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Pino Insegno resta in Rai: contratto rinnovato per un anno, sarà ancora al timone di Reazione a Catena

Pino Insegno resta in Rai. Il conduttore ha rinnovato il contratto per un altro anno: tornerà a guidare il game show estivo Reazione a Catena e potrebbe conquistare nuovi spazi anche in prima serata.
A cura di Stefania Rocco
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Pino Insegno resta in Rai. Secondo quanto riportato da Adnkronos, il servizio pubblico avrebbe deciso di rinnovare per almeno un altro anno il contratto del conduttore romano, confermandolo al timone della prossima edizione di Reazione a Catena, lo storico game show del preserale di Rai1 in onda durante l’estate. L’ufficialità arriverà soltanto dopo la fine dell’attuale stagione del programma, prevista per il 5 ottobre.

Gli ascolti dell’ultima edizione di Reazione a Catena

Nonostante la concorrenza di Sarabanda con Enrico Papi (già pronta a cedere il posto alla nuova edizione di Avanti un altro con Paolo Bonolis dopo una parentesi durata circa 2 mesi) in onda su Canale 5, Reazione a Catena ha registrato risultati positivi che la rete ha ritenuto soddisfacenti in vista della prossima stagione del format. In media, l’edizione 2025 ha superato i 2 milioni di spettatori nella prima parte e i 3 milioni nella seconda, con uno share totale che si è attestato intorno al 24%. Numeri che hanno convinto la Rai a confermare Insegno anche per il 2026.

Pino Insegno verso la possibilità di una collocazione in prima serata

Il nuovo accordo siglato con la Rai, stando alle ultime indiscrezioni, avrà durata annuale e prevederà per Insegno un impegno non solo nel preserale ma anche in prima serata. Tra le ipotesi sul tavolo c’è il ritorno di Facce ride, lo show comico andato in onda su Rai2 insieme al collega della Premiata Ditta Roberto Ciufoli. Non si esclude, tuttavia, l’ipotesi di un progetto completamente nuovo. Insegno, che si è detto “a disposizione” dell'azienda, ha intenzione di voler sfruttare al meglio il prossimo anno per rimettersi in gioco e scrollarsi di dosso la scomoda etichetta di “amico di”, un marchio che ha più volte definito ingiusto rispetto al suo lungo percorso professionale.

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