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Marco Marchionni: “Firmai per la Juve e poi scoppiò Calciopoli. Ma non ho mai pensato di andar via”

Marco Marchionni a Fanpage.it racconta il progetto calcistico del Ravenna e del suo percorso da allenatore dopo quello da calciatore: ricordi e aneddoti dal Parma alla Juventus, passando per la Fiorentina e la Nazionale Italiana.
A cura di Vito Lamorte
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C’è un modo in cui Marco Marchionni parla di calcio che somiglia più a un racconto che a una tattica. Le sue parole non inseguono moduli o numeri, ma persone, emozioni e lavoro. Dopo una carriera vissuta tra Parma, Juventus e Fiorentina, oggi il tecnico romano ha scelto la concretezza e il cuore: ha riportato il Ravenna tra i professionisti e gli ha ridato un’identità. "Una squadra che non parla è morta", dice mister Marchionni. E nel suo spogliatoio, infatti, il silenzio non esiste: solo voci, sguardi, e una fiducia reciproca costruita giorno dopo giorno. A Fanpage.it Marchionni parla del progetto calcistico del Ravenna e del suo percorso da allenatore dopo quello da calciatore, ricordi e aneddoti dal Parma alla Juventus passando per la Fiorentina e la Nazionale Italiana.

Mister Marchionni, questa prima parte di campionato vi sta regalando soddisfazioni. È in linea con le sue aspettative?
"Onestamente no. A luglio, quando ci siamo ritrovati, vedevo una squadra che lavorava bene ma era difficile pensare di arrivare così in alto. Però sapevo che, con questo gruppo, si poteva costruire qualcosa di importante. Sin dall’inizio si è creato un clima ideale: staff, società e giocatori tutti uniti".

Ha scelto di guidare il Ravenna in Serie D, dopo anni nei professionisti. Cosa l'ha convinta?
"Il progetto. Quando sono arrivato ho percepito potenziale, idee chiare e una società con la voglia di crescere nel tempo. Questo per un allenatore è fondamentale: lavorare dove c’è progettualità vera, non solo il risultato immediato".

Marco Marchionni, oggi allenatore.
Marco Marchionni, oggi allenatore.

E i risultati infatti sono arrivati: Coppa Italia, playoff e ritorno tra i professionisti. Qual è stato il segreto?
"L’alchimia. Ho trovato giocatori bravi ma soprattutto un gruppo che ha saputo diventare una famiglia. L’anno scorso la squadra aveva bisogno solo di fiducia, e quest’anno abbiamo mantenuto quello spirito, anche cambiando tanto. L’unione è la nostra forza".

In passato la sua idea di calcio è stata paragonata a quella di Antonio Conte: la sua visione del gioco si è evoluta? In quali aspetti, se ci sono, si sente di essere cambiato, e quali sono i principi irrinunciabili del suo credo tattico?
"Mi piace un calcio pratico. Preferisco vincere anche giocando “sporco” piuttosto che fare il tiki-taka e non segnare. L’attacco alla profondità è un principio base. Mi piace vedere i ragazzi felici dopo una vittoria, quella è la mia soddisfazione più grande. Con il tempo si cresce, si osservano altre squadre, si adattano idee, ma la costante è una: il lavoro paga sempre".

In merito all'approccio emotivo e comunicativo ha sottolineato l'importanza del dialogo all'interno della squadra, affermando che "una squadra che non parla è già morta". Quanto è importante per lei il fattore emotivo e comunicativo nel rapporto con i giocatori e come lo coltiva quotidianamente?
"Tantissimo. Bisogna saper parlare, in campo e fuori. Io cerco sempre di mettermi al livello dei ragazzi, far capire che l’allenatore è anche una persona con cui si può dialogare. A volte si beve una birra insieme, e va bene così: se loro si fidano di me, io mi fido di loro. Una squadra che non comunica non esiste: il calcio è un gioco collettivo e la parola tiene vivo il gruppo".

Marchionni con la maglia della Fiorentina.
Marchionni con la maglia della Fiorentina.

Ha avuto maestri importanti. Da chi hai imparato di più?
"Da Baldini e Prandelli. Sono due allenatori che hanno dato identità alle loro squadre, sia sul piano tecnico che umano. Da loro ho capito che il calcio è prima di tutto un linguaggio di persone, non solo di tattiche".

Nel 2006 Marchionni era tra i pre-convocati al Mondiale. Come ha vissuto quel momento?
"Con orgoglio. Lippi venne a Parma a comunicarmi che facevo parte dei 27, ed era già un sogno. Tornavo da un lungo infortunio, quindi essere lì era una vittoria personale. Far parte, anche indirettamente, di un gruppo che ha scritto la storia del calcio italiano è qualcosa che porto dentro".

Ha toccato il periodo di Parma, dove ha vinto una Coppa Italia da protagonista. Che legame ha con quell'ambiente a distanza di tempo?
"È casa mia. Mi hanno cresciuto, mi hanno fatto diventare un calciatore vero. Vincere con quella maglia, dopo anni difficili per la società, fu qualcosa di speciale. Regalare una gioia così a Parma è uno dei ricordi più belli della mia carriera".

Marchionnni durante una seduta di allenamento al Ravenna.
Marchionnni durante una seduta di allenamento al Ravenna.

Poi è arrivata la Juventus e la scelta di restare anche in Serie B dopo Calciopoli. Una decisione di cuore?
"Avevo già firmato a gennaio. Restare era la cosa giusta: la Juve andava riportata dove meritava. Non ho mai pensato di andar via. Quando si fanno certe scelte, bisogna rispettarle fino in fondo".

C’è una decisione che non rifarebbe?
"No, nessuna. Mi ritengo fortunato. Ho realizzato tutto quello che un bambino sogna: Serie A, Nazionale, Juventus. Gli infortuni fanno parte del gioco, ma anche quelli mi hanno insegnato tanto".

Marchionni con la Nazionale.
Marchionni con la Nazionale.

Abbiamo toccato l'argomento infortuni e lei in carriera ne ha subiti diversi: come lavora oggi con i suoi giocatori in quest'ottica?
"Con sincerità. Dico loro tutto, senza nascondere nulla. Io ci sono passato e so cosa significa. Bisogna stargli vicino ma far capire che il recupero dipende anche dalla loro forza mentale e dalla voglia di rialzarsi".

Guardando avanti, quali sono gli obiettivi del Ravenna?
"Restare lassù il più possibile. Sappiamo che Ascoli e Arezzo sono squadre forti, con budget diversi, ma noi abbiamo entusiasmo, organizzazione e un gruppo straordinario. Dobbiamo continuare a lavorare con questa mentalità. Nel calcio, alla fine, il lavoro paga sempre".

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