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Daniele Garozzo ha un problema al cuore, l’olimpionico si ritira dalla scherma: “Per me finisce qui”

Il campione di fioretto pubblica su Instagram una foto e un messaggio molto toccanti: stringe tra le mani le medaglie, d’oro e d’argento, di Rio 2016 e Tokyo 2020. “Sono un ragazzo fortunato, ho realizzato i miei sogni”.
A cura di Maurizio De Santis
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Daniele Garozzo ha annunciato con un post su Instagram il ritiro ufficiale dall'attività agonistica. "Il mio cuore è infortunato", si legge nelle prime righe del lungo messaggio condiviso sui social, nel quale si mostra di spalle mentre impugna le medaglie, d'oro e d'argento, vinte nel fioretto a Rio 2016 e a Tokyo 2020. Le fissa con orgoglio, le stringe tra le mani: c'è un pezzo di storia e di vita in quei premi, li raccoglie nei palmi per trattenerli ancora nonostante tutto. Nonostante abbia scoperto che, suo malgrado, deve riporre l'arma e farsi da parte. Parigi 2024 resterà un sogno bellissimo, mai realizzato. Ai Giochi non potrà far parte della selezione tricolore in pedana.

È una decisione scaturita da circostanze al di là del mio controllo, il mio cuore si è ‘infortunato', ma che accetto con serenità. In tutti questi anni, ho avuto la fortuna di vivere una straordinaria avventura nel mondo dello sport, culminata con la vittoria di un oro ed un argento olimpico – scrive l'azzurro -. È stato un viaggio fatto di sacrifici, impegno e passione, gioie, soddisfazioni e amicizie che non avrei mai immaginato. Ricordo come fosse ieri quando ho iniziato a praticare questo sport meraviglioso.

"Sono tante le emozioni che provo", è la frase che scandisce le sensazioni di un animo in subbuglio. Basta leggere il palmares per avere la conferma di quanto possa far male chiudere con un mondo che ha rappresentato tutto. Gli ori ai Mondiali (4) e agli Europei (3) raccontano molto della sua ascesa a livello internazionale: una favola bella che per lo schermitore 32enne delle Fiamme Gialle finisce nel peggiore dei modi, senza combattere.

Se chiudo gli occhi mi vedo ancora nella palestra garage di Acireale a tirare milioni di stoccate contro un manichino, sognando un giorno di vincere le Olimpiadi. Chi mi conosce sa quanto amo la scherma. L'ho amata con instancabile dedizione e con tutto il mio cuore, e l'ho impegnato tanto, ma tutto ciò mi ha portato ai risultati che avevo sognato. Ora, nel chiudere questo capitolo della mia vita da atleta, sono grato per ogni momento vissuto e per le esperienze che mi hanno reso la persona che sono oggi.

Gli esami diagnostici effettuati non gli hanno lasciato scelta, questa volta non può risolvere tutto con un affondo, una finta, una stoccata d'intuito, un colpo parato con destrezza e un altro piazzato con altrettanta audacia tecnica. Questa volta, è finita per davvero. È tempo di sfilare la maschera e fare l'inchino. È tempo di prendersi la standing ovation per quanto fatto, conquistato, regalato all'Italia. È tempo di godersi la vita anche se la sorte lo ha toccato di punta graffiandogli l'anima. Metterà a frutto le sue conoscenze, la propria esperienza (anche di salute) perché la prevenzione è il miglior modo per parare (o, almeno, provarci) gli assalti più furibondi.

Guardando al futuro, già da tempo avevo deciso di dedicare la mia vita professionale alla medicina, oggi con un obiettivo ancor più chiaro: studiare e divulgare le condizioni cardiologiche, spesso misconosciute, che possono affliggere la popolazione sportiva. La mia esperienza personale mi ha mostrato quanto sia importante svolgere un'efficace opera di sensibilizzazione su queste problematiche per garantire una migliore prevenzione e un'ottimale gestione degli atleti di ogni livello.

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È finita, ma Garozzo scende dalla pedana a testa alta. Fa male e fa bene. Sente gioia e dolore. Ma può rendere grazie per la bellissima avventura che l'ha portato dalla Sicilia fino in cima al mondo.

Sono consapevole di essere il ragazzo più fortunato che io conosca – ha aggiunto -. Ho realizzato i miei sogni sportivi, ho viaggiato in tutto il mondo con amici straordinari e ho trovato la mia migliore amica e compagna di vita sulle pedane di scherma. Tanti mi hanno aiutato lungo questo percorso, e vorrei ringraziarli tutti, oggi e come ho sempre fatto in passato. Su tutti il mio Maestro Fabio Galli, che mi ha insegnato prima a diventare un uomo, poi un campione. Anche se sulla pedana tutti vedevano solo me, eravamo sempre in due a tirare e prendere quelle stoccate.

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