L’USADA lo sospende per doping: Townsend evita la squalifica, dando la colpa al proprio cane

Singolare vicenda nell'atletica con la sospensione per doping del paralimpico americano Roderick Townsend che lo scorso novembre si è visto fermare dall'USADA, l'Agenzia statunitense di controllo. L'atleta era stato trovato positivo ad uno stimolante, la capromorelina, ma alla fine è riuscito a discolparsi da ogni accusa dando la colpa al proprio cane malato.
Il 1° novembre l'USADA aveva deciso di sanzionare Townsend atleta paralimpico multidisciplinare, che si è distinto negli anni nel salto in alto, nel salto in lungo e nei 100 metri piani: in un test anti doping era risultato positivo ad una sostanza stimolante, molto vicina alla categoria degli ormoni della crescita che la WADA aveva già inserito nell'elenco dei prodotti vietati e punibili con la squalifica.

Un verdetto che ha fermato Townsend e che lo ha visto dover presentare la propria difesa nello spiegare come mai quella sostanza fosse finita nel suo corpo. Presentando la memoria all'USADA, l'americano ha elaborato una spiegazione che alla fine ha convinto gli ispettori della sua buona fede e della somministrazione del tutto fortuita del prodotto. Anche perché si trattava di una sostanza molto particolare, utilizzata in ambito veterinario.
Townsend ha spiegato cosa possa essere accaduto, sebbene rasenti il paradosso: per il suo cane, malato da tempo, aveva così richiesto un intervento veterinario. L'animale non mangiava più, così gli era stata prescritta la capromorelina, farmaco utilizzato per combattere i disturbi alimentari, uno stimolante dell'appetito che Townsend ha iniettato per diverso tempo nel proprio amico a quattro zampe.

Purtroppo il cane non ce l'ha fatta comunque, ma qualche residuo della sostanza dev'essere rimasta perché quando Townsend ha detto di aver utilizzato la medesima siringa per assumere un integratore liquido di vitamina D ha spiegato che forse non l'aveva pulita correttamente. Una giustificazione accettata dalla USADA che, valutati anche i livelli minimi dello stimolante nel corpo dell'atleta, ha alla fine accettato di cancellare la squalifica non essendoci né dolo né colpa.