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Morte di Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi, Monza e Milan in lutto: il presidente che ha cambiato la storia del calcio

All’età di 86 anni si è spento Silvio Berlusconi: uno dei presidenti più vincenti della storia del calcio. Al suo nome è legato il ricordo del grande Milan di Sacchi, Capello e Ancelotti. Dal 2018 era il proprietario del Monza.
A cura di Redazione Sport
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Il nome di Silvio Berlusconispentosi oggi a 86 anni – è stato, e rimarrà sempre, legato a quello del Milan che ha vinto in Italia e in Europa con Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Carlo Ancelotti. Berlusconi è stato il presidente più vincente nella storia del calcio italiano. Sono ben cinque le Champions League che ha conquistato con i rossoneri tra il 1989 e il 2007. Se ne va un pezzo di storia del calcio e in particolare del Milan, che il Cavaliere acquistò nel lontano febbraio del 1986, quando ‘sua emittenza' rilevò la società milanista sull'orlo del fallimento provocato dalla gestione di Giussy Farina.

Grande appassionato di calcio e tifoso del Milan, fede che ha coltivato sin da bambino grazie al padre Luigi, Silvio Berlusconi non ha però soltanto portato il Diavolo sul tetto del mondo, ma ha anche rivoluzionato il mondo del calcio mettendo grandi capacità imprenditoriali ed economiche, ed è riuscito a riportare il club ai fasti di un tempo dopo due anni di Serie B e molte delusioni, e aperto nuovi orizzonti per tutto il panorama calcistico italiano attraverso idee e progetti rivoluzionari. Al suo fianco in tutti questi anni c'è sempre stato Adriano Galliani, fedele braccio destro, grande conoscitore di calcio, che è stato al fianco di Berlusconi anche con il Monza, club acquistato nel 2018 che nell'arco di pochissimi anni è passato dalla Serie C alla Serie A.

Gli elicotteri, l'incontro con Sacchi e il primo scudetto

L'impatto del Cavaliere nel mondo del calcio è stato devastante e sorprendente, proprio come la sua prima trovata dell'estate del 1986 quando presentò la squadra ai tifosi facendo atterrare degli elicotteri, con i giocatori a bordo, sull'erba dell'Arena Civica di Milano: uno show che attirò 10mila tifosi e che suscito le ironie di molti. "Ci presero in giro, ma con gli elicotteri il presidente dimostrò subito la voglia di stupire. E noi capimmo che il vento era cambiato", disse Franco Baresi qualche anno più tardi. E che le cose stavano davvero cambiando se ne accorsero tutti i tifosi. Milanisti e non.

Dopo l'esonero di Liedholm, Berlusconi prese infatti la sua prima illuminante idea pochi mesi più tardi: affidare il Milan ad Arrigo Sacchi, un allenatore semi sconosciuto. Contro l'opinione pubblica, e contro il parere di molti tifosi e di qualche giocatore (al quale Berlusconi disse testualmente ‘l'allenatore è questo, se non ti piace quella è la porta‘), l'ex presidente ha saputo difendere e poi sostenere Sacchi fino ai primi grandi successi: lo Scudetto 1987/1988 e la Coppa dei Campioni vinta a Barcellona l'anno seguente. Un sodalizio, quello con il ‘Guru di Fusignano", che è durato fino al 1991: interrotto solo dalle luci di Marsiglia, dallo stress del tecnico e dalla chiamata della Nazionale. Un sodalizio vincente con due Coppe Campioni, uno Scudetto, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali, oltre a una Supercoppa Italiana.

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Il Milan di Fabio Capello

Già sulla panchina rossonera sul finire della stagione 1986/87, Fabio Capello è stata un'altra grande scommessa vinta da Silvio Berlusconi. Il tecnico friulano, che nel frattempo si era dedicato alla polisportiva Mediolanum (altro progetto futuristico del Cavaliere), tornò a Milanello nell'estate del 1991, ereditò una squadra a detta di molti spremuta da Sacchi e fu capace di centrare quattro scudetti e di umiliare il Barcellona di Crujiff nella finale di Champions League di Atene del 1994. L'anno precedente e quello successivo i rossoneri si qualificarono per la finale di Champions, ma le persero entrambe. Il tutto prima di salutare Berlusconi e volare a Madrid nel 1996. Gli ultimi due allenatori vincenti, Alberto Zaccheroni e Massimiliano Allegri, furono più che altro un'intuizione di Adriano Galliani: da sempre al fianco del presidente, in quella che è stata una delle pagine più belle del romanzo calcistico italiano.

Le Champions League vinte dal Milan con Ancelotti in panchina

Un'era lunghissima quella di Berlusconi al Milan tanto lunga da avere in panchina dal 2001 al 2009 Carlo Ancelotti, che del Milan di Sacchi era stato un giocatore cardine. Ancelotti subentra a Terim a metà stagione, conquista il posto in Champions, si qualifica attraverso un laborioso playoff e l'edizione 2002-2003 riesce a vincerla eliminando in semifinale l'Inter con due pareggi e vincendo la prima e unica finale tutta italiana in Champions contro la Juventus, a Manchester i rossoneri si imposero ai calci di rigore. Berlusconi all'epoca era anche il Presidente del Consiglio. Due anni dopo il Milan perde incredibilmente una finale che pareva già vinta con il Liverpool, che rimontò da 3-0 e vinse ai rigori. Nel 2007 l'ultima Champions vinta dal Milan di Berlusconi. Ancelotti in panchina si prese la rivincita sul Liverpool piegato da una doppietta di Inzaghi.

I grandi campioni dell'era Berlusconi

Alla figura del presidente, sono poi legati molti campioni che hanno strappato applausi a scena aperta a San Siro. Silvio Berlusconi è stato infatti capace di cambiare la storia del Milan grazie anche all'arrivo di giocatori straordinari: spesso strappati alla concorrenza a suon di milioni. Nei suoi 30 anni di Milan, il patron ha portato a Milano decine e decine di fenomeni: a partire da Roberto Donadoni e i tre olandesi Gullit, Van Basten e Rijkaard fino a Zlatan Ibrahimovic, passando da Rui Costa, Filippo Inzaghi, Shevchenko, Nesta, Baggio, Lentini, Gattuso, Papin, Savicevic, Weah, Bierhoff, Boban, Ronaldinho, Seedorf e Ricardo Kakà. Determinanti per tutti questi colpi Adriano Galliani e Ariedo Braida, per tanti anni direttore sportivo dei rossoneri.

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Il doloroso addio al Milan nel 2017

Tutte le storie, anche quelle più belle, devono finire e nel 2017 Berlusconi decide di cedere il Milan, lo fa vendendolo a Yonghong Li, fantomatico imprenditore cinese. "Mio padre diceva che ho il Milan tatuato sul cuore", amava ripetere Berlusconi, che da patron rossonero vinse 29 trofei: ben 8 scudetti e addirittura 5 Champions League.

L'avventura con il Monza, per la prima volta in Serie A

Lasciato il Milan nel 2017, Silvio Berlusconi, sempre con al fianco Adriano Galliani e il fratello Paolo Berlusconi, torna nel mondo del calcio, e lo fa acquistando il Monza, squadra che all'epoca militava in Serie C. Dopo un avvio faticoso il club brianzolo ha conquistato prima la promozione in Serie B e poi quella in Serie A. Tanti investimenti mirati hanno permesso al Monza di giocare per la prima volta il massimo campionato, e di soddisfazioni il club brianzolo è riuscito a togliersene parecchie, con la salvezza che è stata raggiunta con grande anticipo.

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