Daniele Lavia: “Ho sofferto con l’Italvolley, so tutto quello che gli è successo. Mi hanno ammazzato”

Lo straordinario bis mondiale della Nazionale di Pallavolo maschile ha trascinato un Paese intero ad esultare per l'impresa dei ragazzi di Fefé De Giorgi. Tra i tanti tifosi dietro uno schermo, anche uno speciale: Daniele Lavia. A metà agosto ha subito un gravissimo incidente alla mano destra, in allenamento: "Ho anche temuto di aver compromesso qualcosa di importante" ha raccontato a Fanpage.it, "non mi vedevo più la mano coperta di sangue e vedevo i medici per nulla tranquilli".
A un mese da quell'infortunio è in attesa di rientrare: "Lavoro come un matto, mi hanno garantito che tornerò al 100%. Meno male: mi era crollato il mondo addosso". E intanto da spettatore particolare, ci racconta il suo Mondiale: "Lo sento anche mio, grazie ad un gruppo che nei miei confronti si è dimostrato semplicemente straordinario"
Tutto ciò che è accaduto, la straordinaria ondata d'affetto nei tuoi confronti da parte di tutti, tifosi, appassionati e compagni, te lo aspettavi sinceramente?
No, devo dire di no. Devo dire che mi aspettavo magari anche da parte dei compagni un saluto, un riconoscimento, ma non così chiaro, evidente ed emozionante. Sono felice di questo perché vuol dire che comunque la mia vicinanza si è fatta sentire, anche se da molto lontano e che ho lasciato un qualcosa di importante nella squadra.
Insomma, ti sei sentito veramente parte di questo gruppo al di là del fatto purtroppo che non c'eri?
Sì, devo dire di sì, anche loro, insomma, mi hanno aiutato in questo momento difficile. Mi chiedevano spesso giornalmente come andava, come andava la mia riabilitazione e quindi ci sentivamo spesso.
E la chiamata a ridosso della finale, svelata da Fefé de Giorgi?
Ecco sì, la chiamata prima della finale è stata una chiamata che voleva essere un saluto formale. L'ho fatta davanti a tutti, davanti a tutto lo staff, qualcosa di intimo, di personale.
Oltre a quell'episodio, hai "rotto le scatole" durante i Mondiali?
Io con loro sono stato in contatto spesso. Con magari con alcuni un po' di più, con altri un po' di meno. Però, ecco, sono stato in contatto anche per qualsiasi cosa. Mi è stata data la disponibilità per una chiacchiera su tutto.
E' corretto pensare che, da spettatore "particolare", hai sofferto più di tutti noi?
Sì, esatto. Non poter essere lì a dare una mano ai miei compagni anche nei momenti di difficoltà, come ad esempio è successo contro il Belgio è stata dura. In quel momento ti insultavano tutti… e ora tutti sul carro, No? Io ero lì che soffrivo insieme a loro. So realmente cosa stava accadendo, sapevo il programma, sapevo quando andavano a mangiare, sapevo degli allenamenti, sapevo tutto. Ero lì praticamente, lì con loro. E quindi mi ha fatto soffrire anche questo aspetto, perché non riuscivo ad essere presente come avrei voluto, fisicamente.
Però ci sei stato davvero al Mondiale, perché poi il Capitano (Giannelli) ti ha portato sul palco d'onore con la coppa…
Sì, questo mi ha reso veramente una persona felice, e si è visto anche in diretta, no? Ero contentissimo, non mi aspettavo tutto questo amore nei miei confronti. Mi aspettavo, come dicevo prima, un riconoscimento, un saluto. Ma così è stato veramente per me bellissimo, incredibile, mi hanno fatto sentire veramente parte di questo mondiale.
A palla ferma, cosa ti senti di dire ai tuoi compagni?
Devo veramente ringraziarli, soprattutto Simone che ha indossato la mia maglia al posto della sua. So cosa vuol dire per lui indossare quella maglia e poterla cambiare e mettere la mia è stato un qualcosa di bellissimo. Lui, ma in realtà tutti, come Yuri… come tutti coloro che han fatto l'intervista e mi hanno ricordato, lo stesso Anza che ha fatto una dichiarazione bellissima. Quindi devo solo ringraziarli.
Lacrime, emozioni e De Giorgi che vi ha ringraziati utilizzando una frase ben precisa: "È un gruppo che fa dell'inclusione la propria arma vincente". Ti ci rivedi?
E' la verità, non è una banalità, perché non è da tutti trovare un gruppo così coeso. Forse è stata la nostra forza fin dall'inizio, fin da quando ci siamo conosciuti dopo le Olimpiadi di Tokyo e abbiamo subito vinto l'Europeo. Siamo un gruppo giovane, un gruppo che ha voglia di lavorare, un gruppo che sa quello che vuole e che sa ciò vuole fare. Che vuol vincere, che sta sempre insieme anche se non si vince.

Siete anche per questo sempre al top delle prime quattro del mondo?
