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Buffon svela la riunione a tre alla Juve: “Eravamo io, Paratici e Pirlo. Cosa potevo rispondergli?”

Gigi Buffon studia da direttore sportivo e ricorda i suoi trascorsi alla Juventus, quando la forza dei rapporti personali si intersecavano col discorso sportivo.
A cura di Paolo Fiorenza
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È un anno che Gigi Buffon ha appeso i guanti al chiodo e mentre si accinge ad accompagnare l'Italia di Spalletti ai prossimi Europei in qualità di capo delegazione, il 46enne ex portiere carrarino già pensa a cosa fare in futuro: "Direttore sportivo? Dirigente? Metto il punto di domanda ancora". Parlare di Buffon significa parlare ovviamente di Juventus, la squadra della sua vita, e c'è un aneddoto che spiega bene come la forza dei rapporti personali si siano intersecati col discorso sportivo: fu quando in una riunione a tre con Paratici e Pirlo gli fu chiesto di fare una rinuncia.

Il discorso arriva lì quando nell'intervista a Repubblica viene chiesto a Buffon quali siano le sliding doors della sua carriera. Gigi snocciola tante trattative quasi fatte con altri club cui è stato vicinissimo: "Nel 2001, dal Parma, avevo quasi fatto con la Roma. Era questione di dettagli. Poi anche col Barcellona. Alla fine però sono andato alla Juve. Poi nel 2005 c'è stata una grandissima società straniera che mi voleva, ma non l'ho presa in considerazione. Finito il Mondiale, potevo andare ovunque. Nel 2007 c’erano almeno due squadre italiane. E nel 2011 stavo di nuovo andando alla Roma, perché con la Juve s'era rotto qualcosa: mi chiamò Montali, mi piaceva. Poi però arrivò Conte e impose la mia presenza".

Gigi Buffon con Antonio Conte a Euro 2016
Gigi Buffon con Antonio Conte a Euro 2016

Una situazione che si ripropose anche qualche anno dopo, con Pirlo fresco allenatore della Juve a pressare il vecchio amico Gigi perché gli desse una mano: "Quando dal PSG sono tornato alla Juve stavo per andare al Porto. Avevo già visto i voli, la città. E altre due volte sono stato vicinissimo all'Atalanta. La seconda avevo già deciso. Ma siccome alla Juve mi conoscono come le loro tasche fecero una riunione in cui eravamo io, Paratici, Pirlo. Che mi disse: ‘Gigi, cavolo, è il primo anno che alleno, sono venuto sapendo che c'eri tu…'. Cosa potevo dirgli?".

Buffon con Pirlo, tra i due un rapporto fortissimo
Buffon con Pirlo, tra i due un rapporto fortissimo

Buffon si vede nel calcio ancora a lungo e non potrebbe essere diversamente: "Di sicuro voglio essere operativo, non mi piace essere passivo. Ho fatto il corso di direttore sportivo. Da gennaio poi ho cominciato un master in business and administration alla Bocconi che finirà a maggio, immaginando di lavorare per una società calcistica. Da gennaio ho ricominciato una full immersion di inglese e sto cominciando a seguire giornalmente corsi di macro economia, di analisi tecnica finanziaria. Tutto molto, molto stimolante".

L'anno scorso Buffon visse il primo momento molto difficile del suo nuovo ruolo in nazionale quando dovette accompagnare Tonali e Zaniolo all'incontro con le forze dell'ordine che si erano presentate nel ritiro azzurro per informarli dell'indagine sul loro conto e sequestrargli i telefonini: "Cosa gli ho detto? La cosa che puoi fare, vista la serietà della situazione, è sdrammatizzare. Ho detto due cagate delle mie, che non posso ripetere perché non sarebbe educativo. Ma io ci sono passato, quelle sono cose che – se hai sempre rispettato le regole – ti colpiscono nel profondono, che ti offendono nel profondo. E già il fatto che uno si offenda è importante: ti rassicura di essere vivo e di avere ancora qualche valore. Gli attacchi in passato nei miei confronti? Quando uno pensa che il mondo ce l'abbia con lui la prima domanda da farsi è perché. E la seconda è se c'è una ragione, se hai prestato il fianco. Io sicuramente a volte sono stato leggero. Ma mi rassicurava il fatto di sapere chi sono. E a volte mi prendevo licenze per questo".

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