Lo psicoterapeuta di Fagioli: “Il calcio sponsorizzato dalle scommesse è una gigantesca ipocrisia”

Paolo Jarre, medico e psicoterapeuta, è uno dei massimi esperti italiani in ludopatia: per quasi 40 anni ha lavorato nei servizi pubblici per le dipendenze in Piemonte, ed è stato direttore del dipartimento Patologia delle dipendenze dell'Asl Torino 3.
Jarre è stato il medico che ha aiutato Nicolò Fagioli ad affrontare la ludopatia, dopo lo scandalo delle scommesse che è costato all'ex calciatore della Juventus, e oggi della Fiorentina, una lunga squalifica, iniziata nell'ottobre del 2023 e terminata nel maggio dell'anno successivo.
Nei giorni scorsi l'inchiesta, che era partita dalla procura di Torino e poi spostata a Milano, dove risiedono gli organizzatori delle scommesse illegali e i titolari della gioielleria utilizzata per nascondere il giro dei soldi, è giunta alla conclusione delle indagini preliminari. E si è tornati a parlare nuovamente di ludopatia che da un punto di vista scientifico, ci ricorda il dottor Jarre, è accumunata all'uso di sostanze ormai da dodici anni è nello stesso capitolo nel manuale dei disturbi mentali.
Dottor Jarre perché la ludopatia è come l'uso di sostanze?
Quello che succede nel nostro cervello in seguito al consumo di una sostanza o in seguito al consumo di un'esperienza di gioco d'azzardo è sostanzialmente sovrapponibile, le aree del cervello interessate sono le stesse, i neuromediatori sono gli stessi, la situazione neurobiologica è la stessa.
Lei che cura una platea molto diversa di persone, che idea si è fatto dei calciatori?
Sono dei ragazzi fragili, “Fragile” non a caso si chiama il documentario che abbiamo fatto con Nicolò Fagioli. Fragili perché hanno un'enorme sproporzione fra il successo, la disponibilità di denaro e la solidità della loro personalità. Poi c’è la fragilità del fatto che il successo è sempre effimero, c’è tutto questo gigantesco armamentario di giudizi dopo una partita per cui bisogna essere molto solidi per resistere a tutto questo. Tutti possono finire in queste maglie [della ludopatia, ndr] per la potenza dell'offerta. Oramai noi il gioco d'azzardo ce l'abbiamo in tasca con lo smartphone 24 ore su 24. Poi sicuramente c'è la vulnerabilità personale: nel caso dei calciatori ai cui sembra non mancare nulla in realtà manca una cosa importante che è la mancanza.
Ci spieghi.
Nel senso che avendo una vita saturata rispetto a tutto quello che potrebbero desiderare, improvvisamente scoprono il gioco d'azzardo, magari inizialmente giusto come un'esperienza passeggera, e riscoprono un'altalena emotiva che era assolutamente sopita, addormentata.

Come si interviene?
Ovviamente qui non si può entrare nel dettaglio dei singoli casi. Però in linea di massima i livelli su cui si lavora sono diversi, come il recupero di un equilibrio sul versante emotivo. Come dicevo prima molto spesso si tratta di situazioni di emotività molto labile, qualche volta ci sono dei disturbi depressivi. Bisogna elaborare tutta una serie di eventi di vita che possono aver influito sulla fragilità attuale e poi c'è da rimettere in sesto le situazioni dissestate dal comportamento. Quindi la situazione patrimoniale e la situazione relazionale. Molto spesso si tratta di situazioni con grossi problemi relazionali con i familiari, con il compagno o con la compagna. Con i compagni di squadra, nel caso dei calciatori, ci sono appunto situazioni di prestiti non restituiti. C’è da lavorare sul disturbo e c'è da lavorare sui danni prodotti dal disturbo.
Per quel calciatore che domani sbaglierà un gol ci sarà sicuramente qualcuno che in un commento online gli rinfaccerà quell'episodio delle scommesse. Ci vuole forza per andare avanti con questo stigma.
Sicuramente questo rimane, e ci sono gli hater non solo sulla tastiera ma anche negli stadi. Ecco, io sono stato alla partita di rientro di Nicolò Fagioli [a fine campionato 2023/24, ndr] e appena hanno visto palleggiare nel riscaldamento Nicolò sotto il settore dello stadio dove c’erano i tifosi del Monza hanno cominciato a urlare in coro "Nicolò dacci le quote". C'è un accanimento da parte delle curve avversarie a cui bisogna bisogna resistere, ma questo è sempre esistito.
Prima accennava al fatto della pervasività delle scommesse legalizzate: ce le abbiamo sul cellulare, le agenzie di scommesse sponsorizzano gli eventi sportivi e poi dall'altro lato ci sorprendiamo se qualcuno ci cade troppo dentro.
C’è una gigantesca ipocrisia, nel senso che in teoria la pubblicità del gioco d'azzardo dovrebbe essere proibita oramai da quasi sette anni dal cosiddetto decreto Dignità [2018, ndr]. Poi questo è stato aggirato con la fandonia che quelle che vengono fatte [pubblicità, ndr] sono informazioni commerciali, non ti dicono "scommetti" ma "informati sui risultati delle partite, ti do le quote". È un'ipocrisia clamorosa. La cosa ancora più clamorosa è il fatto che poi ci sono delle reprimende da parte del sistema, tipo l'intervento che ha fatto il Ministro dello Sport Andrea Abodi di censura grave e forte nei confronti degli sportivi che giocano d’azzardo, fanno scommesse, quando poi lo stesso ministro è uno dei promotori dell'abolizione di quelle norme del decreto Dignità che vietano la sponsorizzazione da parte dell'impresa del gioco d'azzardo sulle magliette del calcio. Per cui è veramente una gigantesca ipocrisia.