Sì, e non è scontato. Sicuramente non è solo bravura tecnica, perché molte squadre sono anche forse più attrezzate di noi. Però noi siamo riusciti a fare un qualcosa in più, qualcosa che parte dal gruppo. Inclusività? Sì, assolutamente.
C'è stato un momento in cui hai pensato dove si poteva compromettere tutto?
Il vero momento di difficoltà l'ho vissuto un po' più durante i gironi. Vedevo che non era la squadra che sono abituato a vedere. Però ero convinto che nel momento in cui saremmo andati nelle fasi finali, quelle che contano sarebbe cambiato il registro, ed è stato così. Dopo la vittoria con la Polonia ero abbastanza tranquillo. Il più era stato fatto. La Bulgaria ha giocato un torneo super incredibile e sarà una squadra veramente tosta da battere anche in futuro. Però conosco i miei compagni, conosco l'ambiente ed ero tranquillo.
Adesso l'ultimo atto, dal Presidente Mattarella: ci sarai?
Spero di sì, nel senso che la convocazione è arrivata, son felice di questo. Mi hanno detto: devi venire insieme a noi. Poi sai, ci sono anche altre cose, perché siamo a ridosso dell'inizio del campionato e bisogna vedere se c'è del tempo. Io mi sto allenando come un pazzo, faccio una riabilitazione mattina e pomeriggio, quindi anche quello c'è da valutare. Se ci sarà la possibilità sarò in prima fila.
Anche perché questo Mondiale è stato vinto senza di te, uno dei giocatori più importanti… Concordi?
Sì, ma forse più a livello personale, nel senso che io sono molto legato con tutti i giocatori e quindi per quel lato lì. Poi a livello tecnico, si può discuterne se mancassi o meno perché siamo una squadra veramente forte sotto tutti i punti di vista. L'ha dimostrato anche Mattia, l'hanno dimostrato tutti, tutte le persone che sono entrate nel momento di difficoltà, quindi non c'era bisogno anche di me. Ero tranquillo sotto quel punto di vista, ecco. Però magari a livello personale potevo dare un qualcosa in più. Cosa che sono riuscito comunque a trasmettere da fuori.
C'è stato un momento, un messaggio, un aneddoto a cui rimarrai molto più legato rispetto ad altri?
Sicuramente il saluto di tutti i miei i compagni mi ha fatto emozionare tanto e lo ricorderò per sempre. Per me è stato un mondiale diverso che sì, sì, dai… sento comunque mio, grazie alla dimostrazione dei ragazzi… le loro parole mi hanno… mi hanno ammazzato.
Senti Daniele, a un mese da quel grave infortunio come stai? La mano come va?
Sto recuperando, sì. Sto recuperando ma ci vuole tempo e ci vuole tanta pazienza. Però ce la facciamo, dai, non mollo.
E' stato un gravissimo incidente, inutile nasconderlo. Come hai reagito mentalmente?
Grazie ad un mix di elementi e il fatto di essere in uno sport di squadra mi ha aiutato molto. Tutti i miei compagni, la mia famiglia che mi è stata vicina, il Trentino Volley che mi ha preso e mi sta curando. La Nazionale che si è preoccupata sempre per me: mi fa sentire parte integrante di un gruppo fantastico. Resta un po' di magone per il fatto di non poter essere stato lì, anche solo per poter festeggiare fisicamente insieme a loro.
C'è stato un momento in cui hai temuto di aver compromesso qualcosa di importante in quell'infortunio?
Sì. Veramente, sì. Sono sincero: nel momento in cui ero lì in ospedale che mi dovevano visitare avevo le mani piene di sangue. Vedevo solo il sangue, anzi. Non vedevo la mano. Me l'hanno hanno subito fasciata e coperta. Vedevo il dottore e il fisioterapista che non erano proprio tranquillissimi. Cercavano di tranquillizzare me, ma in realtà, avendo visto loro la mano, non erano per nulla tranquilli. Mentre aspettavo la visita del chirurgo e del primario ero lì e pensavo "Chissà cosa succede, se continuerò a giocare, se dovrò smettere". Insomma, è stata una brutta cosa.
Invece adesso possiamo dire che ritornerai, e ritornerai al 100%?
Assolutamente sì: appena mi hanno nuovamente visitato mi è stata data la sicurezza di tornare e mi sono tranquillizzato. Però quelle ore in cui aspettavo di fare i raggi, aspettavo il dottore che mi visitasse, insomma, che vedesse anche il risultato degli esami, sono state tremende… Ore in cui un po' ti crolla il mondo addosso. Per chi non le vive forse appare anche un po' eccessivo da leggere e da sentire, ma in realtà è stato così: è il mio mondo, la mia vita.
E quando ti rivedremo in campo?
Lo diranno i dottori, lo dirà il fisico. Senz'altro io lavoro come un matto e ci si prova per ritornare al meglio, ecco.
Da campione del Mondo.