

"Ma dai… – dice sbuffando e accennando un sorriso malinconico – ma dai… perché? Lo appena detto poco fa?". Poi legge un elenco di nomi, come a voler ribadire che non accetta riflessioni di questo tipo senza che siano citati espressamente le persone responsabili di tradimento. Che non ha senso metterla su quel piano. Che se avesse voluto dire lui certe cose, lo avrebbe fatto o lasciato intendere. Che in quella sede, alla vigilia di un incontro delicato che affronterà ancora da ct, sottoporgli cose del genere lo trova assurdo. E allora prende qualche attimo di pausa rimuginando sulla cosa migliore da fare. E sceglie di tacere, abbandonando la propria postazione.
Con quel "poco fa" Spalletti intendeva il richiamo al concetto espresso pochi minuti prima sulla gestione degli infortunati da parte dei club e del rapporto coi calciatori. "Se uno ha un problema viene, si guarda e si ascolta il medico. Se poi uno lo usa come escamotage per non venire in Nazionale, sarebbe bene non venisse più in Azzurro. Ma ci si fida e si creano rapporti di fiducia che sono fondamentali". Una frase, quest'ultima, che aveva usato anche per replicare a un'altra obiezione mossagli in conferenza sul rapporto mai decollato con i calciatori.
Cos'altro avrebbe dovuto dire di più rispetto a quel "non avevo alcuna intenzione di mollare" col quale aveva già detto alla luce del sole che quella decisione l'ha subita e basta? E in cuor, pur sapendo come vanno le cose nel calcio, l'ha presa male non solo per una questione di orgoglio ma perché credeva che avrebbe meritato un trattamento differente al netto di una serie di valutazioni extra-tecniche. "C'è la valutazione da fare su come siamo arrivati a queste partite, sicuramente col fiato lungo – è stata la tesi portata dinanzi al presidente federale -. Tanti giocatori erano logori dal finale di stagione, non ci siamo arrivati benissimo". Triste, solitario y final.