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Juve, nuove accuse di falso in bilancio: “Emersa prassi a nascondere documenti per poi distruggerli”

Secondo le carte dell’inchiesta della Procura di Torino alcune scritture private tra la Juventus e i calciatori venivano custodite fuori dalla sede del club e venivano dismesse ‘una volta esaurita la loro funzione di garanzia’.
A cura di Vito Lamorte
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È di qualche ora fa la notizia di nuove perquisizioni da parte della Guardia di Finanza presso rinomati studi legali a Torino, Roma e Milano dove sarebbero depositate delle scritture private tra la Juventus e alcuni calciatori che riguardano le retribuzioni nei due anni del Covid. Le perquisizioni sono arrivate su ordine dei magistrati Marco Gianoglio, Ciro Santoriello e Mario Bendoni, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Torino sul possibile falso in bilancio della società bianconera e le nuove indagini vogliono provare a fare chiarezza sulle quattro mensilità che i calciatori bianconeri avevano deciso di congelare nel periodo del Covid in accordo con il club.

Le carte che riguardano questo periodo non sarebbero state trovate nelle sedi della Juventus nelle precedenti perquisizioni e, secondo l’accusa, i calciatori e la società avevano trovato un accordo per un rinvio per il pagamento degli stipendi durante la prima ondata della pandemia: questo, secondo i magistrati, sarebbe avvenuto non riportando la contestuale rilevazione a bilancio della posizione debitoria. Secondo quanto afferma il quotidiano La Stampa, 67 milioni di euro ‘risparmiati' nel 2020 non sarebbero stati contabilizzati come debito a livello patrimoniale nel bilancio 2019-2020.

L’indagine denominata "Prisma", che era stata avviata lo scorso dicembre, vede iscritti nel registro degli indagati Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici, Marco Giovanni Re, Stefano Bertola, Stefano Cerrato e Cesare Gabasio.

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Secondo quanto riportato dall'Ansa “sono emersi indizi concreti in ordine all’esistenza di plurime scritture private fra la società e i rappresentanti dei calciatori che non risultano depositate presso gli organi competenti”.

Le perquisizioni, che sono state ordinate solo per la ricerca delle carte, hanno coinvolto un avvocato che lavora nello studio legale torinese Weigmann, tre professionisti dello studio legale milanese Withers, un avvocato dello studio legale milanese Legance e un altro di Roma. Tutti gli studi legali e gli avvocati in questione non sono coinvolti nell'indagine.

I nomi di questi professionisti sono emersi dalla corrispondenza con il capo dell’ufficio legale del club, Cesare Gabasio, che si è aggiunto all’elenco degli indagati dopo la seconda perquisizione di dicembre 2021. Nel decreto di perquisizione, autorizzato dal gip Ludovico Morello, viene messo in risalto come sia “emersa la prassi di custodire all’esterno della sede del club alcuni documenti riservati, poi destinandoli alla distruzione una volta esaurita la funzione di garanzia".

Sono stati perquisiti, sempre per la ricerca di documenti, due studi di commercialisti a Milano e Torino e gli uffici dell’agente Alessandro Lucci della World Soccer Agency di Roma. La Procura ha fatto richiesta alla Juventus di acquisire altri documenti, comprese le buste paga dei calciatori della prima squadra a partire dal 1 luglio 2019.

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