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Il monologo di Nek a Le Iene: “Anche le cose brutte si trasformano in opportunità di riscatto”

In un toccante monologo a Le Iene, Nek si è raccontato parlando dei momenti difficili attraversati nella sua vita, dai quali però è riuscito a rialzarsi accettando il cambiamento e trasformandolo in un’opportunità.
A cura di Ilaria Costabile
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Ospite della trasmissione “Le Iene”, nella puntata di martedì 15 novembre è stato Nek. Il cantante si è raccontato e attraverso un suo accorato monologo il cantautore ha rivelato alcuni aspetti inediti della sua vita, mettendo il luce le sue paure, ma anche il coraggio di affrontare le situazioni più temibili, accettando il cambiamento e trasformandolo in un'opportunità.

Il dolore per la morte del padre

Il racconto di Nek parte dai suoi esordi musicali, quando nel 1993 si presentò a Sanremo, ma la sua canzone ancor prima di essere cantata fu al centro di durissime polemiche, come racconta parlando anche della paura di esibirsi:

Nel 1993 ho esordito a Sanremo con “In Te”. Quella canzone fu accusata di essere contro l’aborto, e venne massacrata ancor prima che la cantassi. Salii sul palco ma la voce non usciva. Pippo Baudo mi gridava: “Devi usare il diaframma”. Volevo scomparire. Quella sera, per la prima volta, ho scoperto un coraggio che non credevo di avere, e che mi avrebbe accompagnato nella carriera e nella vita. Anziché farmi distruggere dalle critiche feroci, ho smentito chi sperava che fossi solo una meteora.

Un altro momento in cui la sofferenza l'ha quasi paralizzato è stato con la scomparsa di suo padre: "Anni dopo, quando è morto mio padre, il dolore mi ha messo di fronte a una grande verità: non sarei mai più stato la stessa persona. E anche in quella occasione mi ha aiutato il coraggio, ma un coraggio diverso: quello della debolezza. Il coraggio di accettare il cambiamento. Ho trasformato la sua assenza in presenza, e ogni giorno mio padre lo ritrovo nelle piante del suo giardino, nel profumo del suo bosco, nel Lambrusco che bevo con gli amici "

La paura dopo l'incidente alla mano

Filippo Neviani continua a raccontare la sua storia, ricordando uno dei momenti più critici della sua carriera, quando a causa di un incidente si è procurato una ferita alla mano che lo ha bloccato per diversi mesi, prima che potesse riprendere a suonare. Un momento davvero terribile dal quale, però, è riuscito nuovamente ad alzarsi, prendendo il buono di quello che la vita gli stava presentando:

È successo anche due anni fa, quando con la sega circolare mi sono squarciato la mano. La mano per un musicista è tutto: cosa sarei stato io senza la musica? Dopo lo sconforto iniziale ho raccolto il coraggio rimasto: ho accettato che, forse, ci sarebbe stato un nuovo Filippo, diverso. Ho avuto fiducia che nel buio si potesse accendere una luce. Ed è andata bene, perché questa sera, tra poco, canterò per voi. Non è facile, ma se impariamo ad accettarle, anche le cose brutte possano trasformarsi in un’opportunità di riscatto. È una lezione che dovevo capire tanti anni fa: dal dolore per un addio è nata “Laura non c’è”. E da quel dolore, in cui tanti innamorati si sono riconosciuti, tanti, è nato il legame che mi unisce a tutti voi.

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