Dopo Zvonimir Boban anche Paolo Maldini. Il Milan ripartirà da Ralf Rangnick, il suo arrivo restringe di fatto il campo per l'ex difensore rossonero. Il manager tedesco (responsabile tecnico delle squadre sotto l'egida della Red Bull) si occuperà di ogni cosa, dal mercato alla gestione tecnica della prossima squadra (con ogni probabilità andrà via anche Pioli) con l'obiettivo di rifondare il gruppo e riaprire un ciclo. Cosa che non è riuscita né al croato né all'ex capitano nonostante un'annata pesantemente condizionata da quanto accaduto negli ultimi due mesi a causa dell'emergenza sanitaria scoppiata per la diffusione dei contagi da covid-19.

Maldini, rottura anticipata con Rangnick e il Milan

"Invasione di campo" e "rispetto". Maldini parte da questi due concetti per spiegare cosa non gli è piaciuto dell'intervento di Rangnick che nei giorni scorsi s'è espresso come se fosse già al timone del Milan con incarichi specifici.

Non avendo mai parlato con Rangnick – ha ammesso Maldini – non capisco su quali basi vertano le sue dichiarazioni, anche perché dalla proprietà non mi è mai stato detto nulla. Mi sembra un'invasione di campo. Dovrebbe avere maggiore rispetto per chi sta cercando di ultimare la stagione in modo professionale anteponendo il bene del club all'orgoglio.

Le parole del manager che non sono piaciute all'ex capitano

"Pieni poteri gestionali", sì da plasmare il gruppo a propria immagine e somiglianza, e una riflessioni molto netta: "accetto a patto che non si tratti di una missione suicida". Le riflessioni di Rangnick non sono piaciute a Paolo Maldini che in un intervento all'Agenzia Ansa ha censurato la posizione dell'attuale manager. Dichiarazioni che preludono a una rottura anticipata sulla falsariga di quanto avvenuto qualche mese fa con Boban che si mise di traverso rispetto alle scelte dell'ad Gazidis.

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