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Smush Parker racconta com’era il rapporto con Kobe Bryant: “Non mi rivolgeva mai la parola”

Nel corso di un podcast Smush Parker ha raccontato che Kobe Bryant non ha mai parlato con lui quando erano compagno di squadra: “Devi avere più titoli per poter parlare con me”
A cura di Ada Cotugno
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Il ricordo di Kobe Bryant è ancora vivo in tutti i tifosi e nei suoi compagni di avventura. L'indimenticabile star del basket ha segnato un'epoca con la sua personalità e lo stile di gioco: non era un giocatore come tutti gli altri e ogni aneddoto sulla sua carriera restituisce il ritratto di un campione unico. L'ultimo è quello raccontato da Smush Parker che ha ricordato un episodio abbastanza curioso della loro convivenza.

Intervenuto al podcast The Whistleblower, Parker ha rivelato che i due non hanno mai parlato. Per due stagioni sono stati compagni ai Lakers, dal 2005 al 2007, ma Kobe Bryant non gli ha mai rivolto la parola durante tutto quel periodo. Una situazione quasi surreale che però ha la sua spiegazione.

"Quell'uomo non mi ha mai parlato", ha confessato l'ex cestista statunitense durante la trasmissione ancora in credulo per quanto accaduto all'epoca. "Ho giocato con lui dall'inizio. Era un mio collega. Come quello che condivide un cubicolo fianco a fianco. Come può succedere di non condividere una sola conversazione? Non dico nemmeno che sia irrispettoso come uomo".

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Tutto risale ai primi giorni della loro conoscenza, quando hanno condiviso lo spogliatoio per la prima volta. È stato Kobe Bryant a mettere subito le cose in chiaro e a fissare dei paletti: "Eravamo insieme e ho provato a parlargli. Lui mi ha guardato e ha detto: ‘Non puoi parlarmi'. Devi avere più titoli al tuo attivo per venire a parlare con me. Non ci ha mai più provato… e io ero il playmaker titolare".

Una scena surreale ma che definisce bene il rapporto che esisteva tra loro: qualche anno più tardi Kobe ha confermato che nei confronti di Parker c'era ben poca simpatia. In sostanza il suo collega era visto soltanto come un ostacolo: "Non avrebbe mai dovuto avere un posto nella NBA. Ma eravamo già abbastanza poveri per pagare un playmaker. Quindi lo lasciammo stare"

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