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Guerra in Ucraina

L’addestramento militare di Ivan Kuliak, l’atleta russo con la Z sul petto: ora sarà punito

Ivan Kuliak è il ginnasta salito sul podio indossando una divisa con Z in petto, con evidente richiamo al simbolo usato dall’esercito russo per l’operazione di invasione dell’Ucraina. La Federazione internazionale lo punirà, dietro quel gesto c’è un percorso di vita particolare.
A cura di Maurizio De Santis
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Ivan Kuliak in tenuta militare, un anno fa il ginnasta ha prestato servizio militare nell'esercito russo.
Ivan Kuliak in tenuta militare, un anno fa il ginnasta ha prestato servizio militare nell'esercito russo.
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La lettera zeta stampata sul petto. La medaglia di bronzo al collo. La fierezza in volto per l'orgoglio di rappresentare il proprio paese, la Russia. Lo sguardo che dissimula quella provocazione che all'avversario ucraino, Illia Kovtun, vincitore della medaglia d'oro, deve aver fatto ribollire il sangue nelle vene. Ivan Kuliak, 20 anni, è il ginnasta che ha scatenato il putiferio per aver indossato la divisa della discordia, l'ultima da atleta russo. Sul podio erano l'uno accanto all'altro, come da prassi per la foto rituale ma – eccezion fatta per quello scatto – nemmeno si sono sfiorati con lo sguardo. È successo in occasione della gara di Coppa del Mondo di ginnastica a Doha in Qatar, prima del limbo in cui assieme ad altri connazionali è stato confinato dalla comunità sportiva internazionale per la guerra e l'invasione sferrate da Vladimir Putin contro l'Ucraina.

Le domande che ronzano in testa sono un paio, semplici semplici: perché lo ha fatto? è stata solo una sua iniziativa oppure ha agito su indicazione della sua delegazione? Il commissario tecnico della nazionale russa, Valentina Rodionenko, ha definito a Match TV quella lettera Z come una una manifestazione di patriottismo, una reazione all'accerchiamento, all'ostracismo a catena e alle sanzioni che tutte le federazioni hanno comminato agli atleti delle differenti discipline e alle squadre escluse da tutte le competizioni, dal calcio alla Formula 1. "Non si è consultato con noi – ha spiegato alla tv russa – né ci ha informati di quel che avrebbe fatto. Sicuramente è stata una iniziativa personale… comprensibile perché i nostri ragazzi sono patrioti".

L'ucraino Kotvun ha vinto la medaglia d'oro, Kuliak il bronzo in Coppa del Mondo a Doha (in Qatar).
L'ucraino Kotvun ha vinto la medaglia d'oro, Kuliak il bronzo in Coppa del Mondo a Doha (in Qatar).

Un atteggiamento e un sentimento che, a prescindere dalla censura e dalla narrazione della vicenda dettate da Mosca, ha scandito prese di posizione ufficiali (è il caso delle paralimpiadi parallele) e altre pubbliche di tutta evidenza (la replica di Dzyuba ai calciatori ucraini). "Za pobedu", "per la vittoria" è il significato di quella consonante che compare anche sui mezzi corazzati dell'esercito in azione in territorio ucraino. L'icona di una repressione violenta, terribile, folle: è una delle versioni nel corredo accessorio di orrore e morte raccontato dall'Europa e dall'Occidente che s'è compattato contro Putin. Il simbolo di "un'operazione speciale" lanciata per smilitarizzare un Paese governato da "nazisti", proteggere il Donbass e assicurare la pace: è il leit-motiv propinato dal Cremlino.

Kuliak un anno fa ha prestato servizio nell'esercito russo (come si evince da un suo post pubblicato su Instagram) a Balashikha, il sito di una grande base dell'esercito d'Oltrecortina. È cresciuto in quel solco di idee, rivendicazioni, sogno di un ritorno alla grandezza dopo la dissoluzione dell'Urss. Il 24 novembre scorso il ginnasta pubblicò anche una foto con un hashtag dedicato all'esercito russo. Dietro la sfrontatezza del suo gesto c'è anche questo e la decisione della Federazione internazionale di ginnastica di metterlo sotto indagine e ipotizzare provvedimenti molto duri nei suoi confronti sembra sia solo un vanto, un modo per combattere una guerra personale per il suo paese. Non un martire, ma un soldato. Un ragazzo di vent'anni al quale hanno raccontato che la guerra è bella anche se fa male.

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