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Playoff NBA: Hawks e Clippers impattano sul 2-2. Kawhi Leonard e Trae Young sugli scudi

Le super prestazioni delle loro star fanno volare Los Angeles e Atlanta. Utah si affida come sempre a Donovan Mitchell ma i suoi 37 punti non bastano, mentre Philadelphia viene tradita da un secondo tempo horror di Joel Embiid, che chiude a 0/12 dal campo e vede la squadra di Danilo Gallinari portarsi a casa il punto del pareggio.
A cura di Luca Mazzella
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Cosa c'è di meglio di due serie che vanno sul 2-2 e ci regaleranno almeno altre due avvincenti partite? Probabilmente solo l'ebbrezza di veder arrivare le quattro squadre in questione fino a gara 7, ipotesi non remota. Philadelphia sembrava aver preso il controllo delle operazioni dopo il passo falso di gara 1, ma è caduta ad Atlanta proprio quando doveva chiudere virtualmente la pratica, dimostrando quanto questo roster dipenda quasi esclusivamente da Joel Embiid. I Jazz, avanti 2-0 e apparentemente in controllo tecnico e emotivo della serie, si fanno rimontare da dei Clippers che ancora una volta iniziano a giocare sul serio una volta spalle al muro. Il rientro di Mike Conley potrebbe ridare a Utah il vantaggio per portare a casa la serie e guadagnarsi la finale contro i Phoenix Suns, che si godono la settimana di riposo.

Atlanta Hawks – Philadelphia76ers 103-100

Il sogno Hawks non ne vuole sapere di finire, non ancora almeno. Gli uomini di Nate McMillan, trascinati da un Trae Young in formato superstar e autore di 25 punti, 18 assist e il floater che nel finale di partita porta gli Hawks sul 99-98 e dei 4 liberi (su 4 tentativi) che mettono il match in ghiaccio prima dell'errore sulla sirena di Seth Curry, impattano la serie sul 2-2 e riescono a fermare una Philadelphia che per molti era ormai proiettata verso la finale, forte delle due convincenti e dominanti prestazioni di gara 2 e gara 3 che non lasciavano molto spazio a dubbi su come sarebbe finito questo secondo turno.

Il baby-fenomeno degli Hawks, in realtà, tira abbastanza male dal campo (8/26), ma i suoi 18 assist su 24 totali di squadra e la sua freddezza nell'ultimo minuto e mezzo si meritano la copertina della vittoria dei suoi, capaci di rimontare 18 punti di svantaggio accumulati nel secondo quarto e diventati poi 13 a metà partita. Proprio Young, complice un problema alla spalle emerso già in gara 3, ha iniziato il match sbagliando i primi 5 tiri e addirittura 2 tiri liberi (ipotesi più che rara), per poi ristabilirsi nel secondo tempo. Nel frattempo, però, è stato praticamente perfetto nel dispensare assist ai compagni, chiudendo al massimo in carriera e confermando i pazzeschi numeri di questa post-season – la sua prima in assoluto – a 28.3 punti 10.7 assist a sera. Decisivo però, nel 54-38 con cui Atlanta domina il secondo tempo, è il ginocchio di Joel Embiid che, sollecitato oltre il dovuto in questi Playoffs e già in altre occasioni fattore limitante del centro Sixers, ha creato problemi enormi al numero 21, che ha sbagliato 12 tiri su 12 negli ultimi 24 minuti e ha chiuso a 4/20 dal campo: troppo poco per una Philadelphia che ha solo Tobias Harris a quota 20 punti, raccoglie segnali positivi dalla panchina con Dwight Howard e Shake Milton, ma ancora una volta viene penalizzata dagli errori in lunetta di Ben Simmons (11 punti, 12 rimbalzi e 9 assist con 1/5 dalla lunetta) ed è in cerca delle giuste rotazioni dopo l'infortunio di Danny Green, che molto probabilmente ha chiuso anzitempo i suoi Playoffs. Danilo Gallinari segna 7 punti in uscita dalla panchina, ma con un +8 di plus/minus che testimonia la sua presenza nella rimonta Hawks. Che ora sognano in grande e con il duo Young-Bogdanovic (il serbo ha chiuso a 22 punti) sperano nello sgambetto al Fargo Center.

Los Angeles Clippers – Utah Jazz 118-104

Ormai i Clippers ci hanno preso gusto: sotto 2-0, esattamente come nel primo turno contro i Mavs, si compattano difensivamente e offensivamente grazie agli adjustements di coach Tyronn Lue e pareggiano davanti al proprio pubblico, regalandosi almeno una gara 5 e una gara 6 e prendendo il controllo della serie grazie alla vena offensiva di Kawhi Leonard e Paul George e a un supporting cast che dopo le prestazioni fondamentali nelle gare precedenti di Kennard, Mann, Batum e Jackson questa volta vede un Marcus Morris autore di 24 punti a dare manforte ai 62 equamente distribuiti tra le due superstar. La squadra di Los Angeles inizia subito mettendo le idee in chiaro, con un primo quarto da 30-13 e un secondo da 38 punti segnati, che vedono i Jazz crollare fino a quasi 30 punti di svantaggio, con tanto di punto esclamativo di Leonard che chiude il primo tempo con quella che forse è la miglior schiacciata vista finora in post-season:

Dopo il dominio dei primi 24 minuti, la squadra di Lue controlla con facilità il secondo tempo e non è mai realmente impensierita da un Utah che ora ha disperatamente bisogno sia della spinta del suo pubblico che del rientro di Mike Conley, sempre più vicino e quasi certamente disponibile per gara 5, per alleggerire la pressione difensiva dei Clippers su Donovan Mitchell, che segna tanto (37 punti, sesta partita consecutiva sopra i 30) ma tirando 9/26 e più in generale dando l'impressione di necessitare di un minimo di riposo. Riposo che non gli viene concesso dai minuti di Jordan Clarkson, solitamente chiave in uscita dalla panchina nel concedere qualche possesso off the ball alla giovane stella dei Jazz ma stanotte oltremodo impreciso, con un 3-12 per 8 punti complessivi che contribuisce a stroncare le speranze del roster di Snyder, che raccoglie 4/5 del quintetto in doppia cifra ma appena 11 punti dalla panchina. Troppo poco per una L.A. che, abbassato il quintetto con la retrocessione di Ivica Zubac nella second-unit, e con un Kawhi finalmente accoppiato da subito a Mitchell, ora fa davvero paura. E il precedente con Dallas, anch'essa sopra 2-0 e poi superata in gara 7, sembra un déjà-vu. Spalle al muro, questa squadra sa reagire e si ricorda di essere una delle più accreditate al titolo.

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