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Michele Bravi: “Amo la musica, ma potrei farne a meno. Senza le persone che amo non vivo”

Michele Bravi è stato ospite della puntata di Verissimo di domenica 7 aprile. Il cantante ripercorre il suo percorso artistico, parlando del suo nuovo disco, del ruolo di giudice ad Amici, ma anche dei momenti di grande sofferenza vissuti in passato.
A cura di Ilaria Costabile
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Ospite della puntata di Verissimo di domenica 7 aprile è stato Michele Bravi, il cantante e giudice di Amici ha presentato il suo nuovo disco, dal titolo "Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi", in uscita il 12 aprile, oltre a parlare della sua esperienza nel talent show di Canale 5.

Il ruolo di giudice ad Amici e il sogno di diventare cantante

Per la seconda volta, Michele Bravi è stato chiamato da Maria De Filippi per ricoprire il ruolo di giudice durante il serale di Amici, il talent show in onda ogni sabato sera. Il cantante sembra essere piuttosto clemente nei confronti dei giovani artisti che si esibiscono davanti ai suoi occhi: "Credo che quello dipenda dal fatto che ho vissuto la controparte, so cosa vuol dire essere lì con la fame di essere ascoltati". Eppure, quello di diventare cantante è un sogno che non avrebbe mai pensato di raggiungere:

Ho un amore smisurato per la vita, per le cose, sono molto positivo nel mio provato anche se non si direbbe. Sono nato in un contesto molto umile, però c’era sempre spazio per la curiosità rispetto al mondo, anche se questo sogno è sempre stato molto grande nella sua testa è stato inevitabile non provarci.

Il legame con la sua famiglia

Però i sogni non sono mai mancati, come quando da bambino immaginava a soli cinque anni di pronunciare un discorso di ringraziamento per la vittoria degli Oscar: "Sì, ringraziavo prima l'Academy, la mia famiglia, i miei nonni e mia nonna che mi ha insegnato che era più importante comprarsi un biglietto per il cinema che per la merenda per il pomeriggio".  Inizialmente, però, anche la sua famiglia che ora lo supporta e lo accompagna in ogni suo traguardo aveva qualche perplessità in merito alla sua scelta:

Con la mia famiglia ho avuto un rapporto turbolento, loro medici avevano una concezione del lavoro diversa, ma poi con il tempo hanno capito che la parte creativa è una professione, mi hanno dato modo di dimostrarlo. Mi dicono bravo, mi bacchettano pure. 

Michele Bravi e i momenti di sofferenza

Non sono mancati, però, dei momenti anche bui, difficili da affrontare e Michele Bravi racconta di come quella sofferenza sia stata, però, fondamentale per costruire le sue consapevolezze di oggi:

Il dolore è nella vita di tutti, pensare che le tragedie non ci appartengono, è sbagliato, bisogna essere pronti al dolore, fa parte della nostra vita, bisogna essere pronti ad accogliere il dolore e trattarlo con il rispetto e la verità che ha richiesto. La felicità è bellissima, però bisogna insegnare ai bambini perché si deve piangere e si deve piangere.

Il contesto lavorativo in cui si è mosso sin da giovanissimo non è stato, poi, sempre semplice da gestire, dal momento che spesso il risultato era più importante della convinzione con cui portava avanti i suoi progetti. Ed è per questo che è arrivato ad una conclusione piuttosto importante e significativa:

Quando entri nel meccanismo discografico, nel mercato, si parla a te come si parlerebbe ad un qualsiasi prodotto. Ora sono cresciuta, capisci che le cose importanti sono altro, il lavoro è la mia passione, ma è è comunque il mio lavoro, ho capito che posso vivere senza musica, ma non posso vivere senza le persone che amo.

